Prof. Matteo Crimella
BOLOGNA 12 novembre 2015 – percorso di dottorato in teologia
Sintesi: Paolo Cugini
Premessa
Il commento a Luca nasce blindato
perché l’editore ha stabilito una serie di regole rigide e rigorose.
5 regole:
1. Proporzione fra il testo e il
commento
2. Sulla sinistra c’è il testo in greco
e a destra la traduzione
3. Ci sono delle note di tipo testuale,
filologico e storico
4. Il commento teologico non segue il
testo passo a passo. Per ogni pericope deve individuare alcuni temi essenziali.
Nel testo non ci sono note.
5. Introduzione segue uno schema preciso
dato dall’editore.
Qual è stato il lettore implicito? L’idea
è quello di dare uno strumento dello studente medio di teologia biblica. E’ il
confratello presbitero, il diacono, la persona che vuole approfondire il testo
biblico.
Sono possibili due livelli di
lettura:
1. Per chi sa il greco
2. Per coloro che non lo sanno
Quali sono i criteri metodologici per
scrivere il commento?
1. Impostazione del commento segue i
criteri dell’analisi narrativa. L’analisi storico Critica si occupa del
contesto, cerca ciò che c’è dietro al testo. Ricerca che cosa è accaduto,
analizza le tradizioni e come sono state elaborate.
2. L’analisi semiotica cerca di
chiedersi qual è il funzionamento del testo. Nulla se non il testo e tutto il
testo. Si tratta d’interrogarsi sulle operazioni del testo.
3. L’analisi narrativa si pone sull’asse
della comunicazione- Come il narratore organizza il materiale per il suo
lettore? E’ un’analisi centrata sul lettore. Non interessa ciò che sta dietro
al testo o sul funzionamento del testo. Si parte dal testo così com’è e quale
effetto del testo sul lettore implicito. C’è anche spazio a domande storico
critiche, la valorizzazione della redazione. Ciò obbliga a tenere il piede in
due scarpe: diacronia e sincronia.
Scelte
1. L’analisi narrativa abbisogna dei
risultati dell’analisi storico-critica per evitare di essere un lavoro ingenuo.
Questo livello di analisi è imprescindibile anche per evitare derive
fondamentaliste.
2. Teoria delle due fonti. (Lacman,
articolo del 1885 sulla teoria delle due fonti).
3. Il Vangelo è il primo tomo di
un’opera in due volumi con uno stesso disegno teologico. Padre Dupont sosteneva
che se gli Atti richiedono la conoscenza del Vangelo, il Vangelo è autonomo.
Oggi su questo nessuno concorda.
4. Non ho tenuto conto l’approccio
dell’antropologia culturale e alle tradizioni giudaiche.
La schedatura di ogni articolo e
libro letto è importante.
Commentari.
Padre Aletti ha scritto cose geniali
e feconde che aprono piste di approfondimenti. Anche Marguerat.
Traduzione: formale. Riesce di più ad
esprimere il testo rispetto a quella dinamica. Luca non usa il termine Vangelo
ma evangelizzare.
Che cosa significa procedere secondo
il metodo narrativo?
Distinzione fondamentale: differenza
tra la cosa del racconto e il modo di raccontare una storia, la costruzione del
racconto. Da una parte c’è il cosa e dall’alto il modo. Da una parte il
contenuto informativo, dall’altra parte la forma particolare che le è data, la
costruzione del racconto. L’analisi narrativa s’interessa a come la storia è
raccontata.
Esempio: come Luca presenta il personaggio
di Gesù. Da Luca 1,5-4,13. La presentazione di Gesù è affidata a varie voci. Il narratore interviene 4 volte. Cristo
del Signore (2,26), sapienza, Figlio di Dio.
Oltre al narratore ci sono le voci
celesti. Salvatore, Cristo, Signore. La voce dal cielo riconosce il
Figlio, l’amato (3,21).
Nel racconto ci sono anche voci
umane: Elisabetta (mio Signore). Zaccaria. Battista (parla di uno più
forte). Diavolo (insiste sull’identità di Gesù). Ultima voce è di Gesù (Padre
mio).
Il lettore ha accumulato una serie di
tati inerenti all’identità di Gesù. Lc 4-24: attende di verificare ciò per cui
è stato informato. C’è uno scarta tra la storia raccontata e la costruzione del
racconto.
Il riconoscimento dell’identità
profetica di Gesù da parte delle folle. Tipologia profetica: è presentato con i
tratti di Elia. Per essere colto come messia Gesù dev’essere riconosciuto come
colui che si realizzano le promesse profetiche. “Tu sei il Cristo di Dio”. La
missione del messia sofferente è la grande novità. I discepoli dovranno
ascoltare e credere alla parola di Gesù.
Riconosciuto da tutti come profeta e
come messia dagli apostoli, deve iniziare il suo cammino verso Gerusalemme.
Quanto è stato detto nei primi capitoli viene collocato con una domanda aperta:
com’è possibile?
9,51s: tipologia del profeta
rifiutato.
Luca può dare contenuto all’identità
del profeta sofferente per mezzo di un dittico giocato sulla tipologia per
capire la morte in croce. Luca affianca un’altra: il messia soffrente è
discendente di Davide, il re. Il tema è il Regno di Dio, la regalità di Gesù
proclamata in modo sempre più esplicito.
Qui s’introduce la tipologia regale.
Prima la tipologia profetica poi la tipologia regale. Il cieco avendo saputo
che Gesù sta passando grida: Figlio di Davide… E’ nella sua qualità di re che
Gesù entra a Gerusalemme.
La tipologia regale ritorna nella
parabola delle mine: Lc 19.
Gesù compie il suo ingresso regale in
Gerusalemme come servo umile. E’ la moltitudine dei discepoli che lo riconosce
come re. Fa eco alla professione di Pietro: tu sei il Cristo di Dio.
Dopo questa insistenza sulla doppia
tipologia profeta re si capisce come il racconto della passione tutti i
personaggi riconoscano l’innocenza di Gesù e la propria colpevolezza. E’ così
per le donne, il buon ladrone, il centurione, le folle che tornano battendosi
il petto. Il crocefisso è al contempo il ladrone perseguitato e colui che
accoglie il ladrone nl suo regno.
Necessità della passione e morte in
croce, che è parte del piano salvifico di Dio. Secondo esempio: analisi della
cornice. Inizio e termine della narrazione.
Lc fa riferimento ad altri senza
nominarli. Nel proemio non si parla mai né di Gesù né di Dio. Lc dichiara solo
lo scopo della sua opera. Sullo sfondo c’è la situazione dei cristiani che non
conoscono più nessuno di coloro che hanno conosciuto Gesù. Il Kerigma chiede
racconto. E’ necessario il racconto affinché si possa annunciare il Kerigma. Lc
scrive per gente di terza generazione: non hanno visto Gesù e neanche gli
apostoli. E’ il nostro problema.
Lc non intende separare la storia
dall’interpretazione. Atti 1,21-22: non basta aver visto il Signore, ma aderire
alla fede comune. La testimonianza è un fatto teologico.
Aletti: processo di veridizione.
Teofilo non è una persona digiuna di cristianesimo.
Se il proemio insiste sulla qualità
gnoseologica del racconto, se andiamo alla fine del Vangelo nell’episodio dei
discepoli di Emmaus troviamo la cornice finale. Modello drammatico. L’arte
drammatica secondo Aristotele funziona dove c’è il capovolgimento e il
riconoscimento. L’evangelista mostra che la stira che ha raccontato si divide
in due parte: riconoscimento e capovolgimento si corrispondono.
L’opacità è la differenza tra il
lettore e il personaggio. Gen 22,1. Abbiamo la chiave prima dell’inizio del racconto.
Il lettore sa che il pellegrino è il Cristo risorto ma i due discepoli no. A
volte succede il contrario.
All’inizio di Lc 24 il lettore ne sa
più dei personaggi. Ironia drammatica.
Questo racconto è teso al
riconoscimento di Gesù nella forma della fede. LC aveva dichiarato il suo
intento di far riconoscere la fondatezza degli elementi della fede. Ora alla
fine dell’opera per mezzo di un processo d’identificazione propiziato dal
racconto chiede al lettore un riconoscimento dell’identità di Gesù attraverso
la fede.
L’opera fa passare dal mancato
all’effettivo riconoscimento attraverso la fede.
Altro esempio: buon samaritano.
Origene, Agostino. Lettura allegorica. E’ una metafora della storia della
salvezza. E’ una lettura che non tiene.
L’interpretazione storico-critica
insiste sulla lettura contestuale. La parabole mette in gioco elementi cultuali
e culturali.
Questa lettura esce dall’allegoria e
aiuta a comprendere il funzionamento della parabola s’incaglia sul punto che
sottolinea l’esemplarità del samaritano ma non fa il passo nei confronti della
sentenza del dottore della legge.
Chi dice questa parabola? Gesù. La
racconta in un contesto polemico. Da quale punto di Vista Gesù racconta la
parabola? Dal punto di vista del ferito. Segnali:
1. L’uomo aggredito non ha identità: è
un membro dell’umanità. Facilita l’identificazione
2. Il sacerdote e il levita non si
fermano perché? Il silenzio va rispettato.
3. La parabola abbonda di particolari
quando il samaritano si ferma. Il lettore viene condotto a vedere la scena con
gli occhi del ferito.
Racconti dell’infanzia. Sono stati
trascurati dall’esegesi storico-critica.
Il parallelismo è un dato importante.
Lc racconta Giovanni Battista e Gesù. Si vede che non c’è una corrispondenza
perfetta.
Da dove vengono gli inni: Magnificat,
benedetto, nunc dimittis, gloria. La risposta non è semplice. Sembrano testi
infilati nell’ultimo momento.
Altro dato. In Malachia si parla del giorno della sua
venuta. Sembra il filo rosso del racconto di Luca. Possiamo vedere un dinamismo
interno all’interno di Lc1-2.
Si mette l’accento sui titoli.
Come si orienta l’analisi narrativa?
Parte dal testo così com’è e si chiede se ha senso. La narrazione dell’infanzia
intreccia la dimensione antropologica e teologica.
Fede e interpretazione dei segni del
compimento.
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