giovedì 12 novembre 2015

PRESUPPOSTI METODOLOGICI PER UN COMMENTO AL VANGELO DI LUCA


Prof. Matteo Crimella
BOLOGNA 12 novembre 2015 – percorso di dottorato in teologia
Sintesi: Paolo Cugini
Premessa
Il commento a Luca nasce blindato perché l’editore ha stabilito una serie di regole rigide e rigorose.
5 regole:
1.      Proporzione fra il testo e il commento
2.      Sulla sinistra c’è il testo in greco e a destra la traduzione
3.      Ci sono delle note di tipo testuale, filologico e storico
4.      Il commento teologico non segue il testo passo a passo. Per ogni pericope deve individuare alcuni temi essenziali. Nel testo non ci sono note.
5.      Introduzione segue uno schema preciso dato dall’editore.

Qual è stato il lettore implicito? L’idea è quello di dare uno strumento dello studente medio di teologia biblica. E’ il confratello presbitero, il diacono, la persona che vuole approfondire il testo biblico.
Sono possibili due livelli di lettura:
1.      Per chi sa il greco
2.      Per coloro che non lo sanno

Quali sono i criteri metodologici per scrivere il commento?
1.      Impostazione del commento segue i criteri dell’analisi narrativa. L’analisi storico Critica si occupa del contesto, cerca ciò che c’è dietro al testo. Ricerca che cosa è accaduto, analizza le tradizioni e come sono state elaborate.
2.      L’analisi semiotica cerca di chiedersi qual è il funzionamento del testo. Nulla se non il testo e tutto il testo. Si tratta d’interrogarsi sulle operazioni del testo.
3.      L’analisi narrativa si pone sull’asse della comunicazione- Come il narratore organizza il materiale per il suo lettore? E’ un’analisi centrata sul lettore. Non interessa ciò che sta dietro al testo o sul funzionamento del testo. Si parte dal testo così com’è e quale effetto del testo sul lettore implicito. C’è anche spazio a domande storico critiche, la valorizzazione della redazione. Ciò obbliga a tenere il piede in due scarpe: diacronia e sincronia.

Scelte
1.      L’analisi narrativa abbisogna dei risultati dell’analisi storico-critica per evitare di essere un lavoro ingenuo. Questo livello di analisi è imprescindibile anche per evitare derive fondamentaliste.
2.      Teoria delle due fonti. (Lacman, articolo del 1885 sulla teoria delle due fonti).
3.      Il Vangelo è il primo tomo di un’opera in due volumi con uno stesso disegno teologico. Padre Dupont sosteneva che se gli Atti richiedono la conoscenza del Vangelo, il Vangelo è autonomo. Oggi su questo nessuno concorda.

4.      Non ho tenuto conto l’approccio dell’antropologia culturale e alle tradizioni giudaiche.

La schedatura di ogni articolo e libro letto è importante.
Commentari.
Padre Aletti ha scritto cose geniali e feconde che aprono piste di approfondimenti. Anche Marguerat.
Traduzione: formale. Riesce di più ad esprimere il testo rispetto a quella dinamica. Luca non usa il termine Vangelo ma evangelizzare.
Che cosa significa procedere secondo il metodo narrativo?
Distinzione fondamentale: differenza tra la cosa del racconto e il modo di raccontare una storia, la costruzione del racconto. Da una parte c’è il cosa e dall’alto il modo. Da una parte il contenuto informativo, dall’altra parte la forma particolare che le è data, la costruzione del racconto. L’analisi narrativa s’interessa a come la storia è raccontata.
Esempio: come Luca presenta il personaggio di Gesù. Da Luca 1,5-4,13. La presentazione di Gesù è affidata a varie voci. Il narratore interviene 4 volte. Cristo del Signore (2,26), sapienza, Figlio di Dio.

Oltre al narratore ci sono le voci celesti. Salvatore, Cristo, Signore. La voce dal cielo riconosce il Figlio, l’amato (3,21).
Nel racconto ci sono anche voci umane: Elisabetta (mio Signore). Zaccaria. Battista (parla di uno più forte). Diavolo (insiste sull’identità di Gesù). Ultima voce è di Gesù (Padre mio).
Il lettore ha accumulato una serie di tati inerenti all’identità di Gesù. Lc 4-24: attende di verificare ciò per cui è stato informato. C’è uno scarta tra la storia raccontata e la costruzione del racconto.
Il riconoscimento dell’identità profetica di Gesù da parte delle folle. Tipologia profetica: è presentato con i tratti di Elia. Per essere colto come messia Gesù dev’essere riconosciuto come colui che si realizzano le promesse profetiche. “Tu sei il Cristo di Dio”. La missione del messia sofferente è la grande novità. I discepoli dovranno ascoltare e credere alla parola di Gesù.
Riconosciuto da tutti come profeta e come messia dagli apostoli, deve iniziare il suo cammino verso Gerusalemme. Quanto è stato detto nei primi capitoli viene collocato con una domanda aperta: com’è possibile?
9,51s: tipologia del profeta rifiutato.
Luca può dare contenuto all’identità del profeta sofferente per mezzo di un dittico giocato sulla tipologia per capire la morte in croce. Luca affianca un’altra: il messia soffrente è discendente di Davide, il re. Il tema è il Regno di Dio, la regalità di Gesù proclamata in modo sempre più esplicito.
Qui s’introduce la tipologia regale. Prima la tipologia profetica poi la tipologia regale. Il cieco avendo saputo che Gesù sta passando grida: Figlio di Davide… E’ nella sua qualità di re che Gesù entra a Gerusalemme.

La tipologia regale ritorna nella parabola delle mine: Lc 19.
Gesù compie il suo ingresso regale in Gerusalemme come servo umile. E’ la moltitudine dei discepoli che lo riconosce come re. Fa eco alla professione di Pietro: tu sei il Cristo di Dio.
Dopo questa insistenza sulla doppia tipologia profeta re si capisce come il racconto della passione tutti i personaggi riconoscano l’innocenza di Gesù e la propria colpevolezza. E’ così per le donne, il buon ladrone, il centurione, le folle che tornano battendosi il petto. Il crocefisso è al contempo il ladrone perseguitato e colui che accoglie il ladrone nl suo regno.
Necessità della passione e morte in croce, che è parte del piano salvifico di Dio. Secondo esempio: analisi della cornice. Inizio e termine della narrazione.
Lc fa riferimento ad altri senza nominarli. Nel proemio non si parla mai né di Gesù né di Dio. Lc dichiara solo lo scopo della sua opera. Sullo sfondo c’è la situazione dei cristiani che non conoscono più nessuno di coloro che hanno conosciuto Gesù. Il Kerigma chiede racconto. E’ necessario il racconto affinché si possa annunciare il Kerigma. Lc scrive per gente di terza generazione: non hanno visto Gesù e neanche gli apostoli. E’ il nostro problema.
Lc non intende separare la storia dall’interpretazione. Atti 1,21-22: non basta aver visto il Signore, ma aderire alla fede comune. La testimonianza è un fatto teologico.
Aletti: processo di veridizione. Teofilo non è una persona digiuna di cristianesimo.

Se il proemio insiste sulla qualità gnoseologica del racconto, se andiamo alla fine del Vangelo nell’episodio dei discepoli di Emmaus troviamo la cornice finale. Modello drammatico. L’arte drammatica secondo Aristotele funziona dove c’è il capovolgimento e il riconoscimento. L’evangelista mostra che la stira che ha raccontato si divide in due parte: riconoscimento e capovolgimento si corrispondono.
L’opacità è la differenza tra il lettore e il personaggio. Gen 22,1. Abbiamo la chiave prima dell’inizio del racconto. Il lettore sa che il pellegrino è il Cristo risorto ma i due discepoli no. A volte succede il contrario.
All’inizio di Lc 24 il lettore ne sa più dei personaggi. Ironia drammatica.
Questo racconto è teso al riconoscimento di Gesù nella forma della fede. LC aveva dichiarato il suo intento di far riconoscere la fondatezza degli elementi della fede. Ora alla fine dell’opera per mezzo di un processo d’identificazione propiziato dal racconto chiede al lettore un riconoscimento dell’identità di Gesù attraverso la fede.
L’opera fa passare dal mancato all’effettivo riconoscimento attraverso la fede.
Altro esempio: buon samaritano. Origene, Agostino. Lettura allegorica. E’ una metafora della storia della salvezza. E’ una lettura che non tiene.
L’interpretazione storico-critica insiste sulla lettura contestuale. La parabole mette in gioco elementi cultuali e culturali.
Questa lettura esce dall’allegoria e aiuta a comprendere il funzionamento della parabola s’incaglia sul punto che sottolinea l’esemplarità del samaritano ma non fa il passo nei confronti della sentenza del dottore della legge.
Chi dice questa parabola? Gesù. La racconta in un contesto polemico. Da quale punto di Vista Gesù racconta la parabola? Dal punto di vista del ferito. Segnali:
1.      L’uomo aggredito non ha identità: è un membro dell’umanità. Facilita l’identificazione
2.      Il sacerdote e il levita non si fermano perché? Il silenzio va rispettato.
3.      La parabola abbonda di particolari quando il samaritano si ferma. Il lettore viene condotto a vedere la scena con gli occhi del ferito.
Racconti dell’infanzia. Sono stati trascurati dall’esegesi storico-critica.
Il parallelismo è un dato importante. Lc racconta Giovanni Battista e Gesù. Si vede che non c’è una corrispondenza perfetta.
Da dove vengono gli inni: Magnificat, benedetto, nunc dimittis, gloria. La risposta non è semplice. Sembrano testi infilati nell’ultimo momento.
Altro dato.  In Malachia si parla del giorno della sua venuta. Sembra il filo rosso del racconto di Luca. Possiamo vedere un dinamismo interno all’interno di Lc1-2.
Si mette l’accento sui titoli.
Come si orienta l’analisi narrativa? Parte dal testo così com’è e si chiede se ha senso. La narrazione dell’infanzia intreccia la dimensione antropologica e teologica.
Fede e interpretazione dei segni del compimento.













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