giovedì 28 febbraio 2019

QUESTIONE DI STILE. Riflessioni personali dal corso sulla realtà amazzonica



Paolo Cugini


Nel mese di febbraio si sta svolgendo (finisce venerdì 1° marzo) a Manaus il corso annuale sulla realtà amazzonica, aperto a tutti i missionari in partenza verso l’Amazzonia. Quest’anno il corso si arricchisce con le tematiche emergenti della preparazione del Sinodo Pan Amazzonico che si svolgerà a Roma nel mese di ottobre. Il corso si svolge presso gli ambienti del seminario san Giuseppe di Manaus, che è anche sede della Facoltà Claretiana e della REPAM, la rete di associazioni che sono coinvolte nella preparazione del sinodo. Partecipanti del corso, oltre a sei sacerdoti diocesani italiani – tre di Padova e tre di Reggio Emilia -, sono religiose, religiosi e preti di varie parti del Sud America (Messico, Argentina, Ecuador, Brasile), oltre ad una religiosa della Burkina Faso, due dell’India e un sacerdote della Nigeria.

Desidero condividere alcune riflessioni maturate in questi giorni. Da lontano si vedono le cose in un modo diverso. La distanza aiuta nella percezione della prospettiva e, quindi, a valorizzare e anche a relativizzare le esperienze che si vivono.

La prima è sul contenuto che è stato somministrato, che riguarda per la maggior parte dei casi, argomenti sulla situazione sociale e politica. Questo aspetto merita la nostra attenzione perché dice di un modo d’intendere la Chiesa e del suo posto nel mondo. Se questo corso o uno simile, fosse stato realizzato in Italia, senza dubbio la maggior parte degli argomenti avrebbe riguardato i temi interni alla Chiesa, come la liturgia, il modo di celebrare, la correttezza degli argomenti teologici. In fin dei conti si tratta di un corso di evangelizzazione di una realtà, corso rivolto a missionari, quasi tutti preti e suore. Il problema è come concepiamo il mandato missionario. In certe situazioni è possibile cogliere che cosa c’è dietro le nostre scelte e le nostre tante parole.



In Brasile, in America Latina il punto di partenza è sempre la realtà, il contesto socio-politico-culturale. Dietro questa impostazione c’è la grande lezione del Concilio Vaticano II della Chiesa come Popolo di Dio, di una Chiesa immersa nel mondo, chiamata ad essere semente e fermento affinché il Vangelo trasformi la realtà. Una Chiesa, dunque, chiamata a leggere e ad interpretare i segni dei tempi, per cogliere la presenza del Signore nella storia.  Affinché questo progetto si realizzi, e il Vangelo possa penetrare la storia, il principio che il Concilio ha preso come riferimento è l’incarnazione del Verbo, il cammino di abbassamento, il farsi carne e l’abitare in mezzo a noi. L’evangelizzazione per essere incarnata esige, dunque, che si conosca la realtà che si desidera incontrare. È questo che è avvenuto durante il mese di febbraio a Manaus. Si sono succeduti ricercatori, professori universitari, membri di associazioni umanitarie in difesa dei popoli indigeni e della foresta amazzonica, tutti preoccupati di aiutarci a capire dove stiamo mettendo i piedi, per non fare troppi danni e, soprattutto, per inculturare il messaggio del Vangelo nelle realtà in cui verremo a trovarci. 
Questo aspetto, che avevo già visto in Bahia dove ho trascorso 15 magnifici anni della mia vita, mi ha fatto riflettere molto. Ho trascorso, infatti, gli ultimi 5 anni in un contesto di Chiesa in cui il punto di partenza dell’Evangelizzazione non è la realtà da incontrare, ma il contenuto da offrire. Penso a come sarebbe stato significativo realizzare qualche consiglio pastorale dell’Unità Pastorale chiamando assistenti sociali o persone che lavorano sul territorio, per mostrarci le dinamiche socio-politiche del territorio. In realtà qualche volta ci ho pensato, ma ne stavo combinando così tante che ho lasciato perdere. Non si tratta di sapere chi è il migliore o chi ha ragione, ma semplicemente capire che lo Spirito Santo agisce in forme diverse e con una ricchezza e creatività incredibile. La missionarietà di una diocesi serve anche per questo, per mettere in circolo quelle esperienze di evangelizzazione incontrate, affinché possano contaminare positivamente un cammino e arricchirlo.


L’altra riflessione è su ciò che è accaduto in una di queste sere. È stata organizzata una notte culturale, come è costume da queste parti. Molte delle suore presenti si sono presentate con gli abiti del proprio paese (India, Sri Lanka, Burkina Faso, ecc.) e poi ogni paese ha presentato musiche e danze tipiche. Suore e presbiteri danzare insieme con tanta allegria: che spettacolo! Mentre vivevo la serata e io stesso con grande difficoltà provavo ad inserirmi nei passi di danza, pensavo che una scena come quella che stavo vivendo sarebbe stata improponibile nel contesto ecclesiale italiano, non solo per i preti e le suore, ma anche perché diversi laici bacchettoni (e ce n’è a chili nelle nostre parrocchie!) sarebbero rimasti scandalizzati. E così, mentre in un contesto ecclesiale si passa il tempo ad applicare a puntino la rubrica liturgica, rompendo l’anima ai poveri laici che adesso non possono nemmeno più uscire dal banco per darsi la pace (ma non ci sono dei problemi in Italia per cui valga la pena occuparsi? Mah), dall’altra parte del mondo si danza e si canta, anche nelle celebrazioni liturgiche, offrendo ai fedeli la possibilità di sentirsi a casa, liberi di muoversi perlomeno nella casa del Signore.





5 commenti:

  1. Questi racconti/riflessioni accorciano le distanze.
    Non avevo pensato fino ad ora che lo Spirito Santo potesse essere creativo come la musica,i passi di danza,i colori meravigliosi di un abito che rappresentano e raccontano da dove si proviene.
    Deve essere stato un mese molto intenso volto a ben prepararvi ad entrare in terre poco conosciute e a portare lì Gesù senza invadere gli stili di vita di quei popoli.
    Preghiamo per voi
    Teresa

    RispondiElimina
  2. Pensa che il ns vescovo ci farà una lettera pastorale sulla luce della liturgia !sarà un ripieno di regole di comportamenti .....coraggio! Grazie Paolo! Per questa freschezza gioia di chiesa!

    RispondiElimina
  3. ATTRAVERSO LA CREATIVITA’ LO SPIRITO SI RIVELA NELL’UMANO

    “Una parola divina, se è ‘umana’ è perché è un dono di Dio: creatività”, ha detto Papa Francesco a Caserta, rispondendo alle domande dei sacerdoti nel luglio del 2014. E ha proseguito dicendo: “È il comandamento che Dio ha dato ad Adamo: «Va e fa crescere la Terra. Sii creativo». È anche il comandamento che Gesù ha dato ai suoi, mediante lo Spirito Santo. E come si può esprimere questa creatività?” La risposta la possiamo trovare nel discorso al clero romano che il Santo Padre tenne il 16 settembre 2013: “La creatività è cercare la strada perché il Vangelo sia annunciato. Non è soltanto cambiare le cose, viene dallo Spirito e si fa con la preghiera e si fa parlando con i fedeli, con la gente”. Questo perché “Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido”. È il Dio delle sorprese, delle meraviglie, come piace ripetere spesso a Papa Francesco, ed essergli fedeli consiste proprio nell’essere creativi. La creatività ci consente di esprimere, prima di tutto e più di tutto, la nostra fedeltà al disegno di Dio, al Suo sogno per l’uomo; è fedeltà alla missione della Chiesa nel mondo. Cosa c’è di originale, personale e libero nel ripetere - senza adesione interiore - formule, gesti, atteggiamenti, espressioni?!? “Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. Saper cambiare. E perché devo cambiare? È per adeguarmi alle circostanze nelle quali devo annunziare il Vangelo”: lo diceva già Papa Francesco a settembre del 2013, parlando ai partecipanti al Congresso Internazionale sulla Catechesi. Possibile che qui in Occidente non lo abbiamo ancora capito?

    RispondiElimina
  4. che bello! che ventata di gioia e entusiasmo! che profumo di Dio!!!
    Sogno che possiamo anche noi svegliarci, ribellarci ai tiranni che vogliono farci sentire inadeguati se non corrispondiamo ai loro protocolli! e lasciare che i morti seppelliscano i loro morti.
    un abbraccio e grazie di queste testimonianze di Vita e di Speranza.
    p.s.: invitaci quando organizzate altre feste :)))

    RispondiElimina
  5. Facciamo tesoro di quanto ascoltato e condiviso con Paolo e andiamo avanti! Non facciamoci spegnere dagli amanti del rito! Si Dio, lo Spirito e Gesù sono creativi, fantasiosi! Testimoniamo con gioia il primato dell'uomo sulla legge, dell'Amore su tutto il resto
    Grazie Paolo continua a condividere, per noi è davvero ossigeno!

    RispondiElimina