venerdì 15 settembre 2017

OMOSESSUALITÀ DONO DI DIO





Ho ricevuto da don Eugenio questa bellissima e profonda omelia del vescovo brasiliano Carlos Cruz Santos, che pubblico volentieri nel mio blog




Mons. Antonio Carlos Cruz Santos, Vescovo di Caicò (Rio Grande do Norte – Brasil), ha sostenuto, nella sua omelìa nella Messa del 30 luglio 2017, che la omosessualità è un dono di Dio.
(traduzione di don Eugenio Morlini)

In questa settimana, mercoledì giorno di Sant'Anna, nel programma di Marcos Dantas c'è stata una intervista che mi ha preoccupato. Marcos Dantas ha intervistato il professor Eldes Dos Santos Filhos sulla sua discussione di dottorato; questa era la sua tesi: “prevalenza e fattori associati all'idea suicida tra i travestiti e i transessuali.
La tesi che questo professore sosteneva era presentare il numero dei suicidi tra i travestiti e i transessuali”.
Dopo aver assistito a questo reporter ho pensato a quei tanti fratelli e sorelle con orientamento affettivo che si sentono incompresi e non amati da noi, che siamo della Chiesa, dalle loro famiglie, dalla società e pure da se stessi, proprio come capitava nel tempo della schiavitù.
Ho ricordato in questi 25 anni di ministero pastorale le tante storie di sofferenza di fratelli e sorelle con orientamento affettivo che sono venuti a confidarsi da noi, portando il loro dolore e sopratutto il dolore di non sentirsi accolti e amati.
Mi ricordo di un fatto. Una volta una mamma mi cercò perché il suo figlio giovane gli aveva rivelato il suo orientamento (la sua tendenza) omoaffettiva (omosessuale). Questa donna aveva una posizione sociale di un certo prestigio ed ella non riusciva ad accettare questa tendenza del figlio. Come mamma voleva bene, ma per il peso della cultura insita in essa, per il peso della società, non riusciva ad accettare. Ella comprendeva che la tendenza del suo figlio era una tendenza negativa nella confortevole società in cui si trovava. Ho tentato di fare con questa mamma un cammino, ma non è facile fare un cammino quando siamo davanti a queste situazioni. Mi proposi accompagnare il figlio che però non mi ha mai cercato. Poco tempo dopo questa mamma ebbe un tumore, possibilmente quel tumore era frutto della somatizzazione del dolore che aveva nel non accettare la tendenza del suo figlio, e questo tumore la condusse alla morte. Quando andai a fare le esequie il figlio stava al mio fianco ed egli mi disse, piangendo, io so che sono colpevole della morte di mia mamma. Gli dissi di venirmi a trovare, ed egli non è venuto. Pensai molto nel dolore che questo figlio porta dentro di se di questa colpa che egli non ha: la colpa non era della sua tendenza, ma era della sua mamma per non aver superato i suoi preconcetti.

Tutti voi sapete che c'è un problema che mi preme molto ed è il tema del suicidio attorno a noi, e questa intervista che ho ascoltato mi ha colpito molto.
La statistica ufficiale ci dice che il 90% della nostra popolazione si dice cattolica, quindi il 90% della gente beve questo brodo della cultura cattolica e lo conferma la vostra numerosa presenza in questa festa di Sant'Anna. Allora mi chiedo se questo non è una sfida per noi, che abbiamo dentro questa cultura cattolica, il dare una buona notizia per questi nostri fratelli e sorelle che tanto soffrono come questa mamma ha sofferto, che soffrono come questo figlio ha sofferto, che con certezza ci stanno ascoltando e sono anche qui in mezzo a noi, e molte volte attendono da noi una buona parola, una buona notizia.
Il Vangelo per eccellenza è vangelo della inclusione; il Vangelo è una porta stretta, è esigente, ma è una porta sempre aperta: Dio non chiude mai la porta per nessuno; per questo forse è il momento; così come siamo stati capaci di intendere meglio il vangelo e vincere la schiavitù; non è giunta l'ora di intendere meglio, nella prospettiva della fede, e superare i preconcetti contro i nostri fratelli e le nostre sorelle omo-affettive (omosessuali). Pensiamo sinceramente, con una prospettiva di fede, quando noi osserviamo la omosessualità, noi non possiamo dire che l'omosessualità è un opzione, una scelta. Una scelta è una cosa che tu liberamente scegli, e l'orientamento, la tendenza, nessuno la sceglie, un giorno uno si scopre con questa o con quella tendenza; la scelta riguarderà soltanto la maniera come tu vivrai nella tua tendenza, se in una forma degna, etica o in una forma promiscua, ma la promiscuità si può vivere in qualsiasi tendenza, orientamento, che uno ha (eterosessuale o omosessuale).
Considerato che non è una scelta, che l'Organizzazione Mondiale della salute non lo considera più come una malattia, nella prospettiva della fede noi abbiamo solo una risposta: se non è una scelta, se non è una malattia, nella prospettiva della fede solo può essere un dono, e un dono è dato da Dio. Non c'è verso, se non è scelta, non è malattia, è dono, è dono dato da Dio; ma forse i nostri preconcetti non permettono di comprenderlo come dono di Dio. Così come i preconcetti nei confronti dei neri, e si diceva che i neri non avevano l'anima, il nostro preconcetto non permette di percepire questo dono.
È un preconcetto, gente, ed un preconcetto avviene prima della cosa, dell'esperienza.
Come il preconcetto ha reso possibile la schiavitù, come il preconcetto di fronte ai profughi in Europa, come un preconcetto a volte rende insensibili tanti politici del nostro Paese davanti al dolore dei più poveri, come il preconcetto rende possibili leggi ingiuste per le comunità indigene… tanti e tutti preconcetti gente mia.
Papa Francesco è visto da tanta gente della Chiesa come colui che rende povera la dottrina cattolica e la svende; in verità ciò che Pappa Francesco desidera è che il punto di partenza della dottrina cattolica sia la misericordia… e la misericordia costa molto cara, Cristo ha pagato un prezzo molto caro e anche noi paghiamo questo prezzo caro per essere fedeli al Maestro Gesù.

Quando Papa Francesco per la prima volta è stato qui in Brasile nella Giornata Mondiale della Gioventù nel 2013, ritornando a Roma, nella solita intervista che concede sull'aereo, una giornalista brasiliana fece una domanda rispetto a quello scandalo omosessuale che avvenne nel Vaticano in quei giorni. Nella risposta egli ci diede una perla preziosa nel comportamento verso i nostri fratelli omosessuali: se una persona è gay e cerca il Signore ed ha buona volontà, chi sono io per giudicare? il catechismo della Chiesa Cattolica dice che non si devono marginalizzare queste persone ma devono essere integrate nella società. Nell'ultimo sabato del 2015, in una udienza privata (l'ha rivelato la persona stessa) il Papa ha ricevuto il transessuale Diego Nerìa Leharrada e la sua compagna. Come è avvenuto questo incontro? Il Papa ha ricevuto una sua lettera che parlava del dolore che soffriva e del preconcetto che soffriva nella sua comunità cattolica. Allora il Papa gli telefonò e fissò l'udienza; e dopo l'udienza questo ragazzo diede una intervista. Diceva che nella sua comunità era chiamato dal parroco e dalla gente come figlio del diavolo. Papa Francesco, sensibilizzato, volle accogliere colui che non era stato accolto dalla Chiesa.

Papa Francesco nell'Enciclica “Amoris laetitia” dedica tutto il capitolo 8° per le situazioni irregolari; ed egli propone tre passi per accompagnare questi fratelli. Mi chiedo se quei tre passi noi possiamo percorrerli con i nostri fratelli omo-affettivi (omosessuali): accompagnare, discernere, integrare. Non sarebbe questa la sapienza salomonica che dovremmo imparare da Gesù, non sarebbe questa la misericordia che abbiamo ricevuto in eredità da Dio; non siamo tutti, indipendentemente dalla nostra tendenza, immagine di Cristo? Quando Cristo ci ama, non guarda i nostri organi genitali, ma guarda il nostro cuore, e quando ci chiama, ci chiama per il cuore e noi andiamo con tutto, compresa la nostra tendenza, e siamo immagine del Signore. Non è questa la perla preziosa che Sant'Anna ci sta dando oggi, come ci ricorda il Vangelo, la perla della misericordia del suo nipote, del suo Dio e del nostro Dio, del Figlio di Maria, del Figlio di Dio, nostro fratello. Che Sant'Anna ci insegni come ha insegnato a Maria, a fissare gli occhi nel trapassato Gesù e nello sguardo misericordioso per i trapassati nella storia; ed oggi vorrei contemplare come trapassati nella storia i nostri fratelli e le nostre sorelle omo-affettive (omosessuali) che non sono accolti e né amati da noi. Che Sant'Anna ci mostri il cammino verso Gesù.

2 commenti:

  1. E' un mio pensiero.
    Credo a suo tempo ispirato.
    Ma sono lungi dall'avere la Verità in tasca.
    E se la condizione di etero o omo-affettività fosse una condizione naturale, quindi non opzionale - e siamo d'accordo - per la carne.
    Ma nello Spirito entrambe fossero superate dalla frase di san Paolo che dice che "in Cristo non c'è più né uomo, né donna".
    Quindi intendere l'umanità in un senso più alto,
    che vada al di là del dato fisico o di genere.
    Potrebbe essere un paradigma valido..
    Provo a condividerlo. Grazie anche da parte mia.

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