martedì 15 settembre 2015

CHIESA IN MISSIONE

ARCHIVIO BRASILE




LETTERA CIRCOLARE GIUGNO 2005

Tapiramutá, 18 giugno 2005

Lettera circolare
Paolo Cugini
Non è mio costume scrivere di una forma indifferenziata a tutti, ma il tempo è diventato purtroppo sempre più corto e allora, se voglio rimanere in contatto con gli amici devo inventare qualche stratagemma. Eccomi allora qua con questa "Lettera circolare" per fini sapere le ultime novità della missione che la Chiesa di Reggio Emilia e Guastalla me ha affidato.

Inanzi tutto la nuova parrocchia. Tapiramutá- è questo il nome- è una città di 18 mila abitanti, della diocesi di Ruy Barbosa. La maggior parte delle persone vive in città e, questo facilita il lavoro pastorale. A differenza di Miguel Calmon, in cui ho prestato servizio pastorale per cinque ani e dove la maggior parte del lavoro si svolgeva nella zona rurale per accompagnare le oltre cinquanta comunità di base, in Tapiramutá la missione si svolge soprattutto nella città. La parrocchia ha solamente 26 ani di vita, è quindi molto giovane. Questa significa      pochissime tradizione religiose e, di conseguenza un popolo di battezzati sacramentalizzati e pochissimo evangelizzati. In questi ventisei anni di vita sono passati per tapiramutá vari sacerdoti, lasciando ognuno il proprio contributo. Lo scorso anno siccome la parrocchia era rimasta senza sacerdote, é stato don Gabriele Carlotti ad assumere il servizio pastorale. Lui celebrava le messe alla domenica in città, mentre padre Ireneo- un monaco benedettino del monastero di Jequitibá, che dista un'ottantina di chilometri da Tapiramutá- celebrava l'Eucarestia nelle comunità della zona rurale. Don Gabriele, oltre a celebrare le messe in città ha cercato, assieme alle suore, di strutturare il servizio pastorale nei quartieri della città.

Una caratteristica della città é che, molto più che in altre della Bahia, le persone, soprattutto uomini e giovani, emigrano in cerca di lavoro. Oltre ad una migrazione esterna, Tapiramutá é una città di fortissima migrazione interna. Di fatto, nei mesi di maggio-agosto, camion pieni di gente, uomini e donne, si dirigono all’alba verso le grandi fazende di caffé, che si trovano nelle campagne di Tapiramutá. Se da un lato questo può presentare aspetti positivi, come la possibilità di un lavoro e di guadagnare due soldi, dall'altro il lavoro nelle grandi fazende di caffé produce una serie infinita di problemi sociali, primo fra tutti i lavori schiavi. Infatti, tutti i giorni si leggono notizie nei giornali locali, che riportano le condizioni penose in cui i lavoratori del café sono obbligati a subire. Le persone vengono adescate nei quartieri poveri e illuse con promesse di guadagni favolosi e poi, una volta raggiunta la fazenda, sono costretti a vivere in vere e proprie topaie, a pagarsi il cibo che sono obbligati a comprare nel mercato del padrone, il quale sconterà il tutto dal salario mensile. E così dopo cinque o sei mesi di lavoro a dieci, undici ore lavorative al giorno per sei giorni la settimana lavorando spesso al freddo e sotto la pioggia sono queste le condizioni climatiche che favoriscono la produzione del caffè, i lavoratori si trovano con un pugno di soldi in mano che a mala pena dà per pagarsi il biglietto di ritorno La commissione pastorale della terra della Bahia quest'anno ha deciso di svolgere un lavoro profondo su questo problema. Ha invitato una ricercatrice spagnola per cominciare un lavoro serio di ricerca sul territorio e, cosi, iniziare a mettere in rete le forze per tentare di arginare il problema del lavoro schiavo. In parrocchia abbiamo già invitato questa ricercatrice, che ha svolta un lavoro con i giovani della città, a conclusione della settimana della cittadadinanza. Oltre a ciò, stiamo organizzando la pastorale dei migranti per pensare alcuni progetti che possano, con il tempo, offrire alcune risposte concrete al problema. Questa situazione, come potete immaginare, ostacola abbastanza il 1avoro pastorale in generale. Infatti, é difficilissimo il lavoro della formazione dei lider delle comunità di base o dei servizi pastorali. Le persone che rimangono in città, riescono a trovare un lavoro solamente dal comune e ciò significa poi, impossibilità dì poter esprimere il proprio parere. Di fatto, nelle città dell'interno della Bahia, i sindaci sono dei veri e propri tiranni, che si eleggono creando delle reti di favori sopratutto tra gli strati più poveri della popolazione.. Una volta che la persona riesce ad ottenere un lavoro- chiaramente dal comune- si sente legata ad un dovere di gratitudine per tutta la vita, o per lo meno, sino a quando il sindaco rimane al potere. Siccome nella stragrande maggior parte dei casi i sindaci sono super corrotti, con casi di corruzione che svolgono alla luce del sole con una faccia tosta da fare pena, le persone legate a loro sono inaffidabili. Del resto la gente non ha molte alternative: o accetta un lavoro dal comune o é obbligata ad emigrare, anche perché chi si pone contro il sindaco viene perseguitato. Infatti, solitamente il gruppo politico al potere domina i centri nevralgici della intera città: commercio, ospedali, distributori di benzina, farmacie. Il mio vicino di casa del quartiere in cui vivevo in Miguel Calmon, nelle elezioni dello scorso anno, aveva le magliette con i candidati dei due partiti che si contendevano il potere. Mi ricordo benissimo che Jurandi- e questo il suo nome- andò a votare con la maglietta di un candidato e, il giorno dopo, sapendo che aveva vinto l’altro, indossò l’altra maglietta scendendo nelle strade gridando a squarcia gola slogan in favore del candidato vincitore. È la lotta della sopravvivenza. Se non vuoi morire di fame o di stenti, ti organizzi, sopratutto lasciando d'lato i valori e le idee, con le quali nessuno e mai ingrassato. Annunciare il Vangelo in questo contesto: è qui la grande sfida. Se per essere missionario bastasse celebrare qualche messa in giro nelle comunità, allora potrei considerarmi un ottimo missionario. Se, pero annunciare il Vangelo significa aiutare le persone a liberarsi dalle catene dell'oppressione morale e materiale, allora la valutazione cambia molto. Quante volte in questi anni di missione brasiliana mi sono chiesto che cosa stavo facendo, il senso delle messe che celebravo o degli incontri che organizzavo e continuo ad organizzare. La cosa, infatti, che può accadere a chiunque, non solo ad un missionario, é continuare a fare sempre le stesse cose come per forza di inerzia. È  chiaro che, quando queste "cose" sono i misteri di Dio, la situazione e più grave. Ciò che spesso mi accade é rimanere inchiodato per ore in ginocchio davanti al santissimo chiedendomi: perché? Perché Signore permetti tanta miseria, tanta sofferenza da non poterne più? Perché le famiglie che sto visitando nei settore 7 della città di Tapiramutà non hanno nulla? Perché i loro bambini dormono per terra, non hanno luce e acqua in casa? E soprattutto perché mentre vedo tutto ciò, i politici corrotti, che vivono rubando ai poveri perché é questa la schifosa verità; non si accontentano degli stipendi favolosi che guadagnano ingiustamente, ma rubano i soldi che lo stato stanzia per i progetti sociali che dovrebbero beneficiare i poveri-, se la passano bene, tranquilli sereni? Perché?

Assieme alle suore che lavorano qui con me- Marta Teresina e Veronica- abbiamo deciso di priorizzare nel nostro lavoro pastorale i giovani. E così, in poco tempo, abbiamo messo in piedi in tutti i settori della città gruppi giovani. Anche nelle comunità della zona rurale stiamo lavorando sodo per organizzare gruppi giovani. Ci vogliono idee, idee nuove per attirare i giovani e manifestare il nostro interesse, la preoccupazione della Chiesa per loro. In questa prospettiva stiamo organizzando degli incontri zonali di giovani. Oggi, per esempio, siccome qui in Brasile il 12 giugno é il giorno degli innamorati, ne abbiamo approfittato per organizzare uno di questi incontri. Siccome era il primo, eravamo tutti- soprattutto suor Veronica la suora più giovane, che si sta dedicando con tutte le forze ai giovani- un pò agitati. In ogni modo, grazie a Dio é andato benissimo. Alla mattina ci siamo dati appuntamento per le otto, accogliendo i giovani con canti e cartelloni con il tema del giorno: Gioventù e amore". Abbiamo poi diviso i giovani presenti in quattro gruppi per leggere e commentare il Vangelo del giorno. Subito dopo abbiamo celebrato la Santa Messa con la gente della comunità. È inutile dire che è stata una celebrazione animata, in cui i giovani presenti ce l'hanno messa tutta per esprimere la loro gioia per essere presenti a questo incontro. Verso le dieci i gruppi giovani hanno presentato canti, poesie e scenette, sempre facendo riferimento al tema del giorno.

 In seguito, due coppie di fidanzati di Miguel Calmon, hanno portato la loro esperienza sul tema dell'amore e dell'importanza di viverlo in Dio. Dopo pranzo caccia al tesoro "A gincana do amor"e poi... tutti a casa. Sostanzialmente sono abbastanza soddisfatto della risposta che i giovani di Tapiramutá stanno dando alle proposte che stiamo gettando Chiaramente non bastano proposte aggregative per annunciare il Vangelo ai giovani, ma in ogni modo sono importanti, anche perché in questo modo si riesce raggiungere tanti giovani che, in altro modo, rimarrebbero fuori dalla proposta di fede. Da parecchio tempo nella diocesi di Ruy Barbosa sto dicendo che e ormai ora di imparare sopratutto lavorando con giovani, a non rimanere ancorati a schemi fissi, con proposte radicate su principi inamovibili. In questo mondo sempre più postmoderno e frammentato anche qui nel nordest baiano le folate di vento postmoderno si attento sentire- é necessario un lavoro pastorale attento al tempo presente, per accompagnare l'evoluzione rapida degli eventi e così, alla luce della Parola di Dio, offrire proposte sempre più inculturate e attente agli interlocutori che se ha dinnanzi. In questa prospettiva, in occasione del decimo anniversario della mia ordinazione sacerdotale, ho organizzato un ritiro spirituale di tre giorni, aperto ai giovani del vicariato. Nei giorni 3,4 e 5 giugno hanno partecipato a questo ritiro spirituale una settantina di giovani. Anche questa è stata una esperienza estremamente ricca, da molti punti di vista. I1 primo é senza dubbio il fatto che, quando vedo dei giovani in ginocchio davanti al santissimo sacramento in silenzio, mi emoziono. La mente, infatti corre ai giorni decisivi della mia vocazione, in cui passavo ore, giorni davanti al Santissimo Sacramento, attratto dall’amore del Signore. Immagino, allora, che cosa il Signore stia combinando nella coscienza dí questi giovani, quanto amore, quanta vita, quanta allegria sta rovesciando nelle loro anime. In questi tre giorni di ritiro spirituale ho proposto alcune riflessioni sulla vocazione di Mosé, come modello della vocazione del cristiano. Ho concentrato la riflessione sulle domande che Mosé rivolge a Dio: chi sono io per una missione così difficile; chi sei Tu, Signore perché possa pronunciare il Tuo nome e che popolo Tu mi chiama a servire. Come di costume ho alternato le meditazioni a prolungati momenti di silenzio davanti al Santissimo Sacramento. Per molti giovani presenti é stata una specie di iniziazione alla preghiera Assieme ai giovani di Tapiramutà, Miguel Calmon, Mundo Novo e Pirítiba (sono le parrocchie del nostro vicariato), c'erano anche nove novizi del monastero benedettino di Jequitibá, assieme al loro formatore padre Pedro. Sia padre Pedro che io ci siamo messi a disposizione per le confessioni e, con grande sorpresa, abbiamo confessato quasi tutti i giovani. Ho scritto con grande sorpresa perché, dalle nostre parti, il sacramento della riconciliazione non é molto popolare. Se, infatti, pensate che nella settimana santa di quest'anno nella parrocchia di Tapiramuta, che solamente in città conta con tredici mila abitanti ho confessato una sola persona, potete fare voi le vostre considerazioni. Il ritiro spirituale é stato, allora, sotto tutti i punti di vista, un momento molto importante per il cammino spirituale dei giovani del vicariato. I giovani di Tapiramutá sono rimasti cosi ingasati che, domenica, subito dopo la messa, hanno voluto a tutti i costi che prendessi in mano la mia agenda per marcare subito e al più presto un altro ritiro. Per non parlare, poi dei giovani di Miguel Calmon loro non mi hanno chiesto nulla, ma mi hanno semplicemente comunicato che nelle ferie di giugno, arriveranno in Tapiramutá per pregare assieme a me per una settimana.

Spesso mi chiedo quali dovrebbero essere le priorità dei ministero sacerdotale. È una domanda che in un contesto sociale ed ecclesiale come quello in cui vivo è fondamentale. Noi preti che viviamo qui nel Nordest brasiliano, chiamati ad assumere parrocchie immense, corriamo il rischio costante di perderci tra le tante attività e iniziative che, parrocchie cosi grandi, esigono. Grazie a Dio e all'insegnamento di alcuni santi sacerdoti, sin dal seminario, ho imparato, a mettere davanti a tutto il Signore. Ho capito, allora' che tutto il tempo che passo con Lui nella preghiera, nella riflessione della Parola di Dio, nel silenzio di una cappella non e tempo perso. Se dopo dieci anni di sacerdozio mi sento con l'anima piena della grazia e dell'amore di Dio, lo devo senza dubbio al tempo che ho trascorso e ancora trascorro con Il Signore nella preghiera. È con la mente piena di Lui che scendo nelle strade dei quartieri poveri e sento che il mio posto di prete e li, in mezzo a loro, agli esclusi, ai poveri, alle vittime del sistema economico perverso e corrotto. Sono le ore di preghiera che trascorro in ginocchio davanti al Santissimo che mi aiutano a desiderare ció che il Signore desidera, a cercare ciò che Lui stesso cercava qui nella terra e cioè, la giustizia, la misericordia, la pace.

È questo rapporto di amore con il Signore .che cerco di coltivare nel ministero. Amore del Signore che incontro ogni volta che celebro l'Eucarestia; ed è stupendo celebrarla in case a lume de candela, immerso nella semplicità delle persone che vivono nelle comunità della zona rurale o dei quartieri poveri. In questo anno che la Chiesa sta dedicando all'Eucarestia, sto andando nelle comunità a svolgere piccole catechesi bibliche sul tema. Celebro la Santa Messa e poi commento uno dei passi biblici che fanno riferimento al mistero eucaristico, tentando di rispondere alle semplici domande che i fedeli hanno dentro di sé. Risposte il più possibili semplici, anche perché il Vangelo è un annuncio semplice e bisogna fare di tutto per non renderlo troppo complicato. Leggevo l’altro giorno su questo tema, un libro del professor Giorgio Campanini, il quale affermava che in questa epoca postmoderna sempre più complessa, la Chiesa e chiamata ad annunciare il Vangelo nella forma più semplice possibile. 

Credo che il professor Campanini abbia ragione. Questo sforzo di semplificazione la Chiesa è chiamata a svolgerlo non appena nei paesi cosi detti del terzo mondo, ma anche e soprattutto in Occidente. Nelle comunità che accompagno é il contesto sociale che esige semplicità non solo nelle parole, ma anche e soprattutto nello stile di vita Questo stile di vita semplice dovrebbe essere il segno caratteristico dei discepoli di Gesù, battezzati, in qualsiasi luogo essi si incontrino. Semplicità nello stile di vita significa libertà dai condizionamenti del mondo e questo condizionamento è da intendere in tutti i sensi, anche economico. Il fracasso del modello economico liberale è ben visibile a tutte le latitudini. Una economia che, in modo spudorato e sfacciato, privilegia le classi ricche a scapito dei poveri, non può essere accettato da chi si dichiara discepolo di Gesù. L'Italia sta sentendo sulla propria pelle il risultato di politiche economiche ingiuste. Ogni volta che in internet leggo le pagine dei giornali italiani, mi viene la pelle d'oca. Mi chiedo: ma com'è possibile che sia accaduto in così poco tempo, un fracasso di tali dimensioni? Perché è stato permesso questo e perché più nessuno si organizza per protestare contro questo sistema economico e politico che sta generando disperazione e povertà? Perché le parrocchie non si organizzano per protestare? In questo senso la Chiesa del primo mondo deve imparare molto dalla Chiesa del terzo mondo. Qui sono i vescovi, i preti le suore che, assieme ai laici scendono nelle strade per protestare contro qualsiasi forma di oppressione e di ingiustizia. A che serve infatti organizzare dei corsi di altissimo livello sulla dottrina sociale della Chiesa se poi questa dottrina rimane sui libri? Qui nella Bahia tre anni fa é stata la Chiesa che, con la sua organizzazione di base, é riuscita a far revocare la legge contro la privatizzazione dell'acqua che i signori della politica volevano imporre. Per non parlare poi della lotta che la Chiesa di tutta l'America Latina ha condotto e continua a condurre per impedire agli Stati Uniti di creare 1’ALCA l'organizzazione economica che dovrebbe riunire tutti i paesi delle Americhe, con 1'esclusione di Cuba. Se la Chiesa in nome di Gesù scende in campo per difendere la vita, per essere coerente deve farlo a tutti i livelli e sempre. Se infatti entra in campo contro l'aborto o per far fallire i referendum in materia di procreazione medicalmente assistita, deve farlo con la stessa forza e la stessa coerenza contro coloro che seminano guerra e morte in nome di strani ideali economici e democratici. Che democrazia é, infatti, quella che non rispetta la libertà di un altro stato o vuole imporre il proprio modello? Che modello economico é, quello che privilegia solamente i ricchi a scapito dei poveri?

È in questo anno eucaristico che la Chiesa a tutti i suoi livelli dovrebbe prendere coraggio per gridare contro tutte le forme di ingiustizia, violenza, oppressione e discriminazione. L'amore di Gesù che riceviamo nell'Eucarestia, ci deve spingere ad un'azione sempre più profetica, meno calcolatrice e più spontanea per metterci in modo immediato dalla parte giusta, che é quella degli esclusi, degli oppressi. Scrivendo queste riflessioni penso ai giovani che incontro nei quartieri, nelle comunità o nelle scuole. Incontrandoli penso dentro di me: " che cosa stanno vedendo in me, il rappresentante di una istituzione religiosa o una persona capace di amare, di ascoltare, di dialogare come faceva Gesù? Stanno vedendo un burocrate che svolge semplicemente il proprio mestiere senza disturbare nessuno o un prete totalmente appassionato di Gesù che no riesce a tacere le ingiustizie e i soprusi e per questo diventa motivo di persecuzione?".

Mentre sto scrivendo queste righe, ascolto un altoparlante che sta annunciando I'anniversario della Chiesa Universale del regno di Dio ”, che avrà come attrazione principale un ex-prete, che ora é pastore della suddetta Chiesa. Questo é uno dei tanti problemi che la Chiesa Cattolica dell'America Latina è chiamata ad affrontare. Nei primi mesi di permanenza in Tapiramutá, girando per le strade e per i quartieri ho contato circa trenta chiese differenti Ce né di tutti i tipi: si va dall'Assemblea de Deus" a "Deus è Amor", dalla "Chiesa primitiva" alla Chiesa quadrangolare". In ogni angolo della strada ci s'imbatte in una di queste chiese. L'altra sera, dopo aver celebrato la Messa ín uno dei quartieri della città, siccome avevo terminato prima del previsto, mi sono deciso di fare un giro di perlustrazione per vedere i1 tipo di movimento nel "settore7", ovvero il quartiere più scassato della città. Mi sono, cosi fermato davanti a varie chiese, per ascoltare che tipo di discorso pronunciavano. Ad un certo punto ho cominciato a sentire delle grida impressionanti, che presumibilmente uscivano da una di queste chiese. Mi sono, allora, diretto a tutta velocità con la mia bicicletta per vedere che cosa stava succedendo. Dentro la chiesetta, al centro, c’era una donna che gridava ad occhi chiusi parole indecifrabili. Mentre questa donna gridava al microfono in modo assordante, le poche persone presenti gridavano anche loro, ognuna di modo differente dagli altri. Insomma, una confusione spaventosa. Il bello, però, si fa per dire, doveva ancora arrivare. Infatti, ad un certo punto é intervenuto il pastore prendendo per i capelli una signora e gridando: "Esci da questa dorma, Satana! ”. La gente fuori della chiesa, nel frattempo, si era accalcata per assistere allo spettacolo e, soprattutto per capire che cosa nella realtà stava succedendo.

Tante chiese- chiamiamole così - vuole dire una quantità immensa di persone che, dalla mattina alla sera, passano nelle case per invitare le persone a partecipare del loro culto o per offrire corsi biblici in casa. Dall'altra parte, ci siamo noi i cattolici, una moltitudine di battezzati che non sanno quasi nulla del Vangelo. E allora, quando gli evangelici o i pentecostali arrivano nelle case, con la Bibbia nella mano parlando di Gesù, leggendo pagine di Vangelo o dell'Antico Testamento, molte persone rimangono a bocca aperta, dicendo: " nessuno ci aveva mai spiegato la Bibbia". Mi sembra questa una delle più grosse sfide che la Chiesa deve affrontare oggi e, cioè, l'evangelizzazione dei battezzati. Ne parlavo l'altro giorno al telefono con padre Vittorio Trevisi, che da qualche tempo sta sostenendo questa tesi: davanti ad un mondo sempre più scristianizzato- secondo padre Vittorio il fenomeno è generale, non appena nel mondo occidentale - è necessario che nella nostra azione pastorale concentriamo i nostri sforzi sull'evangelizzazione. Per fare ciò bisogna organizzare corsi e circoli biblici, preparare giovani e adulti all'incontro personale con il Signore. Non é che in questa direzione non si sia fatto nulla in questi anni. Al contrario, molte decisioni sono state prese per migliorare la conoscenza della Bibbia nelle nostre comunità. Forse occorrerebbe avere il coraggio di celebrare meno e stare di più con la gente condividendo la Parola di Dio, spiegando i riti, le parole della liturgia affinché possano assumere un significato per la vita reale non solo del popolo di Dio, ma anche per noi preti. Basterebbe credere un poco di più nella libertà del Signore che ha trascorso la maggior parte del suo tempo della vita pubblica, per le strade o nelle case, dialogando, ascoltando, spiegando la Parola.

Tutti i martedì pomeriggio, alle 14:30 prendo la corriera che mi porta a Feira de Santana, la città in cui si trova la facoltà teologica nella quale insegno filosofia. Sono duecentoventi chilometri di strade assurde, piene di buche. Queste strade sono uno dei tanti segni di una politica economica disastrosa, fedele alle esigenze del FMI e del Banco Mundial che prosciugano le cassaforti degli stati ai quali offrono prestiti. Purtroppo il Brasile, nonostante un governo di sinistra guidato da un lider carismatico e onesto come Lula, non é ancora riuscito a liberarsi da queste catene mortali.

Solitamente arrivo in Feira de Santana verso le 19/19,30 e poi mi dirigo a casa di padre Pedro Junior, il direttore della facoltà che mi ospita nei giorni in cui insegno. Al mercoledì mattina, verso le 5,45, prendo la bicicletta e, percorrendo dieci chilometri, mi dirigo alla facoltà per dare quattro ore di lezione. Al giovedì la scena è la stessa; I’unica differenza è che, terminata l'ultima ora di lezione, prendo la bicicletta e mi dirigo velocemente alla stazione delle corriere per tornare nella mia amata parrocchia di Tapiramutá. Vale la pena fare questo sacrificio? Non è una cosa assurda? Me lo sono chiesto tante volte. Ogni vota che ci penso, però mi vengono in mente le parole di padre Vittorio Trevisi che, dinnanzi alle mie perplessità sulla proposta, mi rispondeva con la sua proverbiale calma: “Se vogliamo che la Chiesa della diocesi di Ruy Barbosa diventi autonoma, con sacerdoti del luogo, noi dobbiamo essere disposti a fare adesso qualche sacrificio". Anche padre Vittorio tutte le settimane percorre lo stesso tragitto per accompagnare spiritualmente i seminaristi della nostra diocesi, che stanno studiando in Feira de Santana. Lavorare per la formazione dei futuri sacerdoti é diventato un impegno serio della nostra diocesi di Ruy Barbosa. Se si pensa che negli ultimi quarant’anni ha "sfornato'' due soli preti, uno dei quali si é sposato, potete immaginare 1'urgenza del problema. Per questo chiediamo le vostre preghiere.

Per ora è tutto. Saluto tutti coloro che riceveranno questa lettera. Ricordiamoci nella preghiera. Il Signore e la nostra forza. Con amicizia nel Signore


Pe Paolo Cugini.