LETTERA CIRCOLARE GIUGNO 2005
Tapiramutá, 18 giugno 2005
Lettera circolare
Paolo Cugini
Non è mio costume scrivere di una forma
indifferenziata a tutti, ma il tempo è diventato purtroppo sempre più corto e
allora, se voglio rimanere in contatto con gli amici devo inventare qualche
stratagemma. Eccomi allora qua con questa "Lettera circolare" per
fini sapere le ultime novità della missione che la Chiesa di Reggio Emilia e
Guastalla me ha affidato.
Inanzi tutto la nuova parrocchia.
Tapiramutá- è questo il nome- è una città di 18 mila abitanti, della diocesi di
Ruy Barbosa. La maggior parte delle persone vive in città e, questo facilita il
lavoro pastorale. A differenza di Miguel Calmon, in cui ho prestato servizio
pastorale per cinque ani e dove la maggior parte del lavoro si svolgeva nella
zona rurale per accompagnare le oltre cinquanta comunità di base, in Tapiramutá
la missione si svolge soprattutto nella città. La parrocchia ha solamente 26
ani di vita, è quindi molto giovane. Questa significa pochissime tradizione religiose e, di conseguenza un popolo di
battezzati sacramentalizzati e pochissimo evangelizzati. In questi ventisei
anni di vita sono passati per tapiramutá vari sacerdoti, lasciando ognuno il
proprio contributo. Lo scorso anno siccome la parrocchia era rimasta senza
sacerdote, é stato don Gabriele Carlotti ad assumere il servizio pastorale. Lui
celebrava le messe alla domenica in città, mentre padre Ireneo- un monaco
benedettino del monastero di Jequitibá, che dista un'ottantina di chilometri da
Tapiramutá- celebrava l'Eucarestia nelle comunità della zona rurale. Don
Gabriele, oltre a celebrare le messe in città ha cercato, assieme alle suore,
di strutturare il servizio pastorale nei quartieri della città.
Una caratteristica della città é che, molto
più che in altre della Bahia, le persone, soprattutto uomini e giovani,
emigrano in cerca di lavoro. Oltre ad una migrazione esterna, Tapiramutá é una
città di fortissima migrazione interna. Di fatto, nei mesi di maggio-agosto,
camion pieni di gente, uomini e donne, si dirigono all’alba verso le grandi
fazende di caffé, che si trovano nelle campagne di Tapiramutá. Se da un lato
questo può presentare aspetti positivi, come la possibilità di un lavoro e di
guadagnare due soldi, dall'altro il lavoro nelle grandi fazende di caffé produce
una serie infinita di problemi sociali, primo fra tutti i lavori schiavi.
Infatti, tutti i giorni si leggono notizie nei giornali locali, che riportano
le condizioni penose in cui i lavoratori del café sono obbligati a subire. Le
persone vengono adescate nei quartieri poveri e illuse con promesse di guadagni
favolosi e poi, una volta raggiunta la fazenda, sono costretti a vivere in vere
e proprie topaie, a pagarsi il cibo che sono obbligati a comprare nel mercato
del padrone, il quale sconterà il tutto dal salario mensile. E così dopo cinque
o sei mesi di lavoro a dieci, undici ore lavorative al giorno per sei giorni la
settimana lavorando spesso al freddo e sotto la pioggia sono queste le
condizioni climatiche che favoriscono la produzione del caffè, i lavoratori si
trovano con un pugno di soldi in mano che a mala pena dà per pagarsi il biglietto di ritorno La commissione pastorale della terra della Bahia
quest'anno ha deciso di svolgere un lavoro profondo su questo problema. Ha
invitato una ricercatrice spagnola per cominciare un lavoro serio di ricerca
sul territorio e, cosi, iniziare a mettere in rete le forze per tentare di
arginare il problema del lavoro schiavo. In parrocchia abbiamo già invitato
questa ricercatrice, che ha svolta un lavoro con i giovani della città, a
conclusione della settimana della cittadadinanza. Oltre a ciò, stiamo organizzando
la pastorale dei migranti per pensare alcuni progetti che possano, con il
tempo, offrire alcune risposte concrete al problema. Questa situazione, come
potete immaginare, ostacola abbastanza il 1avoro pastorale in generale.
Infatti, é difficilissimo il lavoro della formazione dei lider delle comunità
di base o dei servizi pastorali. Le persone che rimangono in città, riescono a
trovare un lavoro solamente dal comune e ciò significa poi, impossibilità dì
poter esprimere il proprio parere. Di fatto, nelle città dell'interno della
Bahia, i sindaci sono dei veri e propri tiranni, che si eleggono creando delle
reti di favori sopratutto tra gli strati più poveri della popolazione.. Una
volta che la persona riesce ad ottenere un lavoro- chiaramente dal comune- si
sente legata ad un dovere di gratitudine per tutta la vita, o per lo meno, sino
a quando il sindaco rimane al potere. Siccome nella stragrande maggior parte
dei casi i sindaci sono super corrotti, con casi di corruzione che svolgono
alla luce del sole con una faccia tosta da fare pena, le persone legate a loro
sono inaffidabili. Del resto la gente non ha molte alternative: o accetta un
lavoro dal comune o é obbligata ad emigrare, anche perché chi si pone contro il
sindaco viene perseguitato. Infatti, solitamente il gruppo politico al potere
domina i centri nevralgici della intera città: commercio, ospedali,
distributori di benzina, farmacie. Il mio vicino di casa del quartiere in cui
vivevo in Miguel Calmon, nelle elezioni dello scorso anno, aveva le magliette
con i candidati dei due partiti che si contendevano il potere. Mi ricordo
benissimo che Jurandi- e questo il suo nome- andò a votare con la maglietta di
un candidato e, il giorno dopo, sapendo che aveva vinto l’altro, indossò
l’altra maglietta scendendo nelle strade gridando a squarcia gola slogan in
favore del candidato vincitore. È la lotta della sopravvivenza. Se non vuoi
morire di fame o di stenti, ti organizzi, sopratutto lasciando d'lato i valori
e le idee, con le quali nessuno e mai ingrassato. Annunciare il Vangelo in
questo contesto: è qui la grande sfida. Se per essere missionario bastasse
celebrare qualche messa in giro nelle comunità, allora potrei considerarmi un
ottimo missionario. Se, pero annunciare il Vangelo significa aiutare le persone
a liberarsi dalle catene dell'oppressione morale e materiale, allora la
valutazione cambia molto. Quante volte in questi anni di missione brasiliana mi
sono chiesto che cosa stavo facendo, il senso delle messe che celebravo o degli
incontri che organizzavo e continuo ad organizzare. La cosa, infatti, che può
accadere a chiunque, non solo ad un missionario, é continuare a fare sempre le
stesse cose come per forza di inerzia. È
chiaro che, quando queste "cose" sono i misteri di Dio, la
situazione e più grave. Ciò che spesso mi accade é rimanere inchiodato per ore
in ginocchio davanti al santissimo chiedendomi: perché? Perché Signore permetti
tanta miseria, tanta sofferenza da non poterne più? Perché le famiglie che sto
visitando nei settore 7 della città di Tapiramutà non hanno nulla? Perché i
loro bambini dormono per terra, non hanno luce e acqua in casa? E soprattutto
perché mentre vedo tutto ciò, i politici corrotti, che vivono rubando ai poveri
perché é questa la schifosa verità; non si accontentano degli stipendi favolosi
che guadagnano ingiustamente, ma rubano i soldi che lo stato stanzia per i
progetti sociali che dovrebbero beneficiare i poveri-, se la passano bene, tranquilli
sereni? Perché?
Assieme alle suore che lavorano qui con me-
Marta Teresina e Veronica- abbiamo deciso di priorizzare nel nostro lavoro
pastorale i giovani. E così, in poco tempo, abbiamo messo in piedi in tutti i
settori della città gruppi giovani. Anche nelle comunità della zona rurale
stiamo lavorando sodo per organizzare gruppi giovani. Ci vogliono idee, idee
nuove per attirare i giovani e manifestare il nostro interesse, la
preoccupazione della Chiesa per loro. In questa prospettiva stiamo organizzando
degli incontri zonali di giovani. Oggi, per esempio, siccome qui in Brasile il
12 giugno é il giorno degli innamorati, ne abbiamo approfittato per organizzare
uno di questi incontri. Siccome era il primo, eravamo tutti- soprattutto suor
Veronica la suora più giovane, che si sta dedicando con tutte le forze ai
giovani- un pò agitati. In ogni modo, grazie a Dio é andato benissimo. Alla
mattina ci siamo dati appuntamento per le otto, accogliendo i giovani con canti
e cartelloni con il tema del giorno: Gioventù e amore". Abbiamo poi diviso
i giovani presenti in quattro gruppi per leggere e commentare il Vangelo del
giorno. Subito dopo abbiamo celebrato la Santa Messa con la gente della comunità. È
inutile dire che è stata una celebrazione animata, in cui i giovani presenti ce
l'hanno messa tutta per esprimere la loro gioia per essere presenti a questo
incontro. Verso le dieci i gruppi giovani hanno presentato canti, poesie e
scenette, sempre facendo riferimento al tema del giorno.
In seguito, due coppie
di fidanzati di Miguel Calmon, hanno portato la loro esperienza sul tema
dell'amore e dell'importanza di viverlo in Dio. Dopo pranzo caccia al tesoro
"A gincana do amor"e poi... tutti a casa. Sostanzialmente sono
abbastanza soddisfatto della risposta che i giovani di Tapiramutá stanno dando
alle proposte che stiamo gettando Chiaramente non bastano proposte aggregative
per annunciare il Vangelo ai giovani, ma in ogni modo sono importanti, anche
perché in questo modo si riesce raggiungere tanti giovani che, in altro modo,
rimarrebbero fuori dalla proposta di fede. Da parecchio tempo nella diocesi di
Ruy Barbosa sto dicendo che e ormai ora di imparare sopratutto lavorando con
giovani, a non rimanere ancorati a schemi fissi, con proposte radicate su
principi inamovibili. In questo mondo sempre più postmoderno e frammentato
anche qui nel nordest baiano le folate di vento postmoderno si attento sentire-
é necessario un lavoro pastorale attento al tempo presente, per accompagnare
l'evoluzione rapida degli eventi e così, alla luce della Parola di Dio, offrire
proposte sempre più inculturate e attente agli interlocutori che se ha
dinnanzi. In questa prospettiva, in occasione del decimo anniversario della mia
ordinazione sacerdotale, ho organizzato un ritiro spirituale di tre giorni,
aperto ai giovani del vicariato. Nei giorni 3,4 e 5 giugno hanno partecipato a
questo ritiro spirituale una settantina di giovani. Anche questa è stata una
esperienza estremamente ricca, da molti punti di vista. I1 primo é senza dubbio
il fatto che, quando vedo dei giovani in ginocchio davanti al santissimo
sacramento in silenzio, mi emoziono. La mente, infatti corre ai giorni decisivi
della mia vocazione, in cui passavo ore, giorni davanti al Santissimo
Sacramento, attratto dall’amore del Signore. Immagino, allora, che cosa il
Signore stia combinando nella coscienza dí questi giovani, quanto amore, quanta
vita, quanta allegria sta rovesciando nelle loro anime. In questi tre giorni di
ritiro spirituale ho proposto alcune riflessioni sulla vocazione di Mosé, come
modello della vocazione del cristiano. Ho concentrato la riflessione sulle
domande che Mosé rivolge a Dio: chi sono io per una missione così difficile;
chi sei Tu, Signore perché possa pronunciare il Tuo nome e che popolo Tu mi
chiama a servire. Come di costume ho alternato le meditazioni a prolungati
momenti di silenzio davanti al Santissimo Sacramento. Per molti giovani
presenti é stata una specie di iniziazione alla preghiera Assieme ai giovani di
Tapiramutà, Miguel Calmon, Mundo Novo e Pirítiba (sono le parrocchie del nostro
vicariato), c'erano anche nove novizi del monastero benedettino di Jequitibá,
assieme al loro formatore padre Pedro. Sia padre Pedro che io ci siamo messi a
disposizione per le confessioni e, con grande sorpresa, abbiamo confessato
quasi tutti i giovani. Ho scritto con grande sorpresa perché, dalle nostre
parti, il sacramento della riconciliazione non é molto popolare. Se, infatti,
pensate che nella settimana santa di quest'anno nella parrocchia di Tapiramuta,
che solamente in città conta con tredici mila abitanti ho confessato una sola
persona, potete fare voi le vostre considerazioni. Il ritiro spirituale é
stato, allora, sotto tutti i punti di vista, un momento molto importante per il
cammino spirituale dei giovani del vicariato. I giovani di Tapiramutá sono
rimasti cosi ingasati che, domenica, subito dopo la messa, hanno voluto a tutti
i costi che prendessi in mano la mia agenda per marcare subito e al più presto
un altro ritiro. Per non parlare, poi dei giovani di Miguel Calmon loro non mi
hanno chiesto nulla, ma mi hanno semplicemente comunicato che nelle ferie di
giugno, arriveranno in Tapiramutá per pregare assieme a me per una settimana.
Spesso mi chiedo quali dovrebbero essere le
priorità dei ministero sacerdotale. È una domanda che in un contesto sociale ed
ecclesiale come quello in cui vivo è fondamentale. Noi preti che viviamo qui
nel Nordest brasiliano, chiamati ad assumere parrocchie immense, corriamo il
rischio costante di perderci tra le tante attività e iniziative che, parrocchie
cosi grandi, esigono. Grazie a Dio e all'insegnamento di alcuni santi
sacerdoti, sin dal seminario, ho imparato, a mettere davanti a tutto il
Signore. Ho capito, allora' che tutto il tempo che passo con Lui nella
preghiera, nella riflessione della Parola di Dio, nel silenzio di una cappella
non e tempo perso. Se dopo dieci anni di sacerdozio mi sento con l'anima piena
della grazia e dell'amore di Dio, lo devo senza dubbio al tempo che ho
trascorso e ancora trascorro con Il Signore nella preghiera. È con la mente
piena di Lui che scendo nelle strade dei quartieri poveri e sento che il mio
posto di prete e li, in mezzo a loro, agli esclusi, ai poveri, alle vittime del
sistema economico perverso e corrotto. Sono le ore di preghiera che trascorro
in ginocchio davanti al Santissimo che mi aiutano a desiderare ció che il
Signore desidera, a cercare ciò che Lui stesso cercava qui nella terra e cioè,
la giustizia, la misericordia, la pace.
È questo rapporto di amore con il Signore
.che cerco di coltivare nel ministero. Amore del Signore che incontro ogni
volta che celebro l'Eucarestia; ed è stupendo celebrarla in case a lume de
candela, immerso nella semplicità delle persone che vivono nelle comunità della
zona rurale o dei quartieri poveri. In questo anno che la Chiesa sta dedicando
all'Eucarestia, sto andando nelle comunità a svolgere piccole catechesi
bibliche sul tema. Celebro la
Santa Messa e poi commento uno dei passi biblici che fanno
riferimento al mistero eucaristico, tentando di rispondere alle semplici
domande che i fedeli hanno dentro di sé. Risposte il più possibili semplici,
anche perché il Vangelo è un annuncio semplice e bisogna fare di tutto per non
renderlo troppo complicato. Leggevo l’altro giorno su questo tema, un libro del
professor Giorgio Campanini, il quale affermava che in questa epoca postmoderna sempre più complessa, la Chiesa
e chiamata ad annunciare il Vangelo nella forma più semplice possibile.
Credo
che il professor Campanini abbia ragione. Questo sforzo di semplificazione la Chiesa è chiamata a
svolgerlo non appena nei paesi cosi detti del terzo mondo, ma anche e
soprattutto in Occidente. Nelle comunità che accompagno é il contesto sociale
che esige semplicità non solo nelle parole, ma anche e soprattutto nello stile
di vita Questo stile di vita semplice dovrebbe essere il segno caratteristico
dei discepoli di Gesù, battezzati, in qualsiasi luogo essi si incontrino.
Semplicità nello stile di vita significa libertà dai condizionamenti del mondo
e questo condizionamento è da intendere in tutti i sensi, anche economico. Il
fracasso del modello economico liberale è ben visibile a tutte le latitudini.
Una economia che, in modo spudorato e sfacciato, privilegia le classi ricche a
scapito dei poveri, non può essere accettato da chi si dichiara discepolo di
Gesù. L'Italia sta sentendo sulla propria pelle il risultato di politiche
economiche ingiuste. Ogni volta che in internet leggo le pagine dei giornali
italiani, mi viene la pelle d'oca. Mi chiedo: ma com'è possibile che sia
accaduto in così poco tempo, un fracasso di tali dimensioni? Perché è stato permesso questo e perché più nessuno si organizza per protestare contro questo
sistema economico e politico che sta generando disperazione e povertà? Perché
le parrocchie non si organizzano per protestare? In questo senso la Chiesa del primo mondo deve
imparare molto dalla Chiesa del terzo mondo. Qui sono i vescovi, i preti le
suore che, assieme ai laici scendono nelle strade per protestare contro
qualsiasi forma di oppressione e di ingiustizia. A che serve infatti
organizzare dei corsi di altissimo livello sulla dottrina sociale della Chiesa
se poi questa dottrina rimane sui libri? Qui nella Bahia tre anni fa é stata la Chiesa che, con la sua
organizzazione di base, é riuscita a far revocare la legge contro la
privatizzazione dell'acqua che i signori della politica volevano imporre. Per
non parlare poi della lotta che la
Chiesa di tutta l'America Latina ha condotto e continua a
condurre per impedire agli Stati Uniti di creare 1’ALCA l'organizzazione
economica che dovrebbe riunire tutti i paesi delle Americhe, con 1'esclusione
di Cuba. Se la Chiesa
in nome di Gesù scende in campo per difendere la vita, per essere coerente deve
farlo a tutti i livelli e sempre. Se infatti entra in campo contro l'aborto o
per far fallire i referendum in materia di procreazione medicalmente assistita,
deve farlo con la stessa forza e la stessa coerenza contro coloro che seminano
guerra e morte in nome di strani ideali economici e democratici. Che democrazia
é, infatti, quella che non rispetta la libertà di un altro stato o vuole
imporre il proprio modello? Che modello economico é, quello che privilegia
solamente i ricchi a scapito dei poveri?
È in questo anno eucaristico che la Chiesa a tutti i suoi livelli
dovrebbe prendere coraggio per gridare contro tutte le forme di ingiustizia,
violenza, oppressione e discriminazione. L'amore di Gesù che riceviamo
nell'Eucarestia, ci deve spingere ad un'azione sempre più profetica, meno
calcolatrice e più spontanea per metterci in modo immediato dalla parte giusta,
che é quella degli esclusi, degli oppressi. Scrivendo queste riflessioni penso
ai giovani che incontro nei quartieri, nelle comunità o nelle scuole.
Incontrandoli penso dentro di me: " che cosa stanno vedendo in me, il
rappresentante di una istituzione religiosa o una persona capace di amare, di
ascoltare, di dialogare come faceva Gesù? Stanno vedendo un burocrate che
svolge semplicemente il proprio mestiere senza disturbare nessuno o un prete
totalmente appassionato di Gesù che no riesce a tacere le ingiustizie e i
soprusi e per questo diventa motivo di persecuzione?".
Mentre sto scrivendo queste righe, ascolto
un altoparlante che sta annunciando I'anniversario della Chiesa Universale del
regno di Dio ”, che avrà come attrazione principale un ex-prete, che ora é
pastore della suddetta Chiesa. Questo é uno dei tanti problemi che la Chiesa Cattolica
dell'America Latina è chiamata ad affrontare. Nei primi mesi di permanenza in
Tapiramutá, girando per le strade e per i quartieri ho contato circa trenta
chiese differenti Ce né di tutti i tipi: si va dall'Assemblea de Deus" a
"Deus è Amor", dalla "Chiesa primitiva" alla Chiesa
quadrangolare". In ogni angolo della strada ci s'imbatte in una di queste
chiese. L'altra sera, dopo aver celebrato la Messa ín uno dei quartieri della città, siccome
avevo terminato prima del previsto, mi sono deciso di fare un giro di
perlustrazione per vedere i1 tipo di movimento nel "settore7", ovvero
il quartiere più scassato della città. Mi sono, cosi fermato davanti a varie
chiese, per ascoltare che tipo di discorso pronunciavano. Ad un certo punto ho
cominciato a sentire delle grida impressionanti, che presumibilmente uscivano
da una di queste chiese. Mi sono, allora, diretto a tutta velocità con la mia
bicicletta per vedere che cosa stava succedendo. Dentro la chiesetta, al
centro, c’era una donna che gridava ad occhi chiusi parole indecifrabili.
Mentre questa donna gridava al microfono in modo assordante, le poche persone
presenti gridavano anche loro, ognuna di modo differente dagli altri. Insomma,
una confusione spaventosa. Il bello, però, si fa per dire, doveva ancora
arrivare. Infatti, ad un certo punto é intervenuto il pastore prendendo per i
capelli una signora e gridando: "Esci da questa dorma, Satana! ”. La gente
fuori della chiesa, nel frattempo, si era accalcata per assistere allo
spettacolo e, soprattutto per capire che cosa nella realtà stava succedendo.
Tante chiese- chiamiamole così - vuole dire
una quantità immensa di persone che, dalla mattina alla sera, passano nelle
case per invitare le persone a partecipare del loro culto o per offrire corsi
biblici in casa. Dall'altra parte, ci siamo noi i cattolici, una moltitudine di
battezzati che non sanno quasi nulla del Vangelo. E allora, quando gli
evangelici o i pentecostali arrivano nelle case, con la Bibbia nella mano parlando
di Gesù, leggendo pagine di Vangelo o dell'Antico Testamento, molte persone
rimangono a bocca aperta, dicendo: " nessuno ci aveva mai spiegato la Bibbia ". Mi sembra
questa una delle più grosse sfide che la Chiesa deve affrontare oggi e, cioè,
l'evangelizzazione dei battezzati. Ne parlavo l'altro giorno al telefono con
padre Vittorio Trevisi, che da qualche tempo sta sostenendo questa tesi:
davanti ad un mondo sempre più scristianizzato- secondo padre Vittorio il
fenomeno è generale, non appena nel mondo occidentale - è necessario che nella
nostra azione pastorale concentriamo i nostri sforzi sull'evangelizzazione. Per
fare ciò bisogna organizzare corsi e circoli biblici, preparare giovani e
adulti all'incontro personale con il Signore. Non é che in questa direzione non
si sia fatto nulla in questi anni. Al contrario, molte decisioni sono state
prese per migliorare la conoscenza della Bibbia nelle nostre comunità. Forse
occorrerebbe avere il coraggio di celebrare meno e stare di più con la gente
condividendo la Parola
di Dio, spiegando i riti, le parole della liturgia affinché possano assumere un
significato per la vita reale non solo del popolo di Dio, ma anche per noi
preti. Basterebbe credere un poco di più nella libertà del Signore che ha
trascorso la maggior parte del suo tempo della vita pubblica, per le strade o
nelle case, dialogando, ascoltando, spiegando la Parola.
Tutti i martedì pomeriggio, alle 14:30
prendo la corriera che mi porta a Feira de Santana, la città in cui si trova la
facoltà teologica nella quale insegno filosofia. Sono duecentoventi chilometri
di strade assurde, piene di buche. Queste strade sono uno dei tanti segni di
una politica economica disastrosa, fedele alle esigenze del FMI e del Banco
Mundial che prosciugano le cassaforti degli stati ai quali offrono prestiti.
Purtroppo il Brasile, nonostante un governo di sinistra guidato da un lider
carismatico e onesto come Lula, non é ancora riuscito a liberarsi da queste
catene mortali.
Solitamente arrivo in Feira de Santana
verso le 19/19,30 e poi mi dirigo a casa di padre Pedro Junior, il direttore
della facoltà che mi ospita nei giorni in cui insegno. Al mercoledì mattina,
verso le 5,45, prendo la bicicletta e, percorrendo dieci chilometri, mi dirigo
alla facoltà per dare quattro ore di lezione. Al giovedì la scena è la stessa;
I’unica differenza è che, terminata l'ultima ora di lezione, prendo la
bicicletta e mi dirigo velocemente alla stazione delle corriere per tornare
nella mia amata parrocchia di Tapiramutá. Vale la pena fare questo sacrificio?
Non è una cosa assurda? Me lo sono chiesto tante volte. Ogni vota che ci penso,
però mi vengono in mente le parole di padre Vittorio Trevisi che, dinnanzi alle
mie perplessità sulla proposta, mi rispondeva con la sua proverbiale calma: “Se
vogliamo che la Chiesa
della diocesi di Ruy Barbosa diventi autonoma, con sacerdoti del luogo, noi
dobbiamo essere disposti a fare adesso qualche sacrificio". Anche padre
Vittorio tutte le settimane percorre lo stesso tragitto per accompagnare
spiritualmente i seminaristi della nostra diocesi, che stanno studiando in
Feira de Santana. Lavorare per la formazione dei futuri sacerdoti é diventato
un impegno serio della nostra diocesi di Ruy Barbosa. Se si pensa che negli
ultimi quarant’anni ha "sfornato'' due soli preti, uno dei quali si é
sposato, potete immaginare 1'urgenza del problema. Per questo chiediamo le
vostre preghiere.
Per ora è tutto. Saluto tutti coloro che
riceveranno questa lettera. Ricordiamoci nella preghiera. Il Signore e la
nostra forza. Con amicizia nel Signore
Pe Paolo Cugini.