Paolo Cugini
Già a partire dagli anni ’70 del
secolo scorso, il modello delle CEBs provoca la riflessione non solo in campo
pastorale, ma anche in quello ecclesiologico. Sempre di più, sia nelle riviste
pastorali del Brasile che tra gli operatori pastorali si parla di: un nuovo
modo di essere chiesa. Il teologo che in Brasile ha maggiormente approfondito e
studiato la prospettiva ecclesiologica delle CEBs è Leonardo Boff[1].
Molti sono i suoi contributi sia in articoli di rivista che in libri su questo
tema, riflessione ecclesiologica che Boff condurrà per circa un ventennio. Boff
è convinto che le CEBs danno origine ad una nuova ecclesiologia e sviluppano
nuovi concetti della teologia[2].
In che cosa consiste la novità del modello ecclesiale delle CEBs e novità rispetto
a che cosa?
La novità a cui Boff e altri fanno
riferimento consiste in alcune caratteristiche fondamentali. In primo luogo, si
tratta di un modo di essere chiesa che nasce spontaneamente dalla base, dalla
gente e non voluta dalla gerarchia. Anche se è vero, come abbiamo dimostrato
nel primo capitolo, che le CEBs in Brasile hanno avuto un immediato
riconoscimento e accompagnamento dalla gerarchia, ciò non toglie il carattere
popolare e dal basso di questa esperienza di chiesa, la cui esistenza non dipende
direttamente dall’istituzione. Questo aspetto è strettamente legato al fatto
che la gestione della vita delle comunità di base è guidato dai laici e non dai
presbiteri. La grande estensione delle parrocchie brasiliane e latinoamericane
non permette ai presbiteri una presenza significativa sul territorio. Le CEBs
sono guidate e strutturate sull’attività dei laici, attività realizzate attraverso
ministeri istituiti e servizi pastorali. Nelle CEBs in pochi decenni verranno a
trovarsi molti laici non solo formati da un punto di vista ecclesiale e
spirituale, ma soprattutto persone in grado di gestire socialmente una
comunità. Significativo in questo processo formativo del laicato delle CEBs è
il fatto che i ministeri che vengono affidati ai laici sono temporanei,
esigendo quindi una rotazione di responsabilità tra i laici nella comunità.
Quando questa rotazione funzione, in pochi decenni molti membri della comunità
sono passati dall’esperienza del ministero, del servizio responsabile,
garantendo non solo la continuità nella comunità, ma soprattutto migliorando la
qualità sociale della stessa.
Non essendoci un ministro ordinato
alla guida della comunità di base, le decisioni vengono prese assieme, in modo
democratico. La democratizzazione delle CEBs è un’altra caratteristica
fondamentale del cammino delle CEBs in Brasile, che è basata sull’idea di
uguaglianza, cioè dalla presa di coscienza che coloro che partecipano alla
comunità hanno gli stessi diritti e doveri. In questa prospettiva, viene
percepito anche il compito di coloro che svolgono un servizio nella comunità, i
così detti leaders, chiamati sempre ad esercitarlo in un clima di
partecipazione comunitaria. “L’uguaglianza democratica – sostiene Manfredo
Araujo de Oliveira, uno dei maggiori filosofi della liberazione – si fonda
nell’affermazione del principio che tutti i membri della comunità sono
essenzialmente uguali, perché tutti sono liberi. Per questo motivo tutti
posseggono il diritto d’intervenire nella scena pubblica, nel rispetto radicale
delle differenze degli uomini tra loro”[3].
Tutto nella comunità viene deciso assieme alla luce della Parola di Dio, letta
settimanalmente e celebrata alla domenica. Nel contesto politico brasiliano
degli anni ’70-’80, dominati dalla dittatura militare, una simile esperienza
comunitaria offriva la possibilità alle classi povere di sperimentare ciò che
la società non gli permetteva, vale a dire la sensazione di contare qualcosa,
di essere considerato, di poter esprimere un’opinione. Sempre secondo Manfredo
Araujo de Oliveira questo modello democratico messo a punto nelle CEBs, che in
pochi decenni si diffusero in tutto il paese, ha influenzato la stessa società
politica. “C’è oggi in Brasile lo spettacolo straordinario della formazione del
soggetto politico collettivo e i membri delle nostre comunità si fanno presenti
in tutti questi organismi, fermentando le sue lotte con l’ispirazione
evangelica”[4].
Le CEBs diventano in questo modo, con
il loro stile democratico e partecipativo, il fermento che permette alla
società brasiliana di prendere coscienza dei cambiamenti in atto e di
organizzarsi in ordine a questi. Il Movimento Fede e Politica[5],
la CUT[6]
– Sindacato Unico dei Lavoratori -, lo stesso PT[7]
– Partito dei lavoratori, vedranno come protagonisti delle loro fila, molti
membri delle CEBs. La democratizzazione come esperienza partecipativa delle
CEBs richiama immediatamente un altro importante aspetto di questo cammino: la
corresponsabilità.
Secondo Boff il temine che meglio
esprime questa esperienza è: “la reinvenzione della chiesa”[8].
La chiesa comincia a nascere dalla base, dal cuore del Popolo di Dio. Questa
esperienza mette in crisi il modo comune di pensare la chiesa, soprattutto in
Occidente, dove la chiesa è identificata con l’autorità, la gerarchia. Lo stile
delle CEBs viene sempre più percepito come un nuovo modo di essere chiesa.
Nuovo nel suo stile comunitario ed egualitario, dove tutte le persone
partecipano con gli stessi diritti, pur nella diversità di grado e di
ministero. Stile ben visibile negli incontri diocesani o inter-ecclesiali, nei
quali è difficile distinguere un vescovo o un presbitero dal resto del popolo.
A partire dalla fine degli anni ’70,
soprattutto negli scritti di alcuni teologi[9],
l’esperienza delle CEBs è vista sempre id più in contrapposizione alla chiesa
gerarchica. Una novità, quelle delle CEBs che, oltre ad essere fermento per
tutta la chiesa, si percepisce come modello da seguire. Non a casa la frase: “CEBs
un nuovo modo di essere chiesa”, a partire dal VII incontro inter ecclesiale
delle CEBs tenutosi a Duque de Caxia (Rio de Janiero) viene cambiato in: “CEBs
nuovo modo di essere di tutta la chiesa”. Come sopravvivere all’inverno che si
è abbattuto sopra importanti settori della chiesa? Era questa la domanda che
Leonardo Boff si poneva a conclusione di un articolo nel quale proponeva alcune
riflessioni sul cammino delle CEBs. “Un po’ da tutte le parti nella chiesa del
mondo intero e anche nel VII incontro inter ecclesiale si ascoltano commentari
circa il riflusso che sta avvenendo nella chiesa verso posizioni anteriori al
Concilio Vaticano II, rinforzando la clericalizzazione della comunità
ecclesiale, dando forza ad un certo ecclesiocentrismo, a scapito dell’apertura
alle grandi questioni mondiali, svuotando temi così importanti come quello
della chiesa popolo di Dio, dell’ecumenismo e della legittima autonomia delle
realtà terrestri”[10].
Il testo fu scritto nel 1989, a
quattro anni della fine della dittatura militare e a tre anni dalla polemica
con la Santa sede sul libro della stesso Leonardo Boff: Chiesa Carisma Potere[11].
Le stesse riflessioni sul modello CEBs che provoca disagio nella
chiesa-istituzione si trovano nei maggiori teologi brasiliani legati
all’esperienza delle CEBs, vale a dire José Comblin[12],
Joao Batista Libanio[13],
Manfredo Araujo[14], Frei
Betto[15],
Marcelo Barros[16], tra
gli altri. Se sin dall’inizio la novità dello stile CEBs viene valutato
positivamente e accompagnato nel suo sviluppo dalla stessa CNBB, a partire dal
1986 si assiste ad una lenta svolta che sarà significativa nel 1992, all’incontro
di Santo Domingo della Conferenza Episcopale Latino Americana (CELAM).
[1]
LEONARDO BOFF (1938-) Frate francescano, è stato il principale protagonista
della teologia della liberazione in Brasile. La sua storia è stata segnata da
un libro pubblicato nel 1984: Chiesa, Carisma e Potere, che gli valse
un’imposizione al silenzio da parte della Congregazione per la Dottrina e la
fede, allora presieduta dal Cardinal Joseph Ratzinger. Nel 1992 Boff lasciò
l’ordine francescano, continuando la sua attività di teologo, dedicandosi in
modo specifico ai temi legati all’ambiente e al genere.
[2]
Cfr. L. BOFF, Ecclesiogenesi. Le comunità di base reinventano la chiesa, Borla,
Roma 1975, p. 9. “Probabilmente ci troviamo oggi in una fase in cui prende vita
un nuovo tipo istituzionale di chiesa. Ciò dovrà essere visto alla luce dello
Spirito Santo: urge abbattere resistenze mentali, modificare abitudini
ecclesiali e rimanere attenti per non soffocare lo Spirito” (ivi., p. 10). Cfr. anche: C.BOFF,
Estatuto eclesiológico das CEBs In
AAVV., - As Comunidades de Base em questão - Ed. Paulinas, São Paulo 1997; L.BOFF,
E a Igreja se fez povo - Editora Vozes, Petrópolis, 1996.
[3] M. ARAUJO DE OLIVERIA, As CEBS e o
dilema do processo de democratizaçao, REB/49 (1989), p. 567.
[4]
Ivi, p. 569
[5]
Il Movimento FEDE E Politica è sorto nel giugno del 1989 con l’intento di
alimentare la dimensione etica e spirituale della politica. Il movimento si
definisce ecumenico, non confessionale e non partitico. Assume, inoltre, la
causa dei poveri e degli esclusi. Tra le priorità il Movimento sottolinea la
coscientizzazione e l’organizzazione popolare. Il desiderio del Movimento Fede
e Politica è di collaborare nella costruzione di una società democratica,
plurale e planetaria. Principali assessori del Movimento sono: Frei Betto,
Leonardo Boff, Salvino Heck e Pedro Ribeiro.
Sito: http://www.fepolitica.org.br
[6]
Il sindacato Centrale Unica dei Lavoratori è stato fonato nel 1983 a San Paolo.
Ha partecipato agli scioperi degli anni ’80 ed è legata da sempre al Partito
dei Lavoratori (PT).
[7]
Il Partito dei Lavoratori (PT) è stato fondato nel 1980. L’ex presidente del
Brasile, Luiz Ignazio Lula, è stato tra i fondatori e principali protagonisti
del PT.
[8]
L. BOFF, Ecclesiogenesi, cit. p. 47.
[9] Cfr. in
modo particolare: L. BOFF, Chiesa, carisma e potere, Borla, Milano 1984;ID.,
America Latina: da conquista a nova evangelizaçao, Atica, San Paolo 1992; C.
TORRES, Critianismo e revoluçao, Global, San Paolo 1981; S. MICELI, A elite
eclesiastica brasileira, Bertand, Rio de Janeiro 1988.
[10] L.
BOFF, Que significa, cit. P.561
[11] Vedi
nota 22.
[12] Cfr. J.
COMBLIN, Teologia da Libertaçao, teologia neocosnervadora e teologia liberal,
Vozes, Petropolis 1985.
[13]Cfr.
J.B. LIBANIO, As grandes ruptiras socio-culturais e eclesiais, Vozes,
Petropolis 1981
[14] Cfr. M. ARAUJO DE OLIVEIRA, As CEBS
e o dilema do processo da democratizaçao, cit., p. 560-581
[15] Cfr. FREI BETTO, CEBs, ruma a uma
nova sociedade, Paulinas, San Paolo 1983
[16] Cfr. M.
BARROS, Lettere di un monaco tra i poveri, Cittadella, Assisi 1994
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