lunedì 23 novembre 2020

Persona nella riflessione filosofica: dai padri della Chiesa al personalismo di Emmanuel Mounier



Paolo Cugini

 

Nel percorso intrapreso per comprendere il significato filosofico della dignità umana, uno posto di riguardo va dato al termine persona. L’origine etimologico di questo concetto non trova d’accordo gli studiosi, in ogni modo sembra fuori discussione che faccia riferimento all’utilizzo della maschera nel teatro greco, che serviva a dare all'attore le sembianze del personaggio che interpretava. Nel mondo latino con Seneca soprattutto, il termine persona si allargherà assumendo il carattere di ruolo, mentre Cicerone lo utilizzerà per indicare la carica ed il ruolo sociale che un individuo riveste. Questo aspetto di persona come articolazione di un’identità, viene ad essere assunto nel mondo cristiano per rispondere a due grandi problematiche di tipo teologico: la Trinità e la natura umano-divina di Cristo. Il problema della Trinità è stato oggetto di molti concili e dibattiti teologici con la costante preoccupazione di non accentuare troppo la distinzione tra le persone ma, d’altra parte, di conoscere le caratteristiche proprie di ciascuna delle tre. Il concetto di persona, da Agostino in poi, nel dibattito trinitario, aiuta a comprendere meglio l’unità nella diversità e la relazione tra le persone che rimangono unite pur mantenendo ognuna una propria identità. Lo stesso discorso vale sul tema delle due nature di Gesù in un’unica persona. Del resto, come dall’uno si possa dare il molteplice e come spiegare la diversità dei fenomeni in corrispondenza del principio unico della realtà, è un tema centrale del pensiero filosofico occidentale, che segna tutti i grandi sistemi filosofici dell’antichità dal platonismo al neoplatonismo di Plotino, passando anche per i grandi sistemi dell’epoca ellenistica. L’identità di Gesù Cristo viene definita come una persona e due nature, in cui la natura divina viene manifestata nelle scelte, nei gesti e nelle parole di Gesù. Sarà Massimo il Confessore nel VII secolo d. C. ad affermare che: “Cristo opera umanamente ciò che è divino e divinamente ciò che è umano”.

Un contributo significativo nel cammino filosofico alla ricerca di ciò che rende specifico l’uomo rispetto agli altri esseri viventi è quello di Tommaso d’Acquino, il quale cerca di dar significato al termine persona in relazione all’uomo. Mentre uomo starebbe ad indicare la specie, con una dimensione più di tipo universale, il termine persona viene ad indicare l’individuo concreto. Per Tommaso il termine persona chiarisce il dato essenziale e caratteristico di questi enti particolari (gli uomini) e cioè quello di intrattenere un diverso rapporto con se stessi. Persona è quell’ente che ha una diversa capacità da tutti gli altri enti naturali di relazionarsi con se stesso: l’uomo ha una capacità riflessiva, ha una coscienza di sé e sa quel che fa. L’uomo è essere pensante con la libertà di rapportarsi consapevolmente con gli altri e, in una certa misura, creativamente, nei confronti della propria natura. L’uomo crea cultura, arte, civiltà e questa è una caratteristica specifica rispetto agli altri enti. Il termine persona sta ad indicare l’individuo, ma quell’individuo la cui capacità di apertura agli altri e il cui rapporto di relazione a sé lo rende un unicum nel mondo e tra tutti gli elementi della natura.

Nel cammino della filosofia contemporanea si deve ad Emmanuel Mounier fondatore della rivista Esprit e della corrente filosofica denominata Personalismo, il recupero nel dibattito culturale del termine persona, mediato anche dalla riflessione di Tommaso d’Acquino, grazie anche all’influenza esercitata su Mounier dal filosofo tomista suo contemporaneo Jacques Maritain. Secondo Mounier, la persona è segno di differenza all’interno dell’uomo (come concetto). Essa è quella parte del soggetto che lo distingue da tutti gli altri enti contingenti. La persona, essendo soggettività ed oggettività, sfugge alla completa percezione. Per questo carattere indefinibile ed impercepibile nella totalità, Mounier afferma che "la persona non è un oggetto". In contrapposizione con le correnti filosofiche che esaltano un aspetto dell'universo personale a scapito dell'altro, Mounier afferma, in sintonia con la prospettiva tomista che: "l'uomo è un corpo allo stesso titolo che è spirito, tutto intero corpo e tutto intero spirito". La caratteristica della persona consiste nella sua capacità non solo di essere in relazione con il mondo circostante – natura e società -, ma anche di tornare in se stessa, di riflettere. “la vita personale – scrive Mounier- comincia con la capacità di rompere i contatti con l’ambiente, di riprendersi, di ripossedersi per riportarsi ad un centro e raggiungere la propria unità”. Nel percorso riflessivo la persona ha la possibilità di scoprire la dimensione trascendete, la possibilità di comprendere di fare parte di un progetto maggiore di quello pensato. Per questo motivo Mounier afferma che: “il nostro spirito, sebbene finito ed in grado di conoscere e di concepire solo in modo finito, già da sempre mira all’illimitatezza dell’essere in generale, significa che l’orizzonte dell’essere gli è per principio aperto”.

 

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