Paolo Cugini
Demografia
Sta cambiando a livello mondiale
con conseguenze molto importanti.
Se guardiamo la situazione nel 1950
in Asia 55% della popolazione, in Europa 21% della popolazione mondiale (dato
importante perché nel 2010 l’Europa ha il 10% della popolazione mondiale e
questo perché sono cresciute Africa e Asia).
La crescita asiatica ha comportano
anche mutamenti politici e sociali.
Nel 2100 Europa 6,7% la situazione
a livello politico non può più essere detto che c’è una priorità che può
esistere a livello europeo, l’Africa al 35% popolazione globale, Asia un po’ in
diminuzione ma rimane la maggioranza della popolazione globale. Quando non ci
sono misure adeguate in questi continenti, automaticamente ci saranno degli
spostamenti da questi continenti. Oggi la politica nazionale va più nel senso
della autosufficienza e nella auto-protezione, con volontà di diventate
autosufficienti, soprattutto i paesi europei.
Età della popolazione tra i 15 – 24 anni in Africa 43
milioni, adesso 2010 205 milioni, alla fine nel 2100 saranno mezzo miliardo, e
sono giovani e si muovono alla ricerca di soluzioni, hanno iniziative
economiche e altro e quindi ci sarà sia sviluppo dell’Africa sia emigrazione.
In Asia la crescita è meno
importante ma anche l’asia andrà verso i 500 milioni di giovani.
L’Europa invece è un disastro:
94.000 nel 1950, nel 2100 76.000, una riduzione al di sotto del livello odierno
(adesso siano circa a 93.000).
Nei paesi con povertà alta ci sono più bambini in famiglia,
nelle nazioni economicamente più avanzate i bambini sono meno: In Italia siamo
a un bambino per ogni donna fertile, cresce il numero degli anziani ma non ci
sono i giovani per rispondere alla totalità della popolazione. Nel 2100 ci
saranno 150.000 al lavoro e gli altri studenti o disoccupati.
America caraibica: l’economia adesso non sta in
progresso ma in regresso, ci si aspetta una riduzione di natalità, nel 2100 ci
saranno meno giovani.
USA e Canada avevano 25 milioni nel
1950 e diventeranno 63 milioni.
Nel 2050 saremo circa 9 miliardi in tutto il mondo.
Per l’Europa vediamo un problema
che sta crescendo, a livello mondiale nel 1950 60 milioni, in futuro saranno
molti di più e ci sarà mobilità oppure un conflitto che in realtà è già
cominciato.
Guardiamo le diverse regioni tra il
2000 e il 2050 soprattutto USA e Canada vanno verso una diminuzione della
popolazione senza immigrazione, se c’è migrazione normale e continuativa ci
sarà una differenza di 77 milioni di persone. Il cambio di popolazione in
Africa e in Europa, l’Europa avrà un calo di natalità che sarà compensato con
la migrazione.
La gente di Arabia Saudita non
lavorano tanto, lavorano i migranti in condizioni cattive, non possono nemmeno
guardare il datore di lavoro, devono lavorare ad orari impossibili senza alcuna
protezione eppure sono l’84% del mercato del lavoro. In Australia il 30% sono
migranti.
Il problema delle percentuali è che non si sa esattamente quanto
tempo un migrante rimane nelle statistiche della migrazione, come sono
registrati, ma ci sono stati che dopo 5 o 10 anni di residenza non li considera
più come migranti, così come talvolta non contano i migranti che non lavorano.
UK crescita negli ultimi 14 anni,
che è normale perché c’è il common whealth e quindi c’è una mobilità molto
alta, es. indiani che non sono necessariamente guardati come migranti. In
genere nei paesi dell’UE c’è il 10% della popolazione attiva sono migranti da
lungo termine. C’è una crescita.
Altro aspetto importante, quello
della popolazione rurale e della popolazione che vive in città. Popolazione che
inizia a vivere nelle città e persone che vivono nelle zone rurali. L’aumento
delle persone nelle città rispetto alle zone rurali è il risultato di questo
motore.
Es. Manila ha più o meno 16 milioni
di persone, in parte già migrate dall’interno delle Filippine, non trovano
lavoro a Manila e quindi si spostano all’estero.
La prima tappa della migrazione è
interna dalla campagna alla città, poi la seconda tappa è all’estero.
In Europa nel 2030 aspettiamo una
crescita inferiore rispetto ad altri paesi.
Studenti
Ci sono più stranieri che studiano
in Italia rispetto agli italiani che studiano all’estero.
In Cina ci sono 38 – 48 milioni di
studenti e cresce di circa 2 milioni di studenti in più (devono costruire ogni
settimana una nuova università per rispondere alla richiesta di studenti), per
questo ci sarà una mobilità di studenti verso l’Europa. Le università devono
prepararsi a questo perché ci saranno meno italiani e più stranieri. Gli
studenti italiani vogliono studiale all’estero perché non trovano lavoro in
Italia, gli immigrati invece vogliono rimanere in Italia e questo modificherà
il mercato del lavoro. Le università devono cercare di essere più attrattive
per gli italiani e in gradi di integrare gli studenti migranti.
Rimesse
Sono il terzo motore, molto
importante per il cambiamento. Una rimessa è un trasferimento di denaro come un
pagamento o un dono. Questa è una definizione ma non è facile da capire.
Quanto vediamo nel 2018: 600
miliardi di dollari USA, i paesi che ricevono le rimesse sono Messico,
Argentina e Filippine.
Le rimesse verso i paesi in via di
sviluppo, nel
2010 340 milioni e 2019 579 milioni, quindi, stanno crescendo. Ora c’è una
diminuzione, perché il 13% in meno è dovuto al fatto che dal 2019 molte persone
sono dovute rientrare al paese d’origine, poi ci sono le persone che hanno
perso il lavoro e non vogliono tornare a casa e non possono mandare soldi
perché vivono in povertà.
I paesi che ricevono soldi: India, Cina, Filippine e Francia.
Francia riceve molti soldi dalle rimesse è ciò è dovuto per l’economia. Messico,
Egitto Pakistan, anche l’Italia ha ricevuto rimesse nel 2014 circa 9 milioni e
mezzo ma in questi paesi Italia, Francia e Germania va in diminuzione per
questa idea di autosufficienza e di non delocalizzare le aziende. In India 78
milioni, in Cina 67 milioni, nelle Filippine anche, in Messico 35 milioni. In tutti
i paesi in sviluppo sono aumentate le rimesse.
Incidenza delle rimesse sul PIL, in Tagikistan avevano il
37% del PIL era dato dalle rimesse, il che significa che se cessano le rimesse,
crolla l’economia e quindi si forma un conflitto interno che diventa un
conflitto esterno e ciò vale anche per altri paesi caratterizzati da questo
fenomeno. Ci sono paesi che dipendono dalle rimesse, se le rimesse cessano
aumenta la povertà, le rimesse sono uno strumento di sviluppo.
I soldi arrivano dai paesi
sviluppati USA, Arabia Saudita, Svizzera ecc. c’è un ammontare impressionante
di soldi in movimento attraverso la gente.
Questione dei costi: quando una persona
invia alla sua famiglia dei soldi deve pagare delle commesse e ciò che si è
tentato di fare è di ridurre detti costi per non gravare sulle persone che le
ricevono, adesso i costi sono circa il 7 – 8%, in Africa è ancora il 9%, sono
percentuali importati per le banche che le stesse non vogliono perdere.
Ci sono state diverse politiche
proposte di tassare di più tutti i trasferimenti di soldi a livelli internazionale
per poi investirli nello sviluppo ma è una cosa che non è mai passata. Ci sono
proposte anche per introdurre le tasse sulle rimesse, è una idea sbagliata
perché si traduce in una seconda tassazione sul denaro, i migranti hanno già
pagato le tasse sul denaro che ricevono dal loro lavoro. Le tasse vanno ad
aumentare anche i soldi delle rimesse con impatto negativo per le famiglie che
le ricevono.
Canale informale, sono i canali più pericolosi,
perché non c’è certezza che i soldi arrivino a destinazione.
Gli USA hanno fatto una legge che
vietava di inviare soldi in Iran, gli iraniani, quindi, li hanno inviati
attraverso l’Europa, sono movimenti finanziari che variano a seconda delle
leggi sulla tassazione e che li regolano.
Ci sono tante domande sulla diaspora,
i migranti fanno anche dei risparmi e i risparmi stanno crescendo, le banche
hanno i dati, c’è un risparmio annuale dei migranti. A volte offrono questi
risparmi ai paesi di origine e in modo disordinato e non organizzato. Questione
molto difficile quella di migliorare gli investimenti dei risparmi. I migranti
poi usano i risparmi per comprarsi casa, ad esempio in Italia molti marocchini
hanno comprato casa. Le rimesse sono un legame concreto tra immigrazione e
sviluppo, ma non possiamo dimenticare che le rimesse sono soldi privati e sono
soggette alla decisione dei privati non sono soldi che possono essere
utilizzati dai governi anche se vorrebbero. L’utilizzo delle rimesse che
vengono da fuori dell’Africa, come sono utilizzate in Africa nei vari paesi,
studio del 2016.
Burkina: soldi sono stati
utilizzati per cibo (23% ma non si sa di che tipo di cibo si tratta), salute,
acquisto casa o terreni e per fare affari.
Kenya: affitto (perché le case sono
più care), meno soldi per il cibo.
Nigeria: educazione riceve il 22%
delle rimesse, vuol dire che i nigeriani vogliono che i loro figli abbiano
l’opportunità di una educazione più alta, 24% passano a comprare un terreno,
21% affari, c’è attività commerciale, iniziare una attività è una sicurezza così
come l’acquisto del terreno e la cultura dei figli.
Senegal: 52% cibo, 1,3% per affari
anche se Senegal è abbastanza conosciuto per la sua economia ma la povertà e
tanta, può essere perché molti poveri emigrano per far rientrare i soldi.
Uganda: situazione più equilibrata.
Le rimesse è vero che riducono la
povertà, ma c’è anche una crescita di dipendenza da questa entrata sia per i
privati, sia per gli stati. Se la rimessa cessa ci sono conseguenze. Le rimesse
aumentano gli investimenti a lungo termine (acquisto casa e terreno) ma anche
la consumazione immediata.
Le rimesse aumentano i servizi,
specialmente a livello di salute ed educazione, ma ci sono oggi tante società
europee e americane che si sono imposte in Africa per vendere cose che possono
essere pagate solo con le rimesse, quindi, le rimesse cono anche un disturbo
della realtà sociale. Ad esempio crea conflitto sociale perché alcune famiglie
hanno le rimesse e altre no. Questo è un problema che deve essere affrontato
anche se le rimesse cono comunque risorse private.
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