giovedì 15 agosto 2019

LITURGIA E CHIESA. IL TRADIZIONALISMO DI RITORNO





FRATERNITÀ DI BOSE


15 AGOSTO 2019
Relatore: Enzo Bianchi
Sintesi: Paolo Cugini

Oggi viviamo un trapasso epocale. Siamo in un mondo che non è più quello in cui siamo nati. Il mutamento è talmente grande che non sappiamo a che esito andiamo incontro. Cosa sarà la Chiesa stessa tra qualche decennio? Non saprei dirlo. Siamo in una fase di grande trapasso non solo culturale, ma anche di fede, di ciò che crediamo. Sono cambiato le immagini dello stesso Dio. Noi oggi siamo smarriti. Questo mutamento ci fa prendere coscienza di tante cose. Quella che chiamiamo secolarizzazione, in realtà non è qualcosa che è avvenuta come prevedevamo, ma è avvenuta in modo diverso. La cristianità è finita: siamo in diaspora. Siamo in una condizione di minoranza in una società secolarizzata, in cui il problema di Dio è posto in modo indifferente. Dio sembra una parola senza significato. Dio viene associato alla violenza integralismo, intolleranza. uella che è iniziatacome rivoluzione antropologica

Oggi più che comunità cristiane, c’è una diaspora. Nelle città del nord Italia la frequenza domenicale all’eucarestia è al 2%. Che ne sarà? In Piemonte hanno chiuso tutti i seminari diocesani. Su 15 diocesi ci sono 24 seminaristi. Molte diocesi non hanno nessuno. Il Piemonte indica una situazione che anticipa di 10/15 anni ciò che avviene da altre parti. La situazione Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria è disastrosa. Tante comunità non ha più il pastore. Il problema ci fa porre delle domande.

Se questo è l’orizzonte della vita ecclesiale, sul settore giovani tutto diventa più difficile. Si fa faticare a dire che sono ancora cristiani. Sembrano non abbiano interessi sulla religione. I giovani si chiedono: cosa mi serve essere cristiano? Il problema è la risposta. Che cosa aggiunge il cristianesimo alla vita oggi?
Diventa molto incerto il domani della Chiesa, della fede. Dove la liturgia non ha dato segni di crisi, la comunità cristiana si è rarefatta. Sono convinto che la liturgia è la Chiesa, perché non è solo preghiera, ma è azione comune di una comunità cristiana.

Se si passa da questo quadro al tema della liturgia si resta sorpresi dalle domande alle quali non si sa dare delle risposte precise. La liturgia dopo la riforma del Concilio Vaticano II ha vissuta una stagione di fecondità e poi di resistenza da parte dei tradizionalisti. La liturgia è entrata in un cono d’ombra. La vita della Chiesa oggi non si sente assolutamente toccata dai problemi della liturgia, perché non interessa più a nessuno. I temi della comunità cristiana sono temi che assorbono temi etico e sociali, non liturgici.

Tutto questo diventa visibile in molte maniere. Ci sono sempre meno libri di liturgia. Benedetto XVI ha liberalizzato il vecchio rito, quello di Pio V e, il prete, può celebrarla anche da solo. Molti che non aspettavano altro di riprendere un rito che fosse fedele alla tradizione secondo loro, hanno ripreso il vecchio rito. Sono nate associazioni di preti con questo rito. Come un fiume carsico la contestazione tradizionalista è continuata e oggi ci sono più di 800 messe con il vecchio rito. In Francia il 45% dei preti ordinati sono legati ad associazioni che celebrano con il vecchio rito tutti i sacramenti. Tutto questo minaccia l’unità della Chiesa. Proprio sull'eucarestia, che è il sacramento dell’unità, siamo divisi. In Italia sta crescendo questa chiesa parallela nella misura in cui denigrano la liturgia del Vaticano II. Oggi sulla liturgia c’è molta paura a fare qualcosa di nuovo. I vescovi sono paralizzati. Tutto dev’essere fatto con obbedienza rubricista. Tutto questo sta paralizzando la Chiesa.

Papa Francesco sulla liturgia non dice nulla. Ha detto che la riforma del Vaticano II è definitiva. Il cardinal Sarah, che è il prefetto della congregazione del culto, è critico con il Vaticano II. Il nuovo messale che uscirà prossimamente non prevede alcuna modifica, se non qualche piccola cosa.

Siamo in una situazione di grande difficoltà. Ci può essere una Chiesa in uscita e una liturgia in ritirata? Se non riusciamo a rendere dinamica la liturgia rischiamo di non nutrire la fede del credente di oggi. C’è una grande disaffezione alla messa da parte dei giovani. Ci sarebbe bisogno di un movimento liturgico nuovo.

Rapporto Chiesa e liturgia. Non è facile esprimerlo a parole. I due momenti sono collegati tra di loro. Tutta la grande Tradizione lo attesta. La liturgia è la comunità. Celebrando la liturgia la Chiesa manifesta ciò che è. La liturgia cristiana è partecipazione al mistero pasquale di Cristo. Jean Corbon, Liturgia alla sorgente: la liturgia genera la vita ecclesiale, la liturgia è il mistero. Non ci può essere riforma della Chiesa senza una riforma nella liturgia. Oggi occorre ripensare la realtà dalla quale i credenti restano assenti: l’assemblea liturgica.

3 commenti:

  1. Analisi lucida e obiettiva, supportata da dati incontrovertibili.
    La situazione è davvero critica, al limite dell’irreversibilità.
    Urgono risposte immediate; risolutive e... condivise.
    Dove trovarle? Nella Sacra Scrittura e nella Liturgia.
    Interessa a qualcuno??

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  2. Mi fa pensare l'aver accostato al tema della Liturgia la situazione delle vocazioni e dei seminari vuoti. Ho detto situazione e non problema. La carenza di vocazioni non è una grazia come provocatoriamente viene posta, ma un dato di fatto che è anche preoccupante. Ma torno all'accostamento iniziale : liturgia - vocazioni. Nella mia diocesi negli ultimi anni le vocazioni derivano da un movimento, quindi nascono in comunità, nascono da esperienze educative e formative. Non ho mai accostato la vocazione alla liturgia, a come può influire una liturgia nella nascita di una vocazione. Credo sia interessante un approfondimento di questo, in quanto se la liturgia è vissuta non solo come memoria di un sacrificio ma anche come condivisione, come lo spezzare il pane, come gesto di amore e carità intorno ad una mensa (e non altare!! Che ricorda unicamente un Sacrificio) credo che questo momento comunitario possa generare miracoli, un'iniziativa umane e spirituali ed anche far sorgere vocazioni di ogni tipo. Ma accetto da don Paolo un suo suggerimento visto che ci accomuna la conoscenza fel citato movimento. Ferruccio

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  3. Penso che le liturgie possono vivificarsi se è vera e concreta la relazione tra chi presiede l'Eucarestia e chi partecipa.
    Vanno mutate le possibilità di partecipazione dei fedeli anche alle parti omiletiche.
    È vero che Gesù è presente nell'Eucaristia, ma lo è allo stesso modo in ogni fratello e le liturgie possono essere solo fonte di carità altrimenti sono solo riti e, quindi, disattesi e non frequentati.

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