CONVEGNO NAZIONALE PAX CHRISTI
30 DICEMBRE 2015 – MOLFETTA
Tavola Rotonda: FRATELLO MAROCCHINO
Sintesi: Paolo
Cugini
Non siamo di fronte ad
un’immigrazione dai caratteri apocalittici. Ci sono stati altri periodi peggiori
di questo.
Sotto la pelle scura c’è un’anima,
una coscienza.
Non esiste un’unica umanità
possibile.
Angela Martiradonna (ricercatrice)
A distanza di 20 anni dai primi
numerosi sbarchi la normativa è ancora inadeguata, è perché si parte consapevolmente dall’idea che l’immigrazione sia prevalentemente clandestina, e
quindi l’obiettivo non è l’integrazione, ma chiudere ed ostacolare questo
processo.
Il dossier statistico immigrazione è
occasione di studio e approfondimento. L’esperienza non offre la lucidità che
offre lo studio di un aspetto strutturale della società attuale: non è più un
fenomeno. L’immigrazione è una caratteristica della società italiana. Ed è
l’spetto più sottovalutato. I dati ci confermano un’informazione che da anni
stiamo comunicando, cioè che l’Italia vive l’esperienza degli sbarchi, ma non è
interessata ai processi successivi degli sbarchi stessi. Ci sono 5 milioni di
persone straniere; d questi la maggior parte è inserita nella società
attraverso il lavoro e quindi è una componente inserita della società italiana
che la società stessa ignora.
Quando perde il lavoro lo straniero
non è più tutelato anche se è da anni in Italia entrando nelle maglie
dell’irregolarità. E’ un aspetto che ha aperto un nuovo scenario dal 2011,
inizio dell’arrivo di richiedenti asilo dalle coste del Nord Africa –
destabilizzazione dei paesi come Eritrea, Nigeria, Somalia, Siria che hanno portato
in Italia migliaia di persone costrette a sfuggire a guerre e persecuzione.
La normativa non riesce ad affrontare
questi problemi. Il Italia persiste la legge Bossi-Fini che incastra
l’immigrato tra regolarità e irregolarità e fornisce un potere sulla vita
dell’immigrato stesso. Nello stesso tempo quando si affronta la richiesta
d’asilo l’Italia è impreparata. I numeri non ci comunicano un’invasione, anche
perché chi arriva in Italia e presenta richiesta d’asilo il 37% lascia
l’Italia.
Il discorso della richiesta d’asilo
hanno coinvolto altre nazioni europee anche con numeri più alti. La Germania e
la Svezia hanno accolto e ospitato molte più richiedenti asilo.
C’è un altro aspetto che ha
ostacolato la normativa e il riconoscimento dei diritti più elementari. L’idea
che andare incontro alla persona immigrata sia una discriminazione verso la
persona italiana. Viene negato il lavoro, la casa, l’accesso alla salute per
queste prese di posizioni. Ciò ha bloccato un avvicinarsi a chi aveva bisogno.
Il medico interviene non su tutti ma
sulla persona che ha bisogno. Non si pone il problema di chi deve dare il
farmaco. Non siamo andati incontro alle persone che pongono delle domande.
Non abbiamo solo un problema
d’indifferenza, ma anche d’indignazione malata. Invece d’indignarci di fronte a
scene d’ingiustizia e sfruttamento, c’indigniamo perché dal momento che si
aiuta una persona la si aiuta con fondi pubblici. L’immigrato usufruisce di
quello che sono soldi degli altri. E’ questo il problema martellante che viene
posto. E’ una domanda assurda dinanzi a ciò che sta accadendo nel Mediterraneo.
Non c’è indifferenza, ma il problema di quali fondi si sita utilizzando. E’ il
sistema che si è rivelato mafioso.
Passiamo da una sigla all’altra per
parcheggiare e trattenere sino all'esaurimento persone che hanno il diritto di
essere ascoltate, che hanno il diritto di avere una risposta. Il superamento di
questo sistema di accoglienza è solo di apparenza.
Sono luoghi di detenzione. Parliamo
di un allungamento dei tempi, che possono arrivare sino ai 12 mesi. Andiamo
verso l’idea che la persona straniera sia una minaccia. Spesso questi numeri
vengono percepiti come numeri alti perché c’è una volontà di segregare le
persone che vengono in Italia creando una paura verso la persona che non
conosciamo. Riconoscere un diritto è una forma di tutela per tutti.
[C’è un’idea di eguaglianza che non funziona]
Deriva demagogica di questi discorsi.
Sembra quasi che ci stiamo abituando a considerare l’Africa come un paese ormai
perso. Nessuno abita volentieri in un luogo che non è suo.
Giampiero Khaled Paladini (presidente Università islamica d’Italia)
E’ di Lecce e vive da diversi anni in
Sicilia. Da due anni Paladini ha proposto la nascita dell’Università Islamica
in Italia ponendo questa esperienza a Lecce.
Ci sono molti italiani che vanno nei
paesi arabi a cercare lavoro. Se facciamo una ricerca ci sono più di 5 milioni
d’italiani che emigrano per lavorare all’estero.
L’approccio al problema è economico e
politico che sta all’estero. Vedendola dall’estero la questione è diversa. I
primi nuclei d’immigrazione mussulmana arrivano negli anni ’60 a seguito di un
desiderio degli studenti di studiare in Italia, che provengono dalla Palestina,
Siria, Iran. In quegli anni nascono i primi nuclei dei mussulmani in Italia.
Negli anni ’70 arrivano i primi veri emigranti per lavoro. Nascono varie
associazioni. La prima immigrazione era dovuta ad esigenze di studio e di
lavoro e corrispondeva un’emigrazione di Italiani di studenti e lavoratori che
vanno all’estero.
Poi c’è il problema delle grandi
immigrazioni legate alle guerre: Albania, Balcani, Primavera Araba, Siria. Una
cosa è il naturale osmosi di persone e cose che si muovono nel mondo, altra è
ciò che avviene a causa delle guerre. LE
crisi le procurano le guerre.
Il Marocco è cresciuto. Ci sono molti
marocchini che ritornano in Marocco, perché sta crescendo. Nei loro paesi si
vive meglio che in Italia.
Nessuno va a rompere a rompere
equilibri politici in Qatar. Dove c’è ricchezza e sviluppo e lavoro non c’è
immigrazione. Gheddafi stava pensando all’Unione degli Stati Africani.
Bisogno combattere la guerra: il
resto è relativo. Sono molte le cose che uniscono Islam e Cristianesimo. L’ISIS nasce dove ci sono interessi
particolari che vogliono tenere sotto controllo il mondo. L’Università Islamica non è coranica. Cambia
la forma. Non esiste incompatibilità tra il mondo medio orientale e il mondo
europeo.
Don Raffaele Sarno (direttore Caritas Trani)
Esperienza presidio. Parte dal
fenomeno dello sfruttamento lavorativo che ha assunto nel tempo un sempre
maggiore importanza. In Italia è diffuso questo sfruttamento he coinvolge
tutti.
Fratellanza globale. Molti detenuti
sono stranieri. Alcune statistiche parlano del 35%.
Nasce con l’obiettivo di dare un
‘azione di sistema per intervenire a dare un lavoro in agricoltura coordinando
10 Caritas diocesane. Si è partito da diocesi che già in passato si erano
impegnate in questo progetto.
Piemonte:
Saluzzo (Cuneo).
Campania
(Castel Volturno); Teggiano
Puglia: Trani,
Nardò, Gallipoli; Foggia
Basilicata:
Melfi
Calabria:
Oppido
Sicilia:
Ragusa
Obiettivo: garantire una presenza
costante sui territori che vedono l’arrivo di immigrati. Presenza di operatori
e garanzia di servizi di accoglienza, informativo per consulenza lavorativa e
legale. Spesso è un’unità mobile che si muove sul territorio dove è più facile
intercettare la presenza degli stranieri. Difficilmente gli stranieri dopo una
giornata di lavoro si spostano per cercare un Presidio. Gli operatori sono persone
specializzate: avvocati, medici, infermieri, ecc. Ci sono anche molti
volontari. Spesso Presidio cura l’aspetto legale dello straniero. Spesso gli
stranieri si spostano da una parte all’altra dell’Italia e con data Base
uniforme è possibile aiutare queste persone e intervenire in modo efficace. Altre
diocesi hanno chiesto di entrare in questo progetto.
Gianluigi de Vito (giornalista La Gazzetta del Mezzogiorno).
Il 2015 dal punto di vista
dell’immigrazione com’è andata? I titoli di prima pagina sono aumentati in modo
esponenziali.
Il 2015 si apre con l’attentato in
Francia. Aumentano gli arrivi via mare.
19 aprile: c’è la sciagura di un
naufragio di una nave: 800 morti.
Scoop fotografico: il bambino trovato
annegato sulla spiaggia del mare
13 novembre: attentati di Parigi
In Italia 5 milioni di immigrati
producano l’8% del PIL, lavorando nei quartieri, occupandosi dei nostri
anziani. L’immigrazione dal punto di vista mediatico diventa molto evidente:
mediato dai media.
I media sono capaci di unire tutti
gli eventi sul filo dell’immigrazione.
L’elemento della pietà assume una
forza universale. Cominciano i racconti ad essere centrati sulle emozioni. Il
giornalismo comincia a raccontare le persone.
Sono 39 le giornate non c’è un titolo
che non riguardi l’immigrazione. I quotidiani dedicano in media 4 o 5 titoli
sui giornali. C’è il riferimento al tema dell’accoglienza.
La cosa che funziona il binomio
criminalità e immigrazione è ridotto. Aumenta l’altro binomio terrorismo e
immigrazione.
L’enfasi narrativa è correlata a due
eventi: flusso, rischi sanitari, timore di attentati.
3477 notizie sull’immigrazione.
Quella immagine è stata riconosciuta
come autentica e da quel momento in poi le cose cambiano. La Merkel apre le
frontiere.
Siamo sicuri che non ci abitueremo
all’orrore?
Il tour delle parole.
I migranti r i profughi hanno avuto
solo il 7% di spazi per le interviste e sono state voci mediate.
I migranti hanno voce sul tema
dell’accoglienza, all’arrivo.
I Rom? Nel 65% dei casi si è parlato di loro
come criminali e un problema di ordine pubblico.
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