sabato 8 luglio 2017

IL CONTESTO: CONDIZIONE POST-CRISTIANA, RIEVANGELIZZAZIONE, NUOVE FORME DEL BISOGNO RELIGIOSO





VERONA, 6 LUGLIO 2017
Relatore: Carmelo Dotolo
Sintesi: Paolo Cugini

Qual è lo spirito dei nostri tempi? Rischio di forzature interpretative.
Il contesto appartiene a quella azione dello Spirito che ci fa leggere il contesto come partner del processo di comprensione dell’evangelizzazione. Il contesto non è opzionale, non è aggiuntivo. Il contesto non è l’etichetta che attraverso un termine nuovo ci permette di fare un frullato migliore. Il contesto deve entrare NEL PROCESSO DI RICOMPRENSIONE DELL’Identità CRISTIANA. Scegliere un’analisi del contesto significa operare una selezione interpretativa. Il contesto è oggetto ambivalenza d’interpretazione.
Occorre cogliere alcuni elementi che possono diventare decisivi perché il contesto ci aiuta a cambiare paradigma interpretativo.

La riforma implica un cambiamento del paradigma. Se non ho la chiarezza e non condivido il paradigma lo sforzo diventa impossibile. Come si fa una riforma? Il LG troviamo una serie di modelli ecclesiologici che sono contraddittorie e spesso conflittuali. Ogni modello può giustificare qualsiasi lettura contestuale.
La condizione post cristiana la interpreto come paradigma dei nostri giorni, l’architettura del nostro tempo entro la quale dobbiamo rileggere la possibilità di suggerire percorsi itinerari e percorsi di evangelizzazione. La prima preoccupazione è quello di comprendere la concezione post cristiana non è indifferente ai processi di evangelizzazione al nostro modo di credere, di pregare. Le nuove forme del desiderio religioso sono una sorta di banco di prova rispetto a come una lettura del paradigma funziona su eventuali modelli di evangelizzazione. Non è semplicemente una lettura di sociologia.

Esigenza di un cambiamento preme all’interno della nostra società e cultura. Se riteniamo che la cosa vanno cambiate senza cambiarle è probabile che facciamo scelte che vanno in un’ottica che non è il Vangelo.
Quando si va verso un cambiamento che la storia, le culture provoca, nella storia del cristianesimo si pone sempre una domanda: che cos'è il cristianesimo? Qual è l’essenza del cristianesimo? Dopo Costantino s’inizia quella che alcuni chiamano la fine del cristianesimo delle origini. C’è la crisi di un’identità Cristian. Attorno all'anno mille c’è la crisi della forma del cristianesimo. Modernità scopri che c’è un’alterità. Questa domanda mostra come una forma di cristianità sembra avere una sorta di conclusione nel momento in cui il movimento culturale pone questioni nuove al cristianesimo. La forma non funzione più perché non corrisponde più all'orizzonte, alle attese dell’uomo. La domanda è: qual è il cristianesimo?
Nel ‘900 nasce la provocazione maggiore. Harnack disse che l’essenza è il Vangelo di Gesù Cristo. Nella logica della storia sembrava essere un’eresia a partire dalle forme giuridiche, istituzionali. A partire da questo momento si capisce che si doveva ritornare alle origini, allo stile di Gesù di Nazareth, quasi ad indicare che la storia delle forme che hanno dato un volto al Vangelo hanno dimenticato la freschezza delle origini.

Vaticano II: finalmente è finita l’epoca costantiniana del cristianesimo in cui la religione cristiana non è più il collante sociale della nostra identità, dei valori. Per la prima volta il Vaticano II ha sigillato l’idea che il cristianesimo deve giocare le proprie credenziali nella logica della proposta qualitativa della sua identità. La presenza del cristianesimo dentro la realtà culturale in Italia è un dato di fatto. C’è un’idea che ritiene il cristianesimo una presenza ovvia, scontata che determina il nostro modo di fare. Perché andare a preoccuparci di evangelizzare? Che cosa dobbiamo evangelizzare?

C’è un sottofondo patrimoniale culturale che si ritiene cristiano. Questo sistema è andato in crisi. Il cristianesimo è diventato sempre di più un’esperienza da museo. È un’esperienza che ci appartiene: nascita, matrimonio, morte. In alcuni tessuti regionali c’è un’iniziazione cristiana. Se questo non fosse un problema, perché evangelizzare? E c’interroghiamo vuole dire che c’è qualcosa che non funziona?
Nessuno più oggi discute animatamente o si contrappone al cristianesimo. È la logica dell’indifferenza, accettazione della differenza quando questa non calpesta il mio orto. Nei confronti del cristianesimo c’è una sorta d’indifferenza. È il cristianesimo della lepre, quella che rincorre il mondo, per questo c’è bisogno degli eventi per riaffermare il nostro modo di essere.

Post cristianesimo è quella condizione in cui il cristianesimo è sullo sfondo, utile ai buoni sentimenti, che non producono modifiche strutturali. È il cristianesimo delle feste, dove si sta assieme. E’ il cristianesimo che non deve disturbare lo spazio pubblico e che quindi non deve avere una forza profetica. È una sorta di elegante reindividualizzazione privatistica dell’esperienza cristiana. E’ il cristianesimo che ha rinunciato d’incidere. Quando parliamo di cristianesimo allora a che cosa ci riferiamo?

La forma che il cristianesimo deve assumere oggi non può più essere quello di una volta. Deve diventare un cristianesimo alter-nativo. Diverso volto dell’essere cristiano.
La condizione post cristiana non vuole dire che dobbiamo svendere la nostra identità, ma che dobbiamo reinventarla, ritradurre la nostra identità. Dobbiamo chiederci qual è oggi la forma dell’identità cristiana al punto che produce un’interpretazione liberante.

Il paradigma che vuole corrispondere ad una condizione post cristiana sta nel recuperare la centralità di Gesù di Nazareth. È un conosciuto ignoto. Gesù è conosciuto, ma ignoto rispetto alla nostra identità. Le sue parole, il suo stile, i suoi segni sembrano essere nel dimenticatoio.

Stiamo vivendo una nuova forma di positivismo. Tutto ciò che funziona è nella logica dei benefici. Si sta verificando una forma di neo ateismo naturalistico per cui funziona solo ciò che dà risposta immediata. Ciò che conta, conta immediatamente perché mi dà benefici. È la logica della religione via internet.
Anche il bisogno religioso che è una delle forme più importanti sta entrando nella logica della funzionalità.
Recuperare l’identità del cristianesimo. Gesù opera tre spostamenti.
-          Spostamento antropologico: tenerezza, attenzione
-          Spostamento interpretativo dell’esperienza religiosa. Provoca uno spostamento in ordine al desiderio di spiritualità.

-          Spostamento sull’immaginario di Dio. La provocazione di Gesù modifica l’immaginario teologico. Rompe quella che è una familiarità psicologica con l’idea. La porta oltre. Non è stato semplice questo spostamento. Dio è l’itinerario, l’orizzonte, il senso. Gesù traduce l’orizzonte del senso. È un’interpretazione che sposta una logica, per cui Dio va al di là delle logiche.
Gesù realizza questi spostamenti attraverso una dimensione profetica e messianica che decostruisce e ricostruisce. L’epoca post cristiana è favorevole per recuperare quel volto del cristianesimo ed evangelico che va a intercettare questi spostamenti che Gesù ha operato.
Nuove forme del bisogno religioso. Gesù fa emergere il potenziale dell’umano e lo lascia emergere nella logica del triplice cambiamento. Affinché questo si possa realizzare è necessario cogliere il contesto. Il lavoro dell’evangelizzazione deve cogliere i segni dei tempi. Oggi lo stare assieme è un segno.
Alcuni aspetti importanti per rileggere un cristianesimo che sappia essere protagonista:

-          Bisogno di autenticità. Desiderio di autenticità nelle relazioni, nella propria vita, nelle scelte discriminanti. Bisogno di liberarsi da abitudini vuote.

-          Recupero del mondo egli affetti e delle emozioni. Il mondo degli affetti si supera il criterio utilitaristico. È un mondo che non può sopportare razionalità a tavolino. Gioca sull’importanza del desiderio. Il desiderio a differenza del bisogno è qualcosa che non puoi appagare e ti permette sempre di andare oltre, e di non fermarti dinazi a nulla. Il desiderio è sempre rivolto all’altro, mentre il bisogno rivolto a me. Il bisogno vivnee sodisfatto, il desiderio nutrito nella crelazione con l’altro. Il bisogno è possessivo, il desiderio spinge ad andare oltre. Il recupero del mondo degli affetti, delle emozioni, del desiderio, è un aspetto importante nei processi di organizzazione dei percorsi pastorali.

-          Le relazioni. L’esercizio della relazione è fondamentale. La relazione mi pone nelle condizioni dell’incontro con l’altro non solo come utile e funzionale, ma come compagno di viaggio di un cammino di ricerca di senso, di libertà e di salvezza. È il paradigma del samaritano.
Cosa significa per una nuova forma di esperienza religiosa? Se il paradigma è Gesù e incontra alcuni segni dei tempi a tutti i livelli, quale può essere una forma di cristianesimo che risponda a questa idea?

-          Lavorare a delle identità progettuali, nelle quali divenire se stessi si giochi nella relazione con gli altri, con l’ambiente, con Dio. Dobbiamo aiutare le persone a crearsi una visione del mondo che sia aperta a progetti che siano capaci di creare quei tre elementi, quei tre cambiamenti che si diceva sopra. Identità consapevoli dell’originalità della proposta.

-          Lavorare ad un’esperienza credente empatica, capace di vivere l’incontro come risorsa di una differente convivialità. La stessa organizzazione pastorale deve portare a questo. Occorre pensare forme ministeriali che aiutino queste esperienze di convivialità


-          Esperienza di liberazione e riconciliazione. Recuperare qualcosa che stiamo smarrendo e cioè quella forza che ci fa essere fermi, accoglienti, e capaci di operare una decostruzione. Religione che sia contro culturale, capace di creare una cultura nella quale gli obiettivi del regno siano prioritari. Cristianesimo che lotti contro la disumanizzazione, il dissesto ecologico. Di fronte ai fenomeni attuali, chi è che sta criticando il sistema? Il cristianesimo che scomoda viene messo in un angolo. Occorre intervenire nella critica del sistema. Lavorare ad un cristianesimo che non disturba, è un cammino non evangelico. Gesù ha pagato perché ha destrutturato, altrimenti non si spiegherebbe la croce. Dobbiamo recuperare la profezia critica (Metz). 

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