CUGINI, Paolo. Come la pioggia e la neve. Omelie per l’anno C. Bologna: Dehoniane, 2024.
INTRODUZIONE
Il contatto quotidiano con il cammino delle comunità ecclesiali dovrebbe condurre coloro che hanno una responsabilità pastorale, ad un’attenzione sempre più attenta e profonda alla Parola di Dio e al desiderio di trasmetterla. È, infatti, quello che ci dice il profeta Isaia nel versetto dal quale ho estratto il titolo di queste omelie dell’anno liturgico C.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata (Is 55, 10-11).
C’è una fiducia impressionante nell’efficacia della Parola di Dio, espressa da queste profondissime parole del profeta. Fiducia che non può che venire dall’esperienza personale di Isaia, dalla sua relazione con il Signore, da tutto ciò che l’ascolto attento della sua Parola ha prodotto nella sua vita e nel cammino del popolo di Israele. Fiducia che diventa nel lettore un impulso a divenire annunciatore della Parola, perché solo in questo modo potrà generare frutti di pace e di giustizia in color che l’ascoltano e l’accolgono.
Chi accompagna le comunità cristiane, si accorge che l’esempio del profeta Isaia è illuminante. Infatti, l’ascolto personale della Parola di Dio, che aiuta a maturare una mistica e una comprensione sempre più profonda del Mistero che ci circonda e del quale facciamo parte, è importante che sia accompagnato dall’ascolto della realtà. La Parola di Dio che si è manifesta in Gesù Cristo è come una lampada che illumina il nostro mondo e ne svela il senso autentico. L’evangelista Giovanni, proprio nei primi versetti del Prologo, ci ricorda che: “Il Verbo era la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). È la vita di Gesù che è luce per noi (cfr. Gv 1, 4), che illumina il vissuto quotidiano e permette di togliere dalle tenebre il nostro cammino.
Storia e Parola, dunque, si illuminano a vicenda in un duplice percorso che può essere complementare. C’è infatti, chi inizia dall’ascolto della Parola per illuminare la propria vita e il cammino della comunità di appartenenza: è questo il metodo che incontriamo nelle nostre comunità parrocchiali. C’è, invece, che inizia dal proprio vissuto, dalla vita come criterio per comprendere la Parola. Quest’ultimo metodo, conosciuto come lettura popolare della Bibbia, è in uso soprattutto nelle comunità di base in America Latina. Percorsi che hanno diversi punti di partenza, ma che tendono allo stesso obiettivo, che consiste nel permettere alla Parola di illuminare la vita.
La predicazione domenicale s’inserisce proprio a questo livello, tentando di offrire delle chiavi di lettura alle comunità riunite a celebrare il giorno del Signore e in ascolto della Parola per comprendere meglio gli eventi della storia quotidiana in cui siamo inseriti. Per questo motivo, come lo scorso anno, le omelie che presento, più che essere un prodotto ben definito, sono una specie di canovaccio, che ha l’intento di orientare coloro che hanno una funzione di guida della comunità e può essere utilizzato in vari contesti.
L’anno liturgico C ha, come punto di riferimento, il Vangelo di Luca. Le omelie che presento sono più che altro delle riflessioni sul Vangelo della domenica, che offre il tema delle letture ascoltate. L’evangelista Luca presenta la propria opera come un cammino, una salita verso Gerusalemme, che si radicalizza a partire da 9,51, quando il testo afferma che: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme “. In questo cammino, incontriamo alcuni testi che sono specifici di Luca, che manifestano la sua sensibilità su alcuni temi, come la misericordia e il perdono. Non a casa la parabola del figliol prodigo (Lc 15, 11-32) e il buon samaritano (Lc 10, 29-37) sono proprio di Luca. Forse, però, l’aspetto più interessante e originale è l’attenzione che Luca dà alla presenza delle donne nella comunità di Gesù. Solamente nel Terzo Vangelo incontriamo passaggi significativi che mostrano come, nel progetto di Gesù, la comunità non era formata solamente da uomini, ma anche da parecchie donne (Lc 8,1-3).
È con queste sensibilità specifiche di Luca, che diventa interessante il tipo di Luce che dal suo Vangelo promana per illuminare il cammino delle nostre comunità. Come sempre, è la disponibilità al cambiamento, a lasciarsi contaminare positivamente dalla novità che il Verbo incarnato porta dentro la storia, che dipende la possibilità del Regno di Dio realizzarsi tra di noi. In ogni modo, nonostante le nostre resistenze e le nostre paure, possiamo stare tranquilli, perché: “Come la pioggia e la neve… così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto” (Is 55, 10s). Buona lettura e buon cammino.
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