mercoledì 22 marzo 2017

IN CAMMINO CON IL PROFETA GEREMIA

ZONALE OVEST VICARIATO URBANO- DIOCESI DI REGGIO EMILIA E GUASTALLA
LECTIO DIVINA DELLA QUARESIMA 2017





MEDITAZIONE DI DON MATTEO MIONI
GEREMIA 20,7-18


Sintesi: Palo Cugini


Introduzione: L’esperienza narrata al capitolo 20 si trova in altri contesti del libro. Geremia è il profeta perseguitato. Geremia: colui a cui Dio apre il ventre. La persecuzione viene da Pascur, un sacerdote del tempio e a motivo delle parole di Geremia reagisce mettendolo in prigione. In questi versetti la vocazione di Geremia si trova tra la seduzione e la persecuzione. La seduzione apra per Geremia la strada della persecuzione. Dio obietta, ma nonostante ciò il testo si conclude con delle parole di maledizione. Non si può semplificare il testo, ma va ascoltato così com’è.

Tu mi hai sedotto: Geremia si è arreso dinanzi all’amore di Dio, alla bellezza dell’amore di Dio. È una seduzione sofferta: tu mi hai fatto violenza. Ricorda la situazione di Gesù nel Getsemani. È un invito a non avere paura dell’amore di Dio.

Oppressione: Dire di sì al Signore non è uno scherzo. Dire sì al Signore implica una resistenza. Riconoscere la fecondità del momento in cui grida la sua oppressione. Anche la sofferenza possono diventare grembo fecondo. Paolo dice: sono lieto con le sofferenze di Cristo. Dio non ci chiama alla sofferenza. Dio nella sofferenza ci chiama. Dio chiama alla fedeltà. Riconoscere sia nel momento della seduzione che dell’oppressione si apra il grembo e il cuore di Geremia. Non è un dovere rispondere al Signore.

A volte facciamo l’esperienza della Parola che diventa ingannevole. La nostra vita si ribella quando passa per queste situazioni. È lo scandalo della Parola, perché non è ciò per cui abbiamo messo in gioco la nostra vita. Lasciarsi baciare dalla Parola di Dio può diventare motivo di violenza e persecuzione.

Mi dicevo: Non penserò più a Lui: Geremia ragiona tra sé e sé. Non dà più del Tu a Dio, ma parla di Dio. Il pericolo mortale di un credente è non dare più del tu a Dio. Nei Salmi vediamo che Dio può dire a Dio di tutto; è Parola di Dio perché è rivolta a Dio. Il pericolo di Geremia è di non rivolgersi a Dio con il tu.

Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente: la percezione dell’amore di Dio è l’obiezione alle sue ribellioni, alla sua indignazione. Quando nella nostra vita qualcuno ci propone qualcosa, e mettiamo dinanzi delle difficoltà. L’amore di Dio in Geremia è più forte delle sue paure. La Pasqua è l’obiezione delle obiezioni alla paura di vivere, di amare, ecc. Permettere alla Parola di Dio l’obiezione più profonda ai nostri pensieri.

Ci prenderemo la nostra vendetta. Sentivo la calunnia di molti: Geremia riprende ad ascoltare le parole degli altri, di coloro che ce l’hanno con lui.

Ma il Signore è al mio fianco: l’amore di Dio diventa obiezione alle mie paure. Per questo saranno i persecutori che cadranno.

Signore degli eserciti tu che provi il giusto… Possa io vedere la tua vendetta: Geremia ha ricominciato a dare del tu. Non sono sparite le difficoltà, ma emerge il suo amore per Dio come realtà più forte delle paure. Fino a che abbiamo la capacità di dare del tu a Dio è un bel segno.

Cantate inni al Signore: Geremia ha visto la forza di Dio. Geremia affida la vendetta a Dio. Che cos’è la vendetta di Dio? Dio si vendica. La vendetta di Dio è il condono. La vendetta è disarmata dal perdono. Geremia non cerca vendette sue, ma lascia la vendetta a Dio e Lui risponde con il perdono, la misericordia.

Maledetto il giorno in cui nacqui: è scandaloso sentire un profeta che maledica il giorno in cui è nato. Lo scandalo è quando il credente non risponde alle sollecitazioni di Dio. Nel testo c’è un intreccio continuo. È come la nostra vita. Nessuno vive una vita lineare. Ci possiamo riconoscere nel cuore di Geremia. Dobbiamo litigare con la Parola. Dobbiamo accettare di non capirla. È vivendo il contrasto che la nostra fede cresce. La preghiera non è un tranquillante. È il contrario: è un’adrenalina. Stare dentro alla contraddizione del testo. Questi ultimi versetti provocatori mettono in discussione le nostre sicurezze religiose. La Parola non è un tranquillante.


Senso della vocazione: dalla persecuzione a motivo della Parola a lasciarsi perseguitare dalla Parola. Tutti i disagi, fatiche, contraddizioni: davanti a Dio sono tutti legittimi. Abbiamo il diritto alla stanchezza, al disagio. L’importante è non dimenticare che siamo servi. Non è quello che viviamo che modifica il nostro essere, ma l’essere figli di Dio. 

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