giovedì 14 luglio 2016

LO SLANCIO MISSIONARIO DELL'UNITA' PASTORALE: PROPOSTA DI AZIONE

UNITA’ PASTORALE SANTA MARIA DEGLI ANGELI-RE
CONSIGLIO PASTORALE 13 LUGLIO 2016




PROPOSTA DI UNA NUOVA RIORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO PASTORALE



A.     In Ascolto del Papa

(Dall’Evangeli Gaudium di Papa Francesco)
Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti.

Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo.
La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano.
La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia.
Una pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere. Quando si assume un obiettivo pastorale e uno stile missionario, che realmente arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa.
Se la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, «coloro che non hanno da ricambiarti» (Lc 14,14). Non devono restare dubbi né sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, «i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo», e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli.
Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta:
« Voi stessi date loro da mangiare » (Mc 6,37).

B.      LA PROPOSTA
[Per questa parte mi rifaccio alla proposta di don Davide Poletti presentata all'Unità Pastorale Padre Misericordioso]

La Chiesa in uscita non è una novità:
      Padre Leone Dehon: uscire dalle sagrestie (1870)
      congresso ATI : nuova coscienza della missione (1977)
      Dianich: chiesa estroversa (1978)
      Uscire dal tempio (Mons. Caprioli 1998)

Oggi ci troviamo dinanzi ad una società che presenta fenomeni nuovi:
·         presenza crescente di cittadini di altre religioni
·         presenza di cittadini di nessuna religione
·         crescita numerica di abbandono della fede nei paesi cristiani
·         scollamento tra costume e morale cattolica
·         matrimoni religiosi dimezzati
·         battesimi scesi al 70%
·         Appartenenze parziali
E’ il frutto del cammino di secolarizzazione e di scristianizzazione della società Occidentale.

Che cosa significa evangelizzare in Italia?
·         Situazione di staticità della chiesa istituzionale
·         Scollamento tra gerarchia e Popolo di Dio
·         Liturgie che fanno fatica a rappresentare la vita dei fedeli

Problemi aperti
·         Le Unità Pastorali di recente formazione possono offrire una possibilità concreta per le comunità di aprirsi alle altre comunità e di aprirsi sul territorio.
·         Le unità pastorali costituite nella nostra diocesi propongono un metodo di pastorale che viene generalmente applicato a più parrocchie in modo fisso e sempre uguale.  La spiritualità che nasce dal modello classico e dalla formazione del prete e del laico non è missionaria.  Tutto ciò non aiuta la Chiesa ad esprimersi nella sua missione in uscita sul territorio: il modello assunto finora è centralizzante e campanilistico, legato a strutture e territori.  Questo modello tradizionale non ci stimola neppure ad essere una chiesa comunione perché troppo incentrata sul prete.

Passaggi necessari:
·         Uscire dall’individualismo spirituale e pastorale
·         Uscire dal pretocentrismo pastorale
·         Elaborare cammini per una pastorale che sgorghi sempre di più dalla Parola di Dio
·         Essenzializzare il lavoro pastorale (lasciare indietro ciò che non serve)
·         Percepire sempre più la corresponsabilità nel processo di elaborazione dei cammini di evangelizzazione
·         Studiare modalità differenti per evangelizzare il territorio
·         Non una chiesa a servizio di sé stessa (strutture), ma una chiesa a servizio del Regno

Occorre un cammino di chiesa che:
·         Si decentri sempre di più
·         Senta il mandato missionario sulle persone che vivono sul territorio
·         Propone cammini di fede e di liberazione (corruzione, mafia, attenzione al creato, stili di vita, ecc.);
·         Attenta ai poveri (uscire dall’assistenzialismo)
·         Cammini con le famiglie (Parola e sacramenti)
·         Attenta ai giovani (a tutti, non solo quelli che bazzicano nelle nostre strutture. Elaborare una pastorale giovanile attenta al territorio, che nel lungo termine possa creare una rete per intercettare il grido dei giovani)
·         Cammini con le tante solitudini presenti sul territorio (anziani, vedove/i, singles, etc.)
·         Costruisce piccole comunità a misura d’uomo e donna

PROPOSTA (cfr. UP Baragalla, Cesare Annamaria,Villa Sesso, Castellarano,  CEBs, ecc.)

·         Suddividere le cinque parrocchie dell’UP in zone, o comunità di base, o diaconie,
·         I laici dovrebbero assumere la responsabilità della vita della Chiesa nel quartiere.

·         Assieme ai ministri ordinati, ai catechisti e ai ministri straordinari dell’eucaristia potrebbero iniziare a preparare i battesimi dei bimbi e degli adulti, accompagnare i malati e i morenti, sostenere il cammino dei poveri, animare gli incontri della Parola di Dio, visitare le famiglie (benedizioni, ecc.) e le persone sole, preparare e svolgere una parte della catechesi dei bimbi.

·         Le comunità di quartiere dovranno avere una propria coscienza autonoma senza dimenticare l’unità pastorale in cui sono inserite.

·         Al fine di mantenere una comunione più efficace (intra ed extra) e nello stesso tempo raggiungere una buona autonomia ogni chiesa di quartiere potrebbe scegliere una presidenta o un presidente. Una laica o un laico capace, per carattere, esperienza e doti di coordinare, facilitare, accompagnare, ascoltare, far crescere, appianare, dare spazio, ecc.

·         Il sacerdote dovrà reinventare la sua funzione in modo itinerante, pur vivendo in comunità con altri sacerdoti/laici, Il suo compito sarà principalmente quello di amministrare i sacramenti, ma dovrà anche visitare le comunità nei quartieri, crearne eventualmente di nuove, formare i laici, mantenere la comunione fra le comunità.
·         La DOMENICA diventerà il giorno in cui le comunità di quartiere si ritrovano per celebrare la messa insieme , per portare le gioie, le fatiche e le istanze della gente nell’eucaristia.

COSA FARE? COME FARE?
·         Ascoltare il proprio territorio e riflettere sul cammino da compiere
·         scegliere  la strategia del positivo
·         valorizzare l’esistente in modo particolare partendo dai cristiani che abitano già quel territorio
·         sentirsi servitori del Regno di Dio che è già presente
·         intervenire con umiltà
·         essere una Chiesa che non si difende, ma che aiuta a crescere e raccoglie le domande dell’umanità
·         dialogare

PUNTI DA DEFINIRE
      come leggere la Bibbia in questo nuovo contesto di costruzione del Regno e di cammini di liberazione
      quale tipo di formazione? Non solo teologica e Biblica, ma anche umana (incontro, dialogo, facilitare…)
      quale cammino di iniziazione cristiana per i bimbi
       messe in famiglia/quartiere
      cammini dei ragazzi e dei giovani
      rapporti tra commissioni e comunità di quartiere
      rapporti tra centro di ascolto e comunità di quartiere
      nuovi ministeri: presidente, mediatore di conflittI
      Comunità cristiana / chiesa di quartiere e rapporto con le istituzioni
      cammini dei fidanzati
      ………









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