mercoledì 27 maggio 2015

EDUCARE I GIOVANI ALLA FEDE







Paolo Cugini
E’ stato questo il titolo della relazione del prof. Pier Paolo Triani all’incontro regionale degli assistenti ecclesiastici Agesci tenutosi a Bologna lunedì 18 maggio. Un tema sempre molto stimolante per coloro che sono tutti i giorni a contatto con i giovani e che desiderano annunciare loro il Vangelo. Triani faceva notare che dal punto di vista formativo la condizione giovanile è piuttosto critica. Si nota infatti, anche tra i giovani che frequentano le parrocchie, una scarsa conoscenza della Bibbia, accompagnata da una scarsa frequenza della messa domenicale e di una generale resistenza alle proposte specifiche del vissuto ecclesiale.
I giovani probabilmente, non sono interessati ai problemi religiosi così come li presentiamo a loro. In realtà, si tratta di una generazione non cristiana o, per dirla alla Matteo Armando, sono la prima generazione incredula. Si tratta di una generazione secolare, post cristiana. Al di là del dibattito degli studiosi, troviamo alcune costanti nel vissuto religioso dei giovani oggi che per il prof Triani sono le seguenti:
1.      Erosione dell’appartenenza sociale alla fede cattolica, ma in generale un’erosione di appartenenza alle istituzioni religiose. Alla domanda: credi? Tra i giovani del nord Italia hanno risposto affermativamente il 42%, mentre nel Sud Italia il 55%. Ormai i giovani non si riconoscono più nella dimensione religiosa, perché percepita come qualcosa che appartiene al mondo dell’infanzia.

2.      Progressivo analfabetismo religioso. Le parole e i racconti cristiani erano più diffusi in passato rispetto ad oggi.

3.      Siamo in presenza di una forte riduzione della mediazione comunitaria. L’esperienza religiosa è considerata come un’esperienza individuale, personalista. La mediazione della chiesa è percepita come sovrastruttura convenzionale. Vale, allora, la dimensione relazionale. I giovani sospettano le mediazioni istituzionali. La fiducia nella chiesa è medio e, nelle ultime statistiche, è l’unica istituzione che non ha perso terreno. I giovani si fidano di papa Francesco. I giovani si fidano delle perone che vivono quello che dicono.

4.      Indebolimento dell’evocazione dei simboli cristiani e la trasformazione del simbolismo religioso. Irrilevanza del linguaggio cristiano. Appare sempre con maggior forza il Gesù sentimentale, così come viene presentato nelle devozioni, più che il Gesù della storia e dei vangeli. La parola Gesù non comunica più nel profondo. Ciò porta a una dimenticanza della dimensione trascendente. Ormai il tema religioso appartiene al privato.
Il prof Triani faceva notare come la domanda religiosa, nonostante tutto, permane. Le parole della fede cristiana sono parole forti che possono scuotere ancora le nuove generazioni. Occorre allora, passare dalla lettura stanca della condizione giovanile ad una concezione dinamica. Non serve a niente e a nessuno rimanere solamente sul piano delle indagini statistiche e alimentare le frustrazioni su ciò che non riusciamo più a fare con i giovani.  Oggi sempre di più siamo consapevoli che la fede sia un processo che si costruisce in un tempo più lungo. La maturità religiosa si raggiunge verso i trent’anni. Oggi i ragazzi non solo vivono questo processo, ma vivono esplicitamente l’adesione alla fede come un processo aperto e dinamico. Non si accontentano più delle modalità scolastiche della trasmissione della fede, ma vogliono essere coinvolti attivamente nel cammino formativo. Quali linee di lavoro si possono indicare per raggiungere questi obiettivi? Il prof Triani ne ha indicate otto:

1.      L’educazione alla fede è sempre una parola buona sulla vita delle persone. Incontro con la Parola buona. La comunità cristiana si deve porre l’interrogativo sulle modalità da mettere in atto per aiutare le nuove generazioni ad incontrare questa Parola.

2.      Riporre al centro dell’azione educativa la dinamica esistenziale delle persone, del raccontare la fede. Fede non come concetto, ma fede come racconto che parla di vita e alla vita delle persone. Educare alla possibilità dei sì della fede.

3.      Educarci all’apertura. C’è un rischio di chiusura su di sé che nega la possibilità stessa di riconoscere una parola altra.

4.      Tema del progetto che diventa autoreferenziale. Vocazione: che cosa ti viene chiesto? Educazione all’interiorità è inseparabile all’educazione all’apertura. Conosco me stesso se mi apro all’altro.

5.      Educare allo stupore. Aiutare a capire che c’è un mistero più grande.

6.      Educare a fare i conti con la fragilità. Il concetto di salvezza è difficile oggi. La fragilità dell’umano.

7.      Educare a sentirsi parte di una grande storia. E’ il senso della comunità, sia parrocchiale che diocesana. Necessità di uscire dalle dinamiche asfittiche del piccolo gruppetto parrocchiale.

8.      Educare a leggere la vita con le parole evangeliche. E’ questo uno dei compiti principali della comunità. Mettere in grado i giovani, gli educatori, i responsabili, a leggere la propria vita a partire dal Vangelo, per fare in modo che le proprie scelte siano il più possibile evangeliche.

Per rendere operativi questi obiettivi il prof. Triani indicava come fondamentali alcuni elementi. In primo luogo l’ascolto quotidiano della Parola di Dio. La comunità non potrà mai trasmettere alle nuove generazioni i contenuti di quella Parola che non conosce e non vive. In secondo luogo, occorre recuperare il valore simbolico della liturgia. E’ certamente questa una delle urgenze maggiori. Assistiamo, oggi nella chiesa, ad un ritorno angoscioso delle forme liturgiche passate, probabilmente per nascondere il vuoto religioso. Recuperare il simbolismo liturgico che trova i suoi significati nella Parola di Dio, permette di cogliere in modo immediato il legame tra fede e vita, corpo e spirito. Il rischio, che già stiamo assistendo, è un ritorno dei ritualismi fini a se stessi, svuotati di significato e, soprattutto, scevri da qualsiasi legame con la vita. Infine, Triani indicava nella preghiera personale il cammino per una vita di donazione totale e gratuita, vita che stimola le nuove generazioni ad uscire dai cammini egoistici che incontra nella vita di ogni giorno.









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