Paolo Cugini
Sono trascorsi quasi vent’anni da quando l’Associazione Moringa, fondata a Miguel Calmon per sostenere la biblioteca, si era insediata anche a Tapiramutà.
Moringa è il nome di una pianta che purifica le acque oltre ad avere proprietà antiossidanti che possono aiutare a regolare lo stress ossidativo, riducendo i livelli di zucchero nel sangue e a proteggere le cellule del corpo. Quando con Gianluca, all’inizio della nostra avventura brasiliana, eravamo alla ricerca di un nome da dare all’associazione culturale che stavamo formando, scoprendo la pianta moringa non abbiamo avuto più dubbi: l’associazione si chiamerà moringa.
L’idea che stava alla base del progetto moringa era quello di fornire strumenti, soprattutto ai giovani che incontravamo provenienti dai ceti più poveri, per poter costruire il proprio futuro. Il primo progetto è stato quello di una biblioteca, nata s richiesta dei giovani che incontravamo. Attorno allo spazio della biblioteca, costruito sistemando un edificio della parrocchia di Miguel Calmon, sorsero molti progetti di tipo culturale, come il corso in preparazione all’accesso all’università, assieme ad altri corsi, alcuni fatti in collaborazione con l’università della vicina città di Jacobina.
Prof Luzia, coordenadora del progetto Moringa a Tapiramutà |
È attraverso l’associazione Moringa che è stato possibile attivare una seria significativa di corsi di formazione politica e di coscientizzazione che ha inciso profondamente in tutta la regione. Da queste esperienze sono sorti i movimenti fede e politica a Miguel Calmo e Tapiramutà e il movimento Moringa a pintadas.
Questa idea culturale ha portato frutti diversi nelle città in cui è stata piantata. A Pintadas e Ruy Barbosa, per esempio, non è andata molto bene e si è estinta. Il luogo in cui l’associazione Moringa ha sino ad ora, portato più frutti è stata Tapiramutà. Attorno al progetto biblioteca, infatti, a Tapiramutà si sono sviluppato alcuni progetti direzionati ai minori di strada, in collaborazione con la parrocchia e, in modo speciale, alla pastorale degli adolescenti.
Un'azione del Movimento fede e politica di tapiramutà nella città di Miguel Calmon |
Una chiave di svolta della Moringa è stata la scoperta dell’organismo che elargisce fondi dello Stato della Bahia alle entità che elaborano progetti sociali per i ceti più poveri della società. Questo contatto ha prodotto nel tempo la possibilità di realizzare corsi professionalizzanti di varia natura: muratori, elettricisti, parrucchieri, ecc. Il contatto con lo Stato è stato cercato. Questo è un punto importante. Troppo spesso, infatti, i progetti messi in piedi in terra di missione, da missionari italiani, sono finiti quando il missionario è tornato nella propria patria, anche perché i progetti attivati solitamente dipendono dai soldi provenienti dall’Italia. Con Gianluca, sin dall’inizi, avevamo le idee chiare, anche grazie ad alcune letture che ci avevano chiarite le idee.
Elenildes, prima a sinistra e Rosana, terza da sinistra: due protagoniste di questa stupenda storia La ragazza tra le due è l'attuale bibliotecaria (non so il nome) |
Il primo l’ho letto durante il primo viaggio Milano Salvador: Il banchiere dei poveri di Yunus, premio per la pace nl 2006. L’ho letto perché in una recensione lo indicava come un libro fondamentale per i missionari. Yunus insegna come attivare il microcredito in zone di povertà. I soldi non si regalano, ma devono essere investiti per produrre. Si tratta di mettere le persone povere in condizioni di uscire dalla povertà imparando a lavorare, produrre e uscire da una mentalità di elemosina.
In questa direzione va anche il secondo libro che ci aveva aperto gli occhi: La carità che uccide, dell’economista zambiana Dambisa Moyo. Dambisa sostiene che chi ha distrutto l’Africa, riducendo gli africani alla povertà sono stati gli aiuti umanitari. Può sembrare un paradosso, ma non è. Infatti, la Moyo, con dati alla mano, sostiene che i miliardi di dollari elargiti dalle grandi potenze e da entità beneficenti, sono finiti nelle tasche dei politici corrotti dei paesi africani. Questi aiuti, nel tempo, hanno dunque contribuito a mantenere al potere da politici corrotti e dittatori senza scrupoli, impedendo agli africani di zelare del proprio territorio.
Un momento della confraternizzazione |
Dopo solo tre anni dalla fondazione dell’Associazione Moringa Gianluca aveva lasciato non solo la direzione, ma la stessa associazione. Io l’ho seguito poco dopo. L’idea alla base di questa scelta era nell’ordine di ciò che avevamo letto e meditato: lasciare che il popolo brasiliano gestisca i progetti creati da loro indicazioni specifiche e, soprattutto, non creare nuove forme di dipendenza coloniale.
A Ruy Barbosa e Pintadas l’esperienza è durata poco. Nonostante le apparenze e i tanti progetti realizzati, non interessava più di tanto. A Miguel Calmon l’esperienza è ancora attiva, soprattutto legata alla biblioteca. Attualmente si trova in una fase di stallo e avrebbe bisogno di una rinnovata, soprattutto nel personale che gestisce l’esperienza.
Differente è il discorso di Tapiramutà. In questa città chi ha tenuto le redini sono un gruppo di persone, quasi esclusivamente donne, che hanno sposato la causa, ritenendo non solo importante il progetto, ma necessario per la propria città. Tra queste donne ce ne sono alcune di condizioni economiche significative e con un atteggiamento critico con la classe politica. Come diceva il domenicano Frei Betto, uno dei protagonisti del cammino delle Comunità ecclesiali brasiliane: l’opzione preferenziale per poveri la fa la classe media e, senza di lei, è difficile provocare cambiamenti radicali. E così è stato a Tapiramutà.
Oltre ad attivare un contatto con il comune per pagare gli stipendi dei funzionari dei progetti, queste donne hanno saputo coinvolgere molte persone – circa ottanta – per sostenere il progetto, anche economicamente. Sono ormai vent’anni che questo gruppo di persone accompagna i progetti, ne chiude alcuni, ne attiva altri e Sin dall’inizio abbiamo sempre cercato d’inserire i vari progetti in collaborazione con le pastorali sociali delle parrocchie e, di conseguenza, utilizzando i suoi spazi. L’associazione, col il contributo dei suoi membri, si impegna a mantenere in ordine e a ristrutturare gli spazi che utilizza.
In questi giorni ho ricevuto le foto della festa di confraternizzazione Natalina dell’associazione Moringa presente a Tapiramutà. Molte persone in festa, felici di contribuire nella realizzazione di un sogno: aiutare i poveri a mettersi in piedi e a camminare con le proprie gambe, senza sperare tutta la vita di ricevere l’elemosina. Tra coloro che in questi anni sono passati dall’avventura ACMOR (Associazione Culturale Moringa) ci sono muratori, elettricisti, parrucchieri, ma anche ingegneri, architetti, farmacisti e addirittura due medici. La soddisfazione più grande per me è che in questo progetto c’ero solo all’inizio: il resto ci hanno pensato loro.
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