mercoledì 4 dicembre 2024

E ORA CHE FARE?

 






Paolo Cugini


È molto bello vedere giovani e adulti attorno ad un tavolo discutere sui problemi sociali del proprio quartiere. 

È successo la sera di sabato 30 di novembre. L’obiettivo è quello di capire come dare continuità al lavoro di coscientizzazione realizzato quest’anno, quando siamo passati di casa in casa in uno dei quartieri più pesanti di Manaus per distribuire il testo della legge 9840, che spiega il crimine della corruzione elettorale. Sono stati mesi intensi culminati nel quartiere più nobile di Manaus – Ponta Negra – dove, oltre a distribuire i volantini della legge, abbiamo coinvolto i passanti con il teatro di strada realizzato da un gruppo di adolescenti.



Come, dunque, dare continuità a questo lavoro di sensibilizzazione politico e sociale, come non abbassare la guardia e mantenere alta la tensione emotiva su questi temi?

L’assemblea del Movimento Fede e Cittadinanza ha avuto proprio questo obiettivo: pensare a forme concrete di azione sociale, ad azioni che possano fiscalizzare il lavoro dei politici eletti nelle ultime elezioni municipali.

La prima idea condivisa nei gruppi consiste nel presidiare settimanalmente in piccoli gruppi, la Camera degli assessori comunali. È un modo per manifestare la presenza dei cittadini quando si tratta di prendere decisioni che li riguardano. Abbiamo deciso che inizieremo questa azione il primo di gennaio 2025, giorno in cui gli assessori eletti nelle ultime elezioni Municipali, entreranno nella Camera per la prima volta. 

Altra idea importante emersa è quella di essere presenti alla Camera nei mesi in cui si dibatterà il bilancio per gli anni 2006-2008, vale a dire da luglio a novembre del 2025. Per questo motivo abbiamo raccolto una serie di proposte concrete da presentare ad alcuni assessori che si sono dimostrati interessati ad aiutarci in questo lavoro di coscientizzazione. 





martedì 3 dicembre 2024

ESPANSIONE





 Paolo Cugini


Ce lo hanno spiegato gli astrofisici che l’universo, è molto lontano da poter essere definito e compreso con sistemi rigidi e fissi, perché è in continuo movimento: si espande. Dopo l’esplosione iniziale, secondo la teoria del big ben, l’universo non ha mia smesso di espandersi. Questa è la natura della realtà: un costante movimento di espansione che. tradotto in filosofia significa che, chi prende il cammino dell’elaborazione di sistemi rigidi, percorre una strada destinata a fallire. Ciò che è rigido, in un universo in espansione, si rompe. Questa è la triste conclusione della storia della narrazione Occidentale della realtà. Il suo fallimento è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti. Le reiterate crisi del sistema economico sono il sintomo di un’interpretazione sbagliata, che si è imposta solamente con la forza, ma la forza non determina l’autenticità di una verità. Lo stesso vale per il cambiamento climatico in atto, frutto dell’antropoceno, di quel mondo creato ad immagine e somiglianza dell’uomo occidentale che per fortuna non è Dio. Ciò che è rigido in un universo in movimento si spezza. Questo discorso ci porta a comprendere che la realtà, così come si manifesta e come la scienza ci descrive, non esige un pensiero che si lascia guidare dall’istinto di sopravvivenza umano, che tende a sistemare le cose, ad irrigidirle per poterle dominare, ma dovrebbe andare esattamente nella direzione contraria. È il cammino dell’ascolto che l’energia dell’universo ci suggerisce. 

Cammini di ascolto, che diventano cammini di scoperta dell’ignoto, di ciò che possiamo solo apprendere. In questo cammino scopriamo i popoli indigeni con una visione del mondo all’opposto di quella occidentale. Mentre, infatti, sin dai primordi dell’elaborazione del pensiero logico filosofico l’uomo si è sempre considerato al centro del mondo chiuso, separato dal resto, che considera come a sua disposizione, ben diversa è la prospettiva della cultura indigena in cui l’uomo e la donna si sentono parte del cosmo. Visioni del mondo diverse che producono cammini diversi, modi altri di stare al mondo. Quando ci sentiamo parte di qualcosa la proteggiamo, ci prendiamo cura, ci interessiamo. Al contrario, quando la realtà è percepita esterna a noi, ci interessa nella misura in cui ci può essere utile. Concezioni del mondo che aprono orizzonti e prospettive diverse, che lasciano un segno profondo nella storia, nel bene e nel male. Basterebbe rileggersi le pagine dell’astronomia aristotelica nel De Coelo o nella Fisica, per capire in che modo si è mosso Aristotele, uno dei protagonisti della formazione del pensiero Occidentale. Un mondo ordinato e finito, strutturato su 55 sfere, con al centro la terra. Il movimento non poteva essere che sferico, perché la sfera, nella mentalità dei primi filosofi è la forma più perfetta. L’universo è poi finito, perché ha un centro, vale a dire il centro della terra e, nella logica aristotelica, un copro con un centro non può essere che finito. Un universo così fatto può essere gestito dalla mente umana, può essere controllato e, soprattutto, non genera sorprese. L’uomo occidentale si è pensato come il centro di un universo finito con movimenti circolari, perfetti. Dal caos disordinato si è passati all’ordine del cosmo. Come sappiamo, la Chiesa adottò questo modello, che fu assimilato nel sistema teologico di San Tommaso, che utilizzò il sistema filosofico aristotelico per sistematizzare in modo chiaro e ordinato, i principali misteri della rivelazione biblica. C’è un bisogno di ordine che si è impresso nel cammino della cultura Occidentale, bisogno che ha modellato nel tempo tutte le forme del sapere, compresa quella religiosa. In questo cammino di passaggio dal caos all’ordine, la realtà è stata compresa e ordinata a partire da principi apriori. Il mondo circostante all’uomo è entrato nel sistema pensato dall’uomo e ha risposto alle finalità indicate dalla cultura. C’è, dunque, una relazione di forza che guida il percorso della cultura Occidentale nel suo rapporto con un mondo, che non è compreso se non nella misura in cui è interpretato a partire da schemi precompressivi. Ancora una volta, è possibile leggere in questa prospettiva la sofferenza del pianeta terra, violentato per scoli da una cultura che, prima di mettersi in ascolto della realtà, l’ha incasellata e forzata ad entrare in schemi predefiniti. 

Non tutte le culture hanno percorso lo stesso cammino. Rimanendo sul terreno dei popoli indigeni citati poco sopra, la loro visione del mondo, che non è mossa da esigenze di ordine e di controllo, ma dalla percezione di essere parte del Tutto, ha prodotto un modo diverso di abitare la terra. Una recente ricerca di un gruppo di antropologi, archeologi e ricercatori brasiliani ha individuato, con i nuovi strumenti offerti dalla tecnologia, che nel sottosuolo della così detta regione panamazzonica, che coinvolge nove Paesi, esistono circa diecimila siti archeologici, segno di una regione altamente abitata, a differenza delle stime fatte dalle precedenti ricerche, dettate spesso da motivi ideologici e politici. La caratteristica che ha permesso agli archeologi d’identificare questi siti è la biodiversità. Il dato sorprendente, infatti, è che la presenza dei popoli indigeni nei secoli ha prodotto la protezione e lo sviluppo della biodiversità nel territorio abitato, esattamente il contrario di ciò che è avvenuto in Occidente in cui, dove sono arrivati gli uomini, hanno prodotto non solo morte e distruzione di culture altre, ma anche il deterioramento delle biodiversità locali. Ancora una volta diviene chiaro che, il nostro modo di pensare il mondo e la realtà circostante, determina uno stile di vita, un modo di abitare la realtà. Non si tratta di contrapporre culture o di fare l’elogio di alcune e disprezzare altre, ma semplicemente porre in evidenza la diversità di cammini culturali e l’approccio differente al mondo circostante da essi provocato. C’è chi si è divertito ad inventare sistemi, a scarabocchiare dottrine, a forzare la realtà per farla stare dentro alle proprie elucubrazioni da tavolino, e chi, invece, ha passato il tempo a contatto con la natura, cercando di vivere in armonia, percependone una certa sacralità, proteggendola e rispettandola. Cammini diversi che hanno prodotto mentalità e società diverse.