SINTESI
INCONTRIAMO GESÙ
( CEI - 2014)
Sintesi: Paolo Cugini
Incontriamo Gesù è un documento che vuole orientare la
pastorale catechistica per quanto le compete aiutandola a ridefinire i suoi
compiti all’interno dell’azione evangelizzatrice della Chiesa, intesa come orizzonte e processo.
L’obiettivo
dell’annuncio e della catechesi è la conversione e la formazione e l’assunzione
del pensiero di Cristo: «Pensare
secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose» (San Massimo il
Confessore). Per questo l’azione catechistica necessita di legami integranti
con l’esperienza celebrativa e con quella caritativa, nonché della
valorizzazione di particolari momenti – quali la richiesta del Battesimo, della
Confermazione e della prima Comunione – per un cammino di relazione e di
incontro con la famiglia, in una prospettiva pastorale attenta a mantenere il
carattere popolare dell’esperienza ecclesiale.
Il titolo
«Incontriamo Gesù» esprime sinteticamente l’obiettivo cui tende la formazione
cristiana: l’incontro di grazia con Gesù. Il verbo posto alla prima persona
plurale sottolinea (come nei simboli di fede) la dimensione ecclesiale di
questo incontro, intendendo mostrare sia la dimensione del discepolato sia la
dinamica della testimonianza.
Incontriamo Gesù vuole aiutare le nostre chiese, oggi,
a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, a quarantacinque anni dal DB, nel
tempo di una rinnovata evangelizzazione, e dopo l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, a rafforzare una
comune azione pastorale nell’ambito della catechesi ed uno slancio comune
nell’annuncio del Vangelo.
Il testo
presenta un indice assai semplice. Una breve analisi di 1Ts 1-2 accompagna i singoli capitoli: si tratta di un testo denso
di significato, probabilmente il più antico del Nuovo Testamento, che mostra
come l’avventura dell’evangelizzazione sia una dimensione originaria nonché
originante della Chiesa. In quattro capitoli Incontriamo Gesù vuole descrivere l’azione evangelizzatrice dalla
comunità cristiana ed il primato della formazione cristiana di adulti e giovani
(I cap.), si sofferma sul primo annuncio (II cap.), si concentra
sull’Iniziazione cristiana (III cap.), ed infine evidenzia (IV cap.).
Incontriamo Gesù presenta quattro caratterizzazioni
fondamentali. L’assoluta precedenza della catechesi
e della formazione cristiana degli adulti, e, all’interno di essa, del
coinvolgimento delle famiglie nella catechesi dei piccoli. Si tratta di
valorizzare tutta l’azione formativa (che comprende anche liturgia e
testimonianza della carità) in chiave «adulta». L’ispirazione catecumenale della catechesi con una esplicita attenzione
all’Iniziazione cristiana degli adulti (Catecumenato) ed insieme una forte
attenzione al dono di grazia operato da Dio, alla scelta di fede, agli
itinerari, ai riti, alle celebrazioni e ai passaggi che scandiscono il cammino.
La formazione di evangelizzatori e
catechisti e – in forma curriculare e permanente – la formazione dei presbiteri
e dei diaconi. La proposta mistagogica
ai preadolescenti, agli adolescenti ed ai giovani, caratterizzata da una non
scontata continuità con la catechesi per l’Iniziazione cristiana ma anche dalla
considerazione della realtà di «nuovi inizi» esistenziali.
Sono molto
sottolineate alcune dimensioni. L’invito all’ascolto/lettura della Scrittura nella Chiesa, anche con attenzioni
ad armonizzare tale prospettiva con un corretto approccio liturgico e
catechistico. La dimensione kerigmatica, in chiave fortemente
cristocentrica, dell’annuncio e della catechesi viene sottolineata come “cuore”
dell’azione evangelizzatrice. La proposta che i padrini e le madrine siano figure veramente «scelte, qualificate
e valorizzate».
La Chiesa
non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile
che la Parola di Dio “diventi sempre più
il cuore di ogni attività ecclesiale”. La Parola di Dio ascoltata e
celebrata, soprattutto nell’Eucaristia, alimenta e rafforza interiormente i
cristiani e li rende capaci di un’autentica testimonianza evangelica nella vita
quotidiana. (…) Lo studio della Sacra Scrittura dev’essere una porta aperta a
tutti i credenti. È fondamentale che la Parola rivelata fecondi radicalmente la
catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede.
I presenti Orientamenti desiderano stimolare una
riflessione sulla centralità dell’annuncio, sugli itinerari per chi chiede il
Battesimo, sul significato e la fisionomia dei percorsi di iniziazione
cristiana dei piccoli e sull’importanza della catechesi in ogni fase della
vita. Resta prioritario il riferimento alla famiglia, prima ed insostituibile
comunità educante, autentica scuola di Vangelo.
CAPITOLO 1 - ABITARE CON SPERANZA IL
NOSTRO TEMPO
La nuova
evangelizzazione – dove l’aggettivo «nuova» ci stimola a recuperare, nei doni
dello Spirito, energie, volontà, freschezza e ingegno – chiede a tutti i
soggetti ecclesiali una verifica dell’azione pastorale, assumendo come punto
prospettico il mandato missionario che è all’origine dell’istituzione della
Chiesa da parte di Gesù (Mt
28,18-20).
In concreto, questo esame intende stimolare e potenziare tre attitudini
fondamentali:
v
la
capacità di discernere, ovvero
l'attitudine di porsi, come singoli e come comunità, dentro il presente,
convinti che anche in questo tempo è possibile annunciare il Vangelo e vivere
la fede cristiana;
v
la
capacità di vivere forme di
conversione della pastorale e di adesione reale e genuina alla fede cristiana,
che testimoniano la forza trasformatrice di Dio nella nostra storia;
v
un
chiaro ed esplicito legame con la Chiesa,
in grado di renderne visibile il carattere apostolico e missionario.
La comunità cristiana
L’annuncio
del Regno di Dio è, secondo la testimonianza unanime dei Vangeli, il centro
della predicazione di Gesù, e le comunità cristiane devono sempre più prendere
coscienza di essere a servizio del Regno, e delle sue prerogative: la comunione
fraterna, la libertà, la pace, la gioia. Compito della Chiesa è, dunque,
«portare la buona novella in tutti gli strati dell’umanità e con il suo
influsso trasformarla dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa». Questa
missione chiede di:
v
annunciare
l’amore di Dio, che si è rivelato in Gesù Cristo crocifisso e risorto e che ci
chiama a collaborare per costruire il Regno e introdurre tutti gli uomini nella
comunione con Lui;
v
permeare
la cultura del nostro tempo con l’annuncio del Vangelo, per rinnovare stili di vita,
criteri di giudizio, modelli di comportamento e ridare fondamento cristiano a
quei valori che fanno parte integrante della nostra tradizione, ispirata dal
cristianesimo;
v
testimoniare
fiducia, gioia e speranza: in tal senso la Chiesa è promotrice di «alleanze
educative» con tutti coloro che hanno come finalità lo sviluppo
armonico della persona e della società.
Tale
dinamismo caratterizza – secondo le parole del Papa – una Chiesa «in uscita», rendendola «comunità di
discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che
accompagnano, che fruttificano e festeggiano»; la comunità evangelizzatrice,
preceduta nell’amore dal Signore, «sa fare il primo passo, sa prendere
l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli
incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile
di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia
del Padre e la sua forza diffusiva.
L’intima
natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di
Dio (kerygma), celebrazione dei
Sacramenti (leiturgia), servizio
della carità (diakonia). Sono compiti
che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro.
I quattro «pilastri» della catechesi
I contenuti
fondamentali della catechesi si possono intravedere anche nel rimando ai
quattro «pilastri», che hanno caratterizzato la catechesi nella tradizione
cristiana, gli stessi che strutturano il Catechismo
della Chiesa Cattolica: il Simbolo, i Sacramenti, il Decalogo, il Padre
nostro. Essi si qualificano come passaggi: esprimono il dinamismo dell’uomo
cercato da Dio e in ricerca di Dio, per giungere ad una fede professata,
celebrata, vissuta e pregata.
Prima sono i
catechisti e poi i catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali.
Infatti, non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione
dell’intera comunità.
La comunità cristiana è l’origine, il
luogo e la meta della catechesi. È sempre dalla comunità cristiana che nasce l’annunzio del
Vangelo, che invita gli uomini e le donne a convertirsi e a seguire Cristo. Ed
è la stessa comunità che accoglie coloro che desiderano conoscere il Signore e
impegnarsi in una vita nuova.
In questa
prospettiva di comunità, un ruolo primario e fondamentale appartiene alla famiglia cristiana in quanto Chiesa domestica. Essa, proprio come la
Chiesa, è «uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui si irradia» e ha
una «prerogativa unica: trasmette il Vangelo radicandolo nel contesto di
profondi valori umani.
La parrocchia è, senza dubbio, il luogo
più significativo, in cui si forma e si manifesta la comunità cristiana. Essa è
chiamata a essere una casa fraterna e accogliente, dove i cristiani diventano
consapevoli di essere popolo di Dio. Nella parrocchia, infatti, si fondono
insieme tutte le differenze umane che vi si trovano e si innestano
nell’universalità della Chiesa. Essa è, d’altra parte, l’ambito ordinario dove
si nasce e si cresce nella fede.
CAPITOLO 2 – ANNUNCIARE IL VANGELO
Si parla del
primo annuncio.
CAPITOLO 3 - INIZIARE, ACCOMPAGNARE E SOSTENERE L’ESPERIENZA
DELLA FEDE
Coinvolgimento dei genitori
Si tratta
non solo di fissare veri e propri itinerari di catechesi per i genitori, ma
anche e soprattutto di responsabilizzarli a partire dalla loro domanda dei
Sacramenti. Molte esperienze in questi anni hanno mostrato l’efficacia che
deriva dal coinvolgere genitori e figli nella condivisione di alcuni
appuntamenti di preghiera, di riflessione e di approfondimento, suffragati da una
sussidiazione semplice e mirata, vissuti in ambito domestico, in gruppi, nella
comunità.
Fruttuosi
sono pure quei metodi che convocano genitori e figli in appuntamenti periodici,
dove si approfondisce il medesimo tema con attività diversificate, rimandando
poi al confronto in famiglia. Si tratta di non lasciare sole le famiglie, ma di
accompagnarle, aiutando i genitori a trasmettere ai loro piccoli uno sguardo
credente con cui leggere i momenti della vita.
La celebrazione dei sacramenti
L’iniziazione
alla vita cristiana è data dall’unità dei tre sacramenti e la piena
partecipazione all’assemblea eucaristica costituisce il culmine a cui tendono
il Battesimo e la Confermazione.
CAPITOLO 4 – TESTIMONIARE E NARRARE.
FORMARE SERVITORI DEL VANGELO
IDENTITÀ E VOCAZIONE
DEI CATECHISTI
Credenti autentici
Dal
Concilio Vaticano II i contributi volti a specificare il ministero ecclesiale
del catechista sono stati molteplici: il Direttorio Generale per la Catechesi afferma che
egli «è intrinsecamente un mediatore
che facilita la comunicazione tra le persone e il mistero di Dio e dei soggetti
tra loro e con la comunità». La Nota dell’UCN La Formazione dei catechisti per l'Iniziazione cristiana dei fanciulli
e dei ragazzi (2006) afferma che è
«una persona trasformata dalla fede che, per questo, rende ragione della
propria speranza instaurando con coloro che iniziano il cammino un rapporto di
maternità/paternità nella fede dentro un’esperienza comune di fraternità».
In
generale, il catechista è un credente che
si colloca dentro il progetto amorevole di Dio e si rende disponibile a
seguirlo; come testimone di fede, egli:
v
vive
la risposta alla chiamata dentro una comunità, con la quale è unito in modo
vitale, che lo convoca e lo invia ad annunciare l’amore di Dio;
v
è
capace di un’identità relazionale, in grado di realizzare sinergie con gli
altri agenti dell’educazione;
v
svolge
il compito specifico di promuovere itinerari organici e progressivi per
favorire la maturazione globale della fede in un determinato gruppo di
interlocutori;
v
con
una certa competenza pastorale, elabora, verifica e confronta costantemente la
sua azione educativa nel gruppo dei catechisti e con i presbiteri della
comunità;
v
armonizza
i linguaggi della fede – narrativo, biblico, teologico, simbolico-liturgico,
simbolico-esperienziale, estetico, argomentativo – per impostare un’azione
catechistica che tenga conto del soggetto nella integralità della sua capacità
di apprendimento e di comunicazione;
v
si
pone in ascolto degli stimoli e delle provocazioni che provengono dall’ambiente
culturale in cui si trova a vivere.
Uomo e donna della memoria
Il catechista è persona della memoria e della sintesi: dottrina e vita, annuncio e dialogo, accoglienza e
testimonianza di fede trovano in lui una vera esperienza di carità: «Chi è il
catechista? È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce
in se stesso e la sa risvegliare negli altri.
Nell’ambito di una Chiesa che si fa
compagna di viaggio dei contemporanei, il catechista e la catechista
evangelizzano narrando la propria esperienza nella fede della comunità
ecclesiale. Essi favoriscono l’apertura del cuore alla Parola di Dio, ne
stimolano l’apprendimento, ne accompagnano l’interiorizzazione, ne mediano la
personalizzazione, sostengono e accompagnano la maturazione della risposta di
fede. In tale senso i catechisti sono evangelizzatori, perché chiamati ad
annunciare la Parola che li plasma, e sono educatori perché il loro ministero
si declina nell’accompagnare l’interiorizzazione della Parola annunciata, nella
vita dei soggetti. Per questo ha un rilievo nodale la formazione pastorale
nella Chiesa e in specie a livello di annuncio e catechesi: alla formazione
vanno riservate le migliori energie in termini di dedizione, competenze e
risorse.
Non si capisce
un catechista che non sia creativo. (…) Per essere fedeli, per essere creativi,
bisogna saper cambiare. Saper cambiare. E perché devo cambiare? È per adeguarmi
alle circostanze nelle quali devo annunziare il Vangelo. Per rimanere con Dio
bisogna saper uscire, non aver paura di uscire.
Quattro dimensioni formative: essere, sapere, saper fare, saper stare con
Il Direttorio
Generale per la Catechesi indica le dimensioni
della formazione del catechista con tre verbi: essere,
sapere e saper fare. A queste ne va aggiunta una quarta: il saper stare con. Esse riguardano,
rispettivamente, la maturazione umano-cristiana del catechista e le sue
competenze a livello di conoscenze e di abilità metodologica nella trasmissione
della fede. In particolare: l’essere
sottolinea la maturazione di una vera identità cristiana, fondata su di una
spiritualità cristocentrica; il sapere
è inteso come intelligenza integrale dei contenuti della fede; il saper fare concerne l’acquisizione di
una mentalità educativa e la maturazione della capacità di mediare
l’appartenenza alla comunità ecclesiale, di animare il gruppo e di lavorare in
équipe; il sapere stare con rinvia
alla sfera relazionale, cioè alla capacità di comunicazione e di relazioni
educative: «Il cuore del catechista vive sempre questo movimento di “sistole –
diastole”: unione con Gesù – incontro con l’altro. Sono le due cose: io mi
unisco a Gesù ed esco all’incontro con gli altri.
Il lavoro formativo di cui si è detto ha come meta la
maturazione dei catechisti «nell’equilibrio affettivo, nel senso critico,
nell’unità interiore, nella capacità di rapporti e di dialogo, nello spirito
costruttivo e nel lavoro di gruppo.
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