venerdì 19 luglio 2024

DALLA CHIESA AL SAGRATO

 




Perché la pastorale fa così fatica ad uscire

 

Paolo Cugini

 

Ho sempre sentito molto forte la mia origine. L’identità di una persona, dipende molto dall’ambiente frequentato nei primi anni di vita, così ci dicono gli psicologi dell’età evolutiva, nell’infanzia e nell’adolescenza. Negli anni in cui, come missionario, ho vissuto in Brasile, ogni volta che tornavo a Reggio Emilia, una puntatina a Massenzatico, il mio paese natale, la facevo sempre. Ci andavo in bicicletta, per gustarmi meglio i ricordi che affioravano passando vicino ad una casa di un vecchio amico, o ad un fosso dove avevo fatto il bagno con amici, oppure, la piazza della chiesa, piena di ricordi dell’infanzia.

In questi giorni, sapendo dell’evento sociale a Massenzatico più importante dell’anno, che porta il nome di Massenziadi, che vanta una lunga tradizione, non potendo essere presente fisicamente – mi trovo in missione a Manaus, in Amazzonia - sono andato su internet per vedere se trovavo qualche foto dell’evento. Ne ho trovate tantissime sulla pagina facebook (https://www.facebook.com/massenziadi/?locale=it_IT ), che ha per titolo: Massenziadi – paese in festa. Guardando le foto, non si può che confermare: è proprio un paese in festa! Colpisce immediatamente, la grande quantità di persone che partecipano ad un evento di un piccolo paese di campagna. Ciò significa che, alla gente piace e che la tradizione conferma la bontà di un evento, che ogni anno sembra rinnovarsi. Colpiscono, anche, i sorrisi e, soprattutto, i tanti giovani. Come fa un paesino come Massenzatico sfornare tanti giovani così? Senza dubbio, vengono anche da fuori, ma molti di loro sono in servizio (si vedono nelle foto) tra i tavoli, o nelle cucine, birrerie, tornei sportivi. Sono loro che passano le settimane precedenti all’evento, che dura dieci giorni, a preparare tutto. Complimenti a questi giovani!

 


Ci sono alcune foto che più di tutte mi hanno colpito e che intendo commentare. In alcune foto, infatti, si vede il sagrato della chiesa piena di gente, che passeggia o che gioca, mentre le porte e le finestre della chiesa sono chiuse. Come mai? Mentre guardo penso alle feste parrocchiali qui in Brasile, nel quartiere Compensa di Manaus, in cu sono attualmente parroco di una parrocchia con sette comunità, uno dei quartieri più pericolosi della città, perché dominato dal traffico. Il mese di giugno, soprattutto, è il mese delle feste (san Giovanni e san Pietro) ci sono tante feste fatte di balli popolari, vendita di cibo locale, giochi per i bambini e altro. Ebbene, in queste feste, che si svolgono davanti alla cappella della comunità, non ne ho mai vista una chiusa. Per questo, sono rimasto stupito quando ho visto nelle foto la chiesa chiusa durante le Massenziadi. Le porte e le finestre chiuse durante la festa che arriva sino sul sagrato, sono una chiarissima manifestazione di un’idea pastorale sottesa: quella roba non c‘entra con la chiesa. Una cosa è la liturgia che facciamo in uno spazio specifico, un’altra cosa una festa popolare.



Guardo e riguardo quelle foto e penso a Gesù, che ha iniziato la propria attività pubblica, così com’è raccontata nel Vangelo di Giovanni, in una festa di nozze, a Cana di Galilea, in cui si sono versati fiumi di vino, al punto che Maria ha coinvolto il figlio Gesù a trasformare l’acqua in vino, perché dicevano: non c’è più vino. Gesù ha potuto fare questo miracolo per il semplice fatto che si trovava alla festa di nozze, in mezzo alla gente: era lì con loro. Ancora. Il pensiero va alle parole polemiche di Gesù con i farisei nel Vangelo di Marco. Gesù rompe in modo definitivo la distinzione tra puro e impuro, tra sacro e profano. Venendo al mondo ha distrutto le barriere che separavano il sacro dal profano. Per questo, non è un caso che Gesù abbia annunciato il Vangelo non nello spazio chiuso di una sinagoga, ma per le strade o sulle rive del lago di Galilea.

Che dire poi di Papa Francesco che, già nel suo primo documento ufficiale Evangelii Gaudium ha parlato della chiesa in uscita, del suo sogno di una chiesa in mezzo alla gente. E allora, ogni volta che ci sono delle feste sul sagrato o nella piazza, spalanchiamo le porte e le finestre della Chiesa, come segno di apertura e di accoglienza. Invitiamo gli agenti di pastorale ad uscire in mezzo alla gente, non per predicare, ma per ascoltare, per cogliere quei semi di vangelo, che si trovano già in mezzo alla gente. Dove c’è servizio gratuito, infatti, c’è una semente di Vangelo, che non aspetto altro che essere coltivata. Dove ci sono giovani che danzano e cantano, c’è la presenza misteriosa del Dio della vita. Dove ci sono relazioni gratuite, c’è la presenza misteriosa di Cristo che c’invita a seguirlo per le strade del mondo.

 

 

3 commenti:

  1. grazie don Paolo di questa semplice , ma evidentemente non scontata, meditazione. graziella

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  2. bella riflessione! Hai ragione, forse dovremmo imparare a stare in mezzo alla gente e ascoltare

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  3. Sono uno degli organizzatori delle Massenziadi.
    Il nostro parroco, alla domanda fatta da tanti parrocchiani su perchè non sia venuto a nessuna delle 10 sere della festa, ha risposto che tanto nessuno di quelli che vengono a questa festa vanno a messa .... sic..

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