lunedì 1 gennaio 2024

Quale cristianesimo nel post-teismo?

 




 

Paolo Cugini

Nelle pagine degli autori del post-teismo è iniziata una lettura critica del cristianesimo che, in sintesi, può essere condotta a tre filoni principali. In primo luogo, vi è un’ala radicale che sta mettendo in soffitta tutto l’apparato concettuale del cristianesimo, considerandolo superato e improponibile. Ci sono, in secondo luogo, autori che stanno elaborando una proposta alternativa al post-teismo recuperando in modo critico alcuni elementi del cristianesimo. Per ultimo, vi sono coloro che interpretano il cristianesimo nell’epoca del post-teismo rileggendo i dati del cristianesimo senza stravolgerli, ma operando un’operazione ermeneutica in grado di continuare il cammino sui contenuti della Tradizione.

In primo luogo, dunque, c’è una riflessione che sta prendendo le distanze in modo radicale e senza continuità con i contenuti del cristianesimo elaborati nei primi secoli e che hanno influenzato tutto il cammino. Tra questi autori spiccano le analisi in prima battuta del vescovo episcopaliano statunitense John Shelby Spong[1] e del gesuita belga Roger Lenaers[2] e, le analisi più recenti del teologo latino-americano José Maria Vigil[3] e del teologo spagnolo José Arregui[4]. Basta sfogliare le 12 tesi di Spong[5]per rendersi conto che del cristianesimo, così com’è stato elaborato nella cristianità, ci rimane ben poco, anzi nulla. Si passa infatti, dall’affermazione del non senso del “cercare di credere Gesù come incarnazione di una divinità teistica”[6], alla negazione della verginità intesa in senso biologico perché, secondo Spong, renderebbe impossibile la divinità di Cristo così com’è stata tradizionalmente compressa[7]. In un contesto culturale post-newtoniano, non c’è più spazio per la narrazione dei miracoli di Gesù, che possono essere spiegati come “versioni ampliate di storie di Mosè, Elia e di Eliseo, o come applicazioni alla vita di Gesù, in senso messianico, dei segni del Regno di Dio in Isaia”. Lo stesso vale per la resurrezione che: “non può consistere in un risuscitare fisico all’interno della storia umana”. La chiave ermeneutica di questa presa di posizione così radicale nei confronti dei contenuti della Tradizione è proprio quel teismo che stiamo analizzando e che, a detta di Spong, è stato utilizzato dalla prima comunità cristiana per leggere i contenuti del messaggio evangelico. Siccome il teismo come modo di definire Dio è morto e la maggior parte di ciò che si dice di Dio non ha più senso, “dobbiamo trovare un nuovo modo di concettualizzare Dio e parlarne”.

Dello stesso parere è il gesuita Roger Lenaers. Per comprendere la sua analisi occorre inquadrare bene la sua griglia concettuale. Invece di parlare di Teismo e post-teismo, Lenaers parla di eteronomia e teonomia[8]. Eteronoma indica la concezione dualista della realtà, in cui gli elementi della realtà terrena fanno riferimenti ad un mondo altro (heteros in greco), il mondo trascendente. È questo il paradigma – che Lenaers indica con il termine assioma – che è servito come chiave d’interpretazione della realtà e che il cristianesimo delle origini, in modo particolare il riferimento è ai primi quattro Concili ecumenici, ha utilizzato per descrivere i misteri che riguardano Gesù di Nazareth. La concezione eteronoma è un assioma che è stato recepito come evidente, senza interrogarsi sull’origine delle cose e comprendere se stanno davvero così, se c’è davvero di far riferimento ad un presunto mondo trascendente per stabilire le leggi del nostro mondo immanente. L’accettazione di questo assioma cominciò a crollare con l’emergere delle scienze esatte, che aiutò a comprendere che “la natura segue proprie leggi interne, che possono essere calcolate, i cui effetti possono essere previsti e spesso addirittura evitati”[9]. Smantellato l’apparato concettuale che reggeva la visione del mondo eteronoma, che aveva ipotizzato l’esistenza di un Dio – il Teos del teismo -, si fa strada una concezione autonoma, che considera per le proprie analisi la sola realtà immanente.

L’autonomia non è l’affossatrice del vero Dio, ma solo dell’insoddisfacente immagine di un Dio in cielo, che è una costruzione umana, anche troppo umana e, in ogni caso, inadeguata a rappresentare per i tempi moderni il Dio che si rivela in Gesù […] La riconciliazione di autonomia e fede in Dio è chiamata teonomia.

Nel pensiero teonomo esiste solo il nostro mondo: non c’è più bisogno di alcuna trascendenza. È questa la prospettiva aperta dal post-teismo che Lenaers chiama teonomia. L’autore è consapevole che, secoli di assioma eteronomo, hanno plasmato in modo così profondo la dottrina cristiana da rendere difficile una rilettura diversa, teonoma, per l’appunto. In ogni modo, il crollo dell’assioma eteronomo è sotto gli occhi di tutti e ciò provoca un cambiamento radicale del modo d’intendere i contenuti della vita cristiana. Se, infatti, non esiste più un’istanza soprannaturale perché l’unica realtà è quella immanente, allora:

anche il concepimento di Gesù senza un padre umano è diventato impensabile, e anche la risurrezione intesa come la rianimazione di un organismo completamente morto; e le sacre formule fu concepito per opera dello Spirito Santo ed è nato dalla Vergine Maria e il terzo giorno risuscitò, come pure la resurrezione della carne, diventano obsolete, perché teli dichiarazioni presuppongono l’intervento sovvertitore di Dio nell’ordine cosmico.

Il pensiero autonomo che si sviluppa e prende piede in occidente a partire dalle scoperte scientifiche e dal paradigma scientifico che si modella nell’epoca moderna, oltre a generare il paradigma teonomo produce la crisi della Chiesa come istituzione e come dottrina. “Come la pietra nel sogno di Nabucodonosor no ha lasciato in piedi niente della statua che si ergeva verso il cielo”, così sta avvenendo per la Chiesa che si sta sgretolando a causa del paradigma teonomo, che legge il Mistero in modo nuovo, opposto a quello eteronomo. È l’illuminismo che ha trasformato in pensiero critico le intuizioni che le scoperte scientifiche offrivano al pensiero occidentale. È a questo punto che inizia un processo di demitizzazione che conduce a prendere le distanze da quelle forme mitiche che, secondo Lenaers hanno caratterizzato il pensiero cristiano delle origini. La cristianità si è sviluppata all’interno delle antiche culture greca e romana che conoscevano la cultura mitica. “Finché la gente – sentenzia Lenaers – accetterà queste storie come vere rappresentazioni della realtà, non si porrà mai la domanda di quale logos si nasconda dietro i miti [...] Non possiamo più credere nel modo in cui sono state finora presentate le storie e le immagini della vecchia mitologia cristiana”. Secondo Lenaers è assurdo che, nonostante i dati della scienza siano ormai alla portata di tutti, la Chiesa ancora oggi non riesca a distanziarsi dall’assioma eteronomo. Questa difficoltà è visibile nelle formulazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 in cui non appare mai la parola evoluzione, riproponendo, invece, il concetto di peccato originale, che apre una serie di affermazioni che, a suo modo di vedere, sono oggi improponibili.

L’ultimo aspetto che intendo sottolineare dell’analisi di Lenaers è la questione di Dio come persona, un tema al centro del dibattito promosso dalla corrente post-teista. L’autore si chiede: “se nel pensiero teonomo Dio è la profondità ultima e l’essenza interiore del cosmo, è ancora possibile, allora, parlare di qualcuno?”. Tradotta, la domanda cerca di porre innanzi al dibattito teologico il problema se è ancora possibile indicare Dio come una persona, un Tu. Il problema non è di poco conto, perché, com’è possibile percepire, coinvolge la dinamica della preghiera tipicamente cristiana. Anche nei vangeli Gesù si rivolge a Dio come ad un Padre, anzi ci sono moltissime pagine di spiritualità e mistica cristiana che ci dicono che proprio Gesù ci ha mostrato il volto paterno di Dio come persona. La risposta di Lenaers è in linea con il pensiero post-teista ed è coerente con quanto lui stesso ha affermato a proposito dell’impostazione teonoma, contraria a quella eteronoma. In una prospettiva teonoma, esiste solo la realtà immanente e quindi anche nella preghiera non ci dirigiamo più ad un Tu presente in un aldilà che non esiste e che è pura invenzione umana. Infatti, “molte formulazioni tradizionali sul Tu divino sono incomprensibili per i moderni fedeli pensanti, specialmente coloro che proiettano questo Mistero in un mondo separato”. L’unico posto dove possiamo trovare Dio è in questo mondo, ma questo non ci impedisce di accostare Dio come un Tu. “In altre parole – conclude Lenaers – non tocca il linguaggio della preghiera. Tocca solo la comunicazione terminologica del rapporto tra Dio e gli altri, cioè la teologia e la dogmatica”.

Anche José Arregi e José Maria Vigil sono su questa stessa linea di un cristianesimo post-teista che non può più sostenere le costruzioni dogmatiche messe in atto dalla Chiesa utilizzando il paradigma teista. Nella presa di coscienza che, come le altre religioni, anche il cristianesimo si dissolverà in quanto “sistema obsoleto di credenze”, Arregi s’interroga sull’eredità della figura di Gesù. In primo luogo, dopo aver liberato il campo dalle costruzioni culturali e dogmatiche su Gesù, occorre guardare a lui come a un simbolo o icona dell’essere umano in comunione con tutti i viventi. Gesù, dunque, è icona dell’essere umano a favore della convivialità, della liberazione e della piena convivialità condivisa. “Sia chiaro – sottolinea Arregi – non guardo a Gesù come figura unica o perfetta o superiore alle altre, ma perché la sua figura fa parte in maniera particolare delle sue radici, delle nostre radici culturali e spirituali, personali e collettive”. Più che a guardare a Gesù come ce l’ha presentato la dogmatica cattolica che, a suo dire, non funziona più, occorre guardare a lui come ad una fonte d’ispirazione. Possiamo lasciarci ispirare da Gesù per la sua insistenza sulla misericordia, la sua rivoluzione dei valori, la sua libertà interiore, infine: “la sua personalità di profeta carismatico itinerante e il fatto che, nel corso della vita, si facesse accompagnare da uomini e donne allo stesso modo, per lo scandalo della gente per bene”. Più che personaggio di una religione, dunque, con le sue strutture concettuali rigide, Gesù ancora oggi è fonte d’disperazione per gli uomini e le donne libere, desiderosi di uno stile di vita più umano e autentico.

 Sula stessa linea di pensiero è José Maria Vigil, che pone come centro della riflessione il contesto culturale attuale, visibile nella distanza radicale che le nuove generazioni hanno preso nei confronti della religione. “Con una frequenza sempre maggiore, i giovani sono no solo post-teisti ma pure non-credenti, positivamente nemici di ogni credenza religiosa”[10]. Nelle nuove generazioni è visibile che l’impianto dogmatico delle religioni in generale e del cristianesimo in particolare non dice nulla per il semplice fatto che non corrisponde al paradigma scientifico che legge i dati della realtà non più in modo mitico, ma con i criteri offerti dalle discipline scientifiche. Ciò significa, secondo Vigil, il cammino verso una nuova antropologia che genera una nuova spiritualità. In questo nuovo contesto culturale che sta avanzando, la stessa figura di Gesù appare liberata dalla struttura dogmatica che l’ha ingabbiata per secoli e “sottratta a ogni monopolio e a ogni pretesa di possesso”, perché Gesù, afferma sempre Vigil, non può essere patrimonio delle chiese né del cristianesimo, ma appartiene a tutta l’umanità.

 



[1] spong, J.S. Vita eterna. Una nuova visione. Oltre la religione, il teismo, il cielo e l’inferno. Verona: Gabrielli, 2017; spong, J.S. Incredibile. Perché il credo delle chiese cristiane non convince più. Milano: Mimesis, 2020.

[2] lenaers, R. Il sogno di Nabucodonosor. O la fine di una Chiesa medievale. Viterbo: Massari, 20172; lenaers, R. Cristiani nel XXI secolo? Una ri-lettura radicale del credo. Trapani: Il Pozzo di Giacobbe, 2018.

[3] vigil, J.M. Teologia del pluralismo religioso. Torino: Borla, 2008; «Ricentrando il ruolo futuro della religione: umanizzare l'umanità. il ruolo della religione nella società futura sarà nettamente spirituale». In: Fanti C. - Sudati, F. (a cura di), Oltre le religioni, cit. p. 159-200; «Il nuovo paradigma archeologico-biblico», in: Fanti C. - Sudati, F. (a cura di), Oltre le religioni. Cit, p. 201-225.

[4] arregi, J. Mi Iglesia y mi Credo: Reflexiones sobre un cristianismo creíble para hoy. London: Creio Edicines, 2013; Eclats d'humanité: Journal d'un chrétien en liberté. Paris: ‎ Editions du Temps Présent, 2019; Dio al di là di “dio” o del teismo. In: AA.VV.Oltre Dio, cit. p. 87-128; «Trasformarsi o scomparire». In: Fanti C. (a cura di), Quale Dio, quale cristianesimo. La metamorfosi della fede nel 20 XVI secolo. Verona: Gabrielli, 2022, p. 27-48.

[5] Cfr. spong. j.s.. «Le 12 tesi. Appello a una nuova riforma», in: Fanti C. - Sudati, F. (a cura di), Oltre le religioni, cit. p. 69-120.

[6] Tesi 2, ivi, p. 81.

[7] Cfr. tesi 4, ivi, p. 93.

[8] Cfr. lenaers. r. Il sogno di Nabucodonosor. O la fine di una Chiesa medievale. Viterbo: Massari, 20172, p. 19-35.

[9] Ivi, p. 22.

[10] vigil, j.m. «Aprire la matrioska. Decostruire il teismo e continuare il cammino», in: Fanti C. - Vigil M. J. (a cura di), Oltre Dio, cit. p. 90. 

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