domenica 12 novembre 2017

LA RIFORMA E IL DESIDERIO DI RIFORMA DELLA CHIESA





BORZANO DI ALBINEA (REGGIO EMILIA) – 12 NOVEMBRE 2017

Relatrice: Lidia Maggi (Pastora Battista a Adumensa – Varese)
Sintesi: Paolo Cugini

Stiamo celebrando il 500° per la prima volta insieme. Riconciliazione della memoria è stato fatto per restituirci un volto meno deformato di Lutero, e per offrirci un volto della Chiesa meno ideologizzato. La Chiesa nasce plurale. L’unità della Chiesa è un mito, una narrazione ideologica. I dati biblici ci racconta una Chiesa che nasce plurale. Paolo utilizza il termine Chiesa come unità. E’ raro che il NT pensi la Chiesa come la pensiamo noi. Il NT pensa una pluralità di modelli di chiesa, uniti nella progettualità. Colletta di Gerusalemme dice delle relazione di collaborazione tra le Chiese. Il modello che nasce dalla Chiesa da Giudei cristiani a Gerusalemme è molto diversa dalle Chiese paoline. Paolo ha un’idea aperta e la comunità si realizza non sull’imposizione delle mani, ma per opera dello Spirito. Paolo fonda chiese carismatiche.
 La ministerialità è plurale che coinvolge uomini e donne. Paolo è stato letto in maniera caricaturata, perché diventava il riferimento principale dei protestanti. La riforma parte con il commento alla lettera ai Romani di Paolo e quindi Paolo diventa il riferimento. Credo che la parodizzazione fatta di Paolo è dovuta alla connessione con il mondo della Riforma e anche perché le lettere di Paolo sono meno immediate rispetto ai vangeli. Paolo ha un linguaggio non facile. Paolo aveva una concezione della Chiesa diverso da quella di Gerusalemme.
 Giacomo è il capo della Chiesa di Gerusalemme. Il familismo entra nelle chiesa sin dalle origini. Paolo reclama di essere apostolo per chiamata diretta. Paolo fonda comunità carismatiche e democratiche che hanno dei problemi, come avviene quando si lascia spazio. 1 Cor. È uno dei testi più antichi. 53 d. C. Paolo rimprovera i Corinzi. Paolo riceve le informazioni da una comunità che si ritrova a Cloe. Febe è diacono. Siamo alla fine della lettera ai Romani. Prisca aveva un ruolo più importante rispetto a su marito Aquila. E’ una comunità gestita da due vescovi, una coppia di sposi, di cui la donna aveva un ruolo più importante. 
C’è una narrazione della storia della Chiesa che non corrisponde alla narrazione del NT. Nel 500° ci siamo detti che abbiamo fatto un cammino che passa attraverso la diversità riconciliata. Non c’è bisogno di ricollocare ad un’unica ecclesiologia i diversi modelli di Chiesa già presenti nel NT.

Apocalisse: alle sette chiese. Le chiese diverse che rappresentano la Chiesa. C’è l’ideologia della Chiesa unita e unica. La realtà narrato dai vangeli è che la chiesa nasce plurale. C’è sempre la tentazione del pensiero unico. I cristiani nascono con una costituzione, nascono con quattro vangeli, quattro versioni, quattro sguardi. Quattro modi diversi di essere Chiesa, di essere discepoli. La Chiesa di Luca è la Chiesa degli ultimi. La Chiesa di Giovanni è la Chiesa degli amici, ecc. Nella Chiesa di Giovanni tutto si gioca all’interno, mentre nella Chiesa di Matteo c’è la missione. Il modello di Giovanni è Gerusalemme, Is 2, 1-4. 
La celebrazione del 500° ci ha restituito questa ricchezza, che la Chiesa nasce plurale. Questo non toglie le ferite, ma ci permette di uscire dallo sguardo irenico e fantasioso del passato. Persino Luca negli Atti ci racconta in una delle sintesi: comunione fraterna. Stavano insieme, in un solo cuore. Tutto era in comunione. Però Luca ci ricorda subito che nella comunità ci sono anche episodi contraddittori. Luca ci racconta qual è il peccato della Chiesa. Anania e Saffira è l’unica coppia della scrittura che ha superato il patriarcato. Abbiamo una coppia che condivide anche l’economia.
 Per noi la Chiesa sono i preti e per questo perdiamo il significato di quello che è avvenuto alle origini. E’ come se Luca scrivesse la Genesi della Chiesa, con l’uomo e la donna che peccano. La comunione dei beni era anche la comunione dei processi decisionali. Luca ci racconta il peccato originale della Chiesa come il cuore diviso. Prima ci mostra l’ideale e poi c’è una riscrittura che narra di un cuore diviso, di una rottura. Chi sono quelli che portano via i cadaveri del vecchio modo di essere chiesa? Sono i giovani. Da noi non hanno spazio, qui portano via i cadaveri del cuore diviso che porta alla morte.

Pluralità di modi essere Chiesa. Nella rivisitazione della storia passiamo da una lettura ideologizzata ad una più realista. Ci ricordiamo comunque, le sofferenze del passato. E’ la sofferenza delle coppie omosessuali che non vengono riconosciute. Ci raccontiamo la storia per quello che è. Non vogliamo dimenticare la nostra storia per non ripetere gli stessi errori.
Oggi viviamo con dei modelli ecclesiologici diversi, non è il peccato originale. Se questi modelli sono riconosciuti dal Vangelo, vuole dire che va bene. La chiesa dove la donna e i laici non hanno spazio, non è molto coerente con il Vangelo. 
La Riforma di Lutero è stata prima di tutto spirituale. Lutero s’interrogava: chi è il Dio in cui io credo? Riscoprire il Dio della misericordia è stata una preoccupazione spirituale. Il processo che ha mosso Lutero a Chiedere alla Chiesa un dibattito, era la preoccupazione del volto di Dio. 
(Discorsi a Tavola di Lutero). Lutero è rimasto monaco anche dopo la Riforma: era la sua formazione. La Riforma è il tentativo di riformare la Chiesa sulle cose essenziali: Scrittura, Grazia, Cristo, Fede.
Cosa conta, qual è il fondamento? Che cos’è quello che davvero conta per credere?

Sola Grazia: Dio non ci salva per i nostri meriti. Come lo ridiciamo oggi? La vita umana, la terra e la salvezza non è in vendita. E’ un modo di ridire il sola gratia. La prestazione non può entrare nella relazione con Dio.
La maggior parte delle Chiese riformate sono nate da Calvino. Per i riformati la Chiesa Luterana rappresenta un ponte tra la Chiesa Cattolica e le Chiese riformate. Anche i Valdesi diventano calvinisti. Le chiese della Riforma si strutturano nella Chiesa Luterana e riformata: battiste, valdesi, ecc.

Sola Scrittura. Siamo nel secolo dell’umanesimo. E’ vero che la Scrittura non era il fondamento della Chiesa. C’erano altri fondamenti: il papato, le diocesi, ecc. Rimettere al centro la Scrittura significa ridare quel fondamento, che poi è stato riconosciuto nel Vaticano II, che dice che la Chiesa è nata dalla Parola. La Riforma, mettendo al Centro La Parola, provocò una rivoluzione culturale, perché promosse la costruzione di scuole. Per la Riforma non c’è bisogno di mediazione. C’è un lavoro sul discernimento dei carismi. Il sacerdozio universale viene vissuto come se non ci fosse bisogno d’intermediari davanti a Dio. E’ da solo 50 anni che ci sono le pastore: come mai la Riforma ci ha messo così tanto tempo per riconoscere la leadership delle donne? La presenza di queste donne cambiano il mondo.

Solo Cristo. E’ un ritorno all’essenzialità, è un fare pulizia. I protestanti sapevano dire perché non erano cattolici: non abbiamo i santi, la madonna, il Papa, ecc. Qual è la parte buona che non può essere tolta?

Il problema dell’essenzialità segna ogni riforma. Rischiamo continuamente di perderci in barocchismi che intasano le Chiese, che non ci permettono di vedere l’architettura della nostra realtà. Rischio di perdere energia in cose che non contano. Ci succede di toccare il Signore, ma di non coglierne la profondità. In quante cose ci perdiamo? Nel desiderio di Riforma c’è quello che ha detto Papa Francesco: la Riforma è una conversione del cuore e la Chiesa ha bisogno di Riforma. C’è una bellezza nell’essenzialità che non bisogna mai strafare, perché rischia di diventare triste. Come si arriva ad un equilibrio? L’essenzialità non s’identifica con la tristezza.

La Riforma ci dà la possibilità di pensare alla Chiesa come noi la sogniamo. Abbiamo sognato una Chiesa cattolica con una leadership meno immerlinata; abbiamo sognato un leader della Chiesa che fosse più semplice. Ed è arrivato Papa Francesco. I sogni non sono una terra che noi abitiamo, ma sono il regno che viene. Riforma vuole dire cambiare direzione, trasformare. Di riforme ne stiamo vedendo abbastanza. Il movimento ecumenico è stato un soffio. Taizé è un altro sogno realizzato. E poi ci sono altre esperienze significative, come ad esempio Bose. Esperienze importanti, non necessariamente monastiche, esistono in giro. il movimento ecumenico è stato il dono più grande che lo Spirito ci ha fatto il secolo scorso. 

La passione ecumenica esige di osare. Se manca la voce delle donne nella Chiesa, la chiesa è mutilata. Gesù narrava Dio utilizzando sia immagini maschili che femminili. Se non ci sono le donne che rileggendo queste storie colgono le sfumature del femminile, si rischia di perdere tanti significati profondi. Occorre osare, fare. Che cosa impedisce ad un protestante di partecipare all'eucarestia con i cattolici? 

L'ecumenismo ci chiama a ripensare la Chiesa, a superare tante ingiustizie. La Chiesa è il luogo dove tutti devono avere gli stessi diritti. 



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