giovedì 9 gennaio 2025

LA STRANA PROPORZIONE: MAGGIORE E’ IL NUMERO DI CHIESE TANTO MAGGIORE E’ LA DISUGUAGLIANZA SOCIALE







Paolo Cugini


Giovedì 9 gennaio 2025. In mattinata visita alla comunità di san Vincenzo. Anche qui come in santo Ignazio, c’è un mare di stradine, di vicoli. Del resto, non potrebbe essere altrimenti. Infatti, il quartiere Compensa di Manaus è nato negli anni ’70 del secolo scorso frutto di continue invasioni di terreno che continuano anche oggi in altre zone di Manaus. Quando s’invadono terreni si costruisce quel tanto che può garantire un minimo di copertura dalle intemperie, senza pensare ad un piano regolatore o a chiedere permessi. Come in altre zone di Manaus, anche nella Compensa è entrato il traffico per comprarsi - si fa per dire - i terreni e le case e rivenderle a chi arrivava dalle campagne, cioè dalla foresta. I quartieri poveri di Manaus, che sono delle immense favelas, sono costruiti in questo modo improvvisato, dominato dai trafficanti di droga, che entrano per controllare il territorio e garantire un minimo di protezione degli abitanti. 

“Qui la polizia non ci entra”, diceva sorridendo Raimundo, un signore di circa ottant’anni, che da sempre ha frequentato la chiesa di san Vincenzo, coprendo, tra l’altro, vari ruoli, com’è costume da queste parti. Tutte le volte che visito la comunità di san Vincenzo mi fermo da lui, anche perché è una grande fonte d’informazioni. Raimundo vive in una casa abbastanza grande con sua moglie e qualche nipote. Non ho ancora capito quanti figli abbia. “Oggi c’è in casa mia figlia che abita dall’altra parte della città, mentre le mie figlie che abitano qui vicino raramente passano per visitarmi”. 


Uno dei tanti vicoli stretti del quartiere san Vincenzo


Domenica ero a pranzo di una famiglia della comunità di santo Antonio e la padrona di casa era madre di 12 figli, mentre sua sorella ne ha avuti 20. Famiglie numerose, come quelle incontrate nella Bahia. Anche le famiglie che incontro in questi quartieri vengono tutte dalle zone interne dell’Amazzonia. Ho già incontrato famiglie che vivono da anni nella Compensa e che provengono da Santo Antonio do Iça, che è la città dove la diocesi di Reggio Emilia è presente dal 2019. 

Ho salutato Raimundo per continuare la vista al quartiere, ma un bambino mi ha riconosciuto, mi è corso incontro e ha voluto che entrassi nella sua casa. Lì ho incontrato il padre, la madre e la sorella. Il padre lavora in una zona delicata dell’Amazzonia, vicino alla città di Coarì, a circa 400 km da Manaus. Zona delicata e polemica perché si tratta di un’area in cui avviene l’estrazione del petrolio. Alcuni mesi fa ho partecipato ad un incontro che si è tenuto a Manaus dove spiegavano le zone critiche dell’Amazzonia, in cui viene sfruttato il sottosuolo per estrarre Gas e petrolio e, entro questi luoghi, era stato citato anche Coarì. 


Le multinazionali entrano nei territori amazzonici illudendo la gente che vi abita, affermando che porteranno occupazione e soldi per tutti, mentre in realtà, dove questo processo è già avvenuto, quello che rimane è solo distruzione, inquinamento e impoverimento della popolazione. Non sono venuto sull’argomento e abbiamo parlato di altro. 

Con il Movimento Fede e Cittadinanza, fondato lo scorso anno per monitorare il processo delle elezioni municipali nel nostro quartiere, abbiamo deciso che continueremo il lavoro di coscientizzazione sociale e politica interessandoci anche di temi ambientali. Abbiamo già messo in agenda una giornata ecologica a fine febbraio. In un contesto, che è quello del quartiere Compensa, in cui non esiste un sistema fognario, dove mentre cammini per strada devi stare attento a non pestare una delle miglia DI merde di cane che incontri, oltre ad uno slalom tra i mucchi di immondizia sparsi qua e là, sarà già molto mantenere all’ordine del giorno dei nostri incontri parrocchiali il tema della protezione della casa comune. 


Mentre scrivo queste cose penso alle centinaia di chiese che incontro mentre cammino per le stradine della favela e mi chiedo: a che cosa serve tutta questa religione? Sembra che maggiore sia il numero di chiese in un territorio, maggiore è il livello di disuguaglianza sociale e d’impoverimento. È una strana e triste considerazione, ma è quello che sto incontrando e vedendo.





mercoledì 8 gennaio 2025

SPEZZARE IL PANE NELLA COMUNITA' DI SANTO IGNAZIO (Compensa-Manaus)

 

Una strada della comunità Santo Ignazio nel quartiere Compensa di Manaus


Paolo Cugini

Nella comunità Santo Ignazio, di cui ho già parlato in un recente post, la situazione sta diventando piuttosto pesante. Proprio davanti alla cappella della comunità si sono piazzati due bar, che in realtà sono due case, che al fine settimana stanno rendendo la vita impossibile agli abitanti del quartiere.

Questa mattina visita alla comunità di Santo Ignazio. Avevo fissato un appuntamento davanti alla cappellina della comunità con Giovanna e Letizia per le 10, ma non si sono fatte trovare.  L’obiettivo era quello di continuare la visita delle famiglie dei giovani che frequentano la comunità: sarà per la prossima volta. Dopo qualche minuto, arriva Michelle, la moglie di Antonio, uno dei ministri della Parola. Antonio si guadagna da vivere vendendo caramelle, biscotti e altro davanti ad una scuola. Con Michelle decidiamo di visitare alcuni anziani già vistati qualche mese fa, ma che hanno richiesto la mia presenza. Entriamo nella casa di Almira e, per arrivarci, passiamo lungo un vicolo cieco molto stretto. 

Un tempo il vicolo era aperto – ci dice Maria, figlia di Almira – ma la polizia l’ha chiuso per non permettere ai trafficanti di fuggire, quando sono inseguiti”. Maria tocco un tasto doloroso: la droga. “La settimana scorsa i trafficanti hanno ucciso un ragazzino, l’hanno squartato per riempirlo di pietre e così, una volta gettato nel fiume affonda e non appare mai più”. 

Uno dei tanti vicoli stretti del quaritere


Maria racconta la disperazione della madre del ragazzo quando è venuta a sapere della fine di suo figlio.

 “Con i trafficanti di droga non si scherza – ribadisce Michelle – se non si fa come dicono loro, ti ammazzano”. 

Dopo aver dialogato con Almira, caduta in una grande depressione dopo la morte del marito, diciamo una preghiera e continuiamo il nostro cammino. Entriamo in un altro vicolo stretto per entrare nella casa di Francisca. Veniamo accolti dalla signora Lucivania, figlia di Francisca: Quando dico a Francisca che sono il prete, lei si commuove. Non si ricorda della visita del mese scorso, anche a causa di una forma di demenza senile, ma ci accoglie molto bene. 

Ha sempre avuto una memoria impressionante – ci racconta la figlia Lucivania – ma da quando è morto il marito, con il quale era in grande sintonia ed erano sempre insieme, è decaduta molto”.

 Anche in questa famiglia, dopo qualche minuto l’argomento torna ad essere lo stesso del precedente.

 “Nel fine settimana non si riesce più a dormire. Davanti alla cappellina ha aperto un bar che mette la musica al massimo e i ragazzi trascorrono la notte a bere e a fare uso di droga”. 

È Lucivania che tocca sull’assunto, e Michelle non si tira indietro.

 “Anche noi della chiesa, che eravamo abituati a pulire la cappellina per le celebrazioni della sera, alla domenica mattina, abbiamo dovuto cambiare di giorno. Con chi è coinvolto con il traffico non si scherza. Mettono dei tavoli addirittura davanti alla porta della cappellina. Nessuno prova a contraddirli perché tutti sanno come funziona. Nemmeno la polizia riesce a tenergli testa. Sabato scorso sono arrivati alle 2 di notte e, per farli smettere hanno dovuto sparare dei colpi di mitragliatrice in aria. Ma non è servito a nulla. Dopo che la macchina della polizia ha voltato l’angolo, hanno ripreso gli schiamazzi e la musica a tutto volume sino alle 10 del mattino. Le famiglie vicine, anche se sono infastidite dal rumore e dal chiasso infernale, non dicono nulla: soffrono in silenzio”.

Fernanda e Geani durante una celebrazione domenicale nella cappella
della comunità


Visitiamo altre tre anziani e passiamo dinanzi alla casa dove abitano due gemelle di 14 anni, Fernanda e Geani, che sono molto presenti nella comunità, soprattutto nelle danze liturgiche per l’entrata della Bibbia nelle celebrazioni. Chiamiamo alcune volte e si presenta alla porta la nonna che ci comunica che le ragazzine, nonostante siamo le 11,30, sono ancora a letto. Continuiamo il nostro cammino per arrivare alla casa di Michelle dove Antonio, suo marito, ha preparato il pranzo. Antonio è una persona molto attiva e presente nella comunità. Qualche anno fa è stato operato ad un tumore alla testa. Mentre mangiamo, Michelle è un fiume in piena: non smette di parlare. Mi parla non solo delle problematiche della comunità, dei trafficanti di droga che stanno rendendo impossibile la vita nel quartiere, ma anche di alcune situazioni di famiglie che frequentano la comunità. Inizia a piovere forte, anche perché siamo nella stagione delle piogge. Saluto tutti e sotto l’ombrello, mi dirigo alla casa parrocchiale. 

Michelle 


Mentre cammino mi chiedo che cosa possiamo fare. Per certi aspetti abbiamo le mani legate, nel senso che non possiamo affrontare la situazione in modo diretto. Il traffico di droga si sta mangiando molti adolescenti. Quello che mi viene in mente è che, come comunità, il massimo che per ora possiamo fare è lavorare con proposte che possano togliere i ragazzi dal traffico. Con i gruppi giovani stiamo approfittando delle ferie estive – dicembre e gennaio – per fare proposta aggregative, spirituali e culturali. Per domani sera ho convocato alcune giovani coppie che in passato hanno lavorato nella Pastorale Giovanile, per condividere qualche idea, anche perché, delle sette comunità della parrocchia, nessuna è esclusa dal giro dei trafficanti e Sant’Ignazio non è la peggiore. Queste visite quotidiane per le strade delle comunità stanno divenendo un momento fondamentale per conoscere da vicino la comunità, per farmi conoscere e riconoscere dalle persone. In fin ei conti, sono io che celebro l’eucarestia alla domenica e spezzo il pane eucaristico e della Parola con queste persone: devono poter capire da che parte sto e di che sapore è la mia vita.