giovedì 3 marzo 2022

RIPENSARE LA RISURREZIONE - INCONTRO CON PAOLO SQUIZZATO

 



Una Chiesa a Più Voci - Ronco di Cossato

  31 marzo 2021

 

 

Sintesi: Paolo Cugini

La risurrezione è fondata sulla fede e non sulle prove. È un atto di fede credere nella risurrezione. La risurrezione è realmente accaduta anche se non ci sono le prove che vorremmo.

Rom 1,3: Gesù morendo sulla croce Gesù è morto secondo la carne.

Figlio di David: indica l’uomo carnale. Paolo ha la consapevolezza che sulla croce è morto l’uomo Gesù.

1 Cor 15: si semina corruttibile, nella carne, si raccoglie l’incorruttibilità, lo spirito. Paolo con il linguaggio e l’esperienza di un uomo semitico, cerca di far passare che il Gesù risorto non è il medesimo che è stato crocefisso. È morto il Gesù di Nazareth sulla croce.

Gv 12: Il seme muore, poi spunta lo stelo che è totalmente altro dal seme marcio, ma è in continuità con il seme. C’è contraddittorietà e continuità. Ciò è quello che è avvenuto con Gesù di Nazareth e avverrà a ciascuno di noi. Noi marciremo, ma rinasceremo in un modo diverso, qualcosa che avrà un futuro, proprio da quel seme che è stato sepolto. Non è stato un atto magico la resurrezione di Gesù. C’è continuità perché la vita non può morire, ma si trasforma.

Gesù è entrato in un'altra dimensione che Luca chiama Gloria. “Per entrare nella sua gloria?”. È l’amore che ha trasformato Gesù. L’amore trasfigura, l’amore ti fa compiere il passaggio, la metamorfosi di tutto l’essere umano.

Nel NT si ha la consapevolezza che con la morte Gesù si è trasformato ed è divenuto il vivente, che è entrato in un’altra dimensione che Lc chiama Gloria. Come esprimere tutto questo, questa consapevolezza? Questa consapevolezza non è sorta subito tra i discepoli. La presa di coscienza che sulla croce è avvenuta una trasformazione, si presume che siano passati degli anni, C’è stata una lunga pausa di riflessione, al termine dei quali si è cominciato a scrivere i racconti di apparizione.

Nessuno di chi ha scritto i vangeli, tantomeno Paolo, ha fatto personalmente esperienza del risorto. Marco, ad esempio, scrive negli anni ’70. Quindi è nata una fede nel risorto in base alla parola trasmessa di generazione in generazione. Paolo è il primo a scrivere nel ’51. I primi testi di Paolo riguardo il risorto non sono trattati di teologia, ma piccole pennellate: 1 Ts 1,10: Gesù è morto e risorto. 1 Cor Paolo amplia: Gesù è risorto secondo le scritture. Quello che è successo non si sa. Le prime testimonianze scritte e, quindi, anche orali, non compare nessun sepolcro vuoto. Le modalità di come Gesù sia risorto non fanno parte del primitivo messaggio cristiano. La nostra fede non si basa sul sepolcro vuoto.

Col passare del tempo queste scarne pennellate si ampliano e si sente il bisogno di aggiungere qualcosa. Il primo ad ampliarlo è Paolo stesso: 1 Cor 15. È apparso a Cefa, ai Dodici, poi è stato visto. Cos’hanno visto?

Paolo dice che è stato visto anche da lui. Paolo sta ricordando la sua esperienza sulla strada di Damasco: At 9. C’è da presumere che quello di Paolo non sia stato un vedere con gli occhi, perché rimane accecato. Domanda: cos’ha visto Paolo? Cos’hanno visto i testimoni? Non sarà un’esperienza? Tutti l’hanno visto più che con gli occhi della carne, con gli occhi penetranti della fede. Il vivente è colui che continua ad essere operante nella storia.

Con gli evangelisti le pennellate sul risorto diventano degli affreschi. In Marco non ci sono i racconti delle apparizioni. Più ci si allontana dall’evento del Gesù storico, più aumentano le narrazioni sulle apparizioni di Gesù.

Matteo comincia ad ampliare: c’è un’apparizione che avviene al lago. Poi Luca ne mette tre di apparizioni tutte a Gerusalemme. Una di queste è i discepoli di Emmaus.

Giovanni scrive dopo Luca e abbiamo quattro apparizioni: Gerusalemme, Galilea. Aumentano i racconti, ma si sente la necessità di presentare un Cristo sempre più fisico.

Domanda: la chiesa primitiva ha sentito il bisogno di aggiungere materiale a fin di bene? Probabilmente per scopi catechetici. Forse, anche, per motivi liturgici.

Questo ampliare i racconti della risurrezione è lo stesso bisogno che la chiesa si è trovata di fronte ai vangeli dell’infanzia.

Gesù è veramente risorto, ma non perché lo hanno visto le donne, gli apostoli. Gesù è l’eternamente vivo perché le comunità della Palestina vivono del vivente.

1 Pt 2,4: queste comunità che sono sorte, sono il copro del risorto. La nostra vita è manifestazione del Cristo risorto.

Ortensio da Spinetoli: la resurrezione si rende credibile dalla testimonianza di vita dei discepoli.

Ammesso che le apparizioni siano affreschi dipinti delle prime comunità rimangono testimonianze profonde, anche se non sono storiche. Es: il figliol prodigo, è frutto della riflessione di Gesù, ma anche se non è storicamente avvenuto ha una grande forza per la vita dei cristiani.

Gesù è la vita che faceva fiorire e rivivere i morti. Abbiamo donne, uomini e bambini che hanno fatto esperienza di Gesù come possibilità di vita. Gesù era una persona speciale, al punto che lo chiamavano figlio di Dio.

Gesù è risorto per coloro che frequentandolo proferisce una nuova possibilità di vita. Gesù è risorto per coloro che sono risorti. Per chi vive da cadavere l’evento del risorto non dice nulla.

Panikkar: è il destino di tutti di trasformarsi.

Vangelo: Gesù lascia intendere che la metamorfosi spetta a chi ama, cioè chi ama risorge.

Vivendo il Vangelo si fa esperienza del risorto. La piena umanità di Gesù manifesta l’umanità. Gesù è Dio perché è pienamente uomo. La nostra è una religione dell’incarnazione e quindi siamo chiamati a giocare tutto sulle relazioni. Siamo chiamati a dare carne a Dio, lo facciamo presente amando. La sofferenza non è salvifica: è l’amore che lo è.

Ciò che salva è solo la sofferenza scaturita dall’amore. 

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