I VENERDI TEOLOGICI
VENERDI
12 NOVEMBRE 2021
Sintesi:
Paolo Cugini
Per accostarci a Maria dobbiamo
pulire gli occhiali. Maria è divenuto un personaggio ingombrante nella vita
delle donne. Maria è un personaggio onnipresente nella vita di fede.
Maria
nome comune: Maria è divenuto un nome comune. Maria
nell’immaginario collettivo rappresenta tutte le donne. Si nota l’universalizzazione
del patriarcato. Tutto ciò che non è maschile è neutro.
Naturalizzazione Le
donne sono soprattutto madri, sono importanti come madri, dimenticandosi che
hanno anche un cervello.
Steretipizzazione Generalizziamo
per vedere e volere un certo tipo di donna. Abbiamo ideologizzato anche Maria.
La
mentalità cattolica è androcentrica, produce una forte idealizzazione nei
confronti delle donne. Maria è la benedetta fra le donne, ma è solo lei e
questa unicità la stacca dalle altre donne. Da qui nasce l’ideologizzazione
delle donne. Maria diventa problematica
come presenza fra le donne. Nessuna donna potrà mai essere come lei, e quindi
diventa un modello schiacciante.
Maria
è stata punto di riferimento delle omelie e parlavano di Maria e il corpo delle
donne viene collegata all’idea del peccato. La verginità acquista un
significato sociale e il suo ruolo teologico si perde nelle moralizzazioni.
Antropologia
dualista: divide i due sessi come poli opposti, come
complementari. Questa antropologia oppositiva ha creato il personaggio di Maria
che, per molto donne, risulta troppo ingombrante. L’antropologia dualista,
quando legge Maria, crea l’eterno femminino, un archetipo che guarda Maria come
un’incarnazione dell’ideale dell’essenza del femminile. Qui il maschio è sempre
primo. La donna è funzionale al maschio e le donne sono servitrici.
La
verginità può essere interpretata come l’autonomia
della donna. Può essere interpretata in senso moralista. Serve al maschio per
sapere che il primo figlio sarà suo.
Madre:
funzione biologica. La funzione di madre appartiene ad ogni credente, perché tutti
dobbiamo partorire Dio nella nostra vita di fede.
Come
si è arrivati a ciò?
Nei
primi secoli c’era già l’idea della dea madre. Iside, Demetra, ecc. Sono dee
che hanno un aspetto materno. I Padri della Chiesa accostano Maria a queste
figure. La nostra Maria cattolica la troviamo sui monti, grotte e altro, luoghi
tipici delle dee mediterranee. Sono luoghi che indicano il contatto con la
forza della terra.
I
Padri della Chiesa prendono dei titoli delle dee e le
attribuiscono a Maria. Le prime Marie sono delle donne che allattano. Le prime
vere raffigurazioni di una Maria che allatta come divinità le troviamo in
Egitto nei monasteri, che la riprendono dalle dee egizie. I padri hanno
adattato la figura di Maria alla dea materna, hanno fatto un lavoro di
inculturazione. Assumendo queste caratteristiche Maria viene sempre più
divinizzata e diventa una divinità. Nel Medioevo a Maria vengono attribuite
tutte le funzioni cristologiche e pneumatologiche. Maria è corredentrice, sullo
stesso piano del Dio maschio.
Elisabeth
Jonson: relazione tra la figura di Maria e di
Gesù e non c’è distinzione tra le due. In qualche modo l’immaginario religioso
di un Dio al maschile sente il bisogno di avere una femminilità. Occorre pulire
gli occhiali da queste scorie culturali che hanno confuso la Maria del Vangelo.
La questione è che non abbiamo avuto un linguaggio del dire Dio al femminile. Nessuno
ce la fa a dire Dio al femminile, a dire Dea. Da Gen 1 abbiamo al convinzione che le donne
sono create ad immagine di Dio, ci sono delle metafore femminili per parlare di
Dio.
Nell’AT
la parola ruah, che indica lo Spirito, è una parola femminile e ha
funzioni femminili. Crea spazio, fa vivere. Shekinà, la tenda di Dio tra
noi: è una metafora femminile.
Le
teologhe hanno cercato le metafore in cui Dio è detto madre.
Viscere di misericordia, Dio ha un utero che ama come una madre. Isaia 49:
La madre non si dimentica di suo figlio.
Filone
della divina sapienza. La Sapienza dell’AT è un personaggio. Il
Logos è accanto a Dio. La sapienza che rompe gli stereotipi perché parla nelle
piazze. Dio qui ha caratteristiche femminili.
Ci
sono due parabole: dramma e lievito. È un mondo che viene
espresso al femminile. Gesù ha preso spunto dalle azioni di sua madre. Capire
come Gesù di Nazareth ha fatto esperienza di una donna, con sua madre.
Lo
studio delle teologhe aiuta a riavvicinarsi a Maria.
La
divinizzazione di Maria si è venuta a creare pian piano, dovuto anche all’ambiente
culturale, al modello patriarcale. L’unico spazio che il cristianesimo ha
lasciato alle donne è stato il corpo di Maria.
Se
Cristo ha assunto la maschilità non salva le donne, invece Cristo assume l’umanità.
Maria è divenuta anche lo schema sociale del ruolo che doveva avere la donna in
una certa cultura che poi è stata spiritualizzata.
Nel
si di Maria c’è il rispetto di Dio per le donne, perché Maria poteva anche dire
di no.
Mi sono chiesta come vedo la figura di Maria .
RispondiEliminaÈ onnipresente non ingombrante, non è un modello, non è un modello schiacciante , non è una dea .
La sento. Sento Maria molto vicina , è con me sempre.
Condivido le parole di Papa Francesco :
Nei Vangeli Maria appare come donna di poche parole, senza grandi discorsi né protagonismi ma con uno sguardo attento che sa custodire la vita e la missione del suo Figlio e, perciò, di tutto quello che Lui ama.
Maria con la sua maternità ci mostra che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, ci insegna che non c’è bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 288). E da sempre il santo popolo fedele di Dio l’ha riconosciuta e salutata come la Santa Madre di Dio.
Ecco che mi lascio abbracciare da Lei.