CONVEGNO NAZIONALE – RETE VIANDANTI
CHIESA DI CHE GENERE SEI?
BOLOGNA 22 OTTOBRE 2016
PARTECIPARE E ANNUNCIARE. NUOVA CONSAPEVOLEZZA DEL SACERDOZIO UNIVERSALE
Relatrice: Cettina Militello
Sintesi: Paolo Cugini
Manuale di Ecclesiologia, Dehoniane
2013
Non ci sarebbe un convegno sulla
Chiesa se non ci fosse stato il Vaticano II. Partecipazione e annuncio possono
essere fatti propri dai laici a partire dalla grazia battesimali, grazie alle
riflessioni emerse al Concilio. Il punto di partenza per appartenere alla
chiesa è il Battesimo. Il rito del Battesimo, soprattutto il RICA, ha un grandissimo valore per comprendere il
legame tra battesimo e annuncio.
Si tratta di un cambio di passo, passare da un’immagine di chiesa ad un
altro. Quello che il
Rito attiva è il comune sacerdozio. 1 Pt 2,9-10. Disegno di Dio sul popolo che
Dio stesso si è scelto. Sacerdozio, profezia, regalità disegnano la dinamica
del popolo. Regalità, profezia e sacerdozio è unita nel cammino del popolo di
Dio.
La ferita più lacerante è quella sul
piano della regalità divenuta potenza, che serve i propri interessi. Corre
nella Chiesa l’aspirazione di una piena uguaglianza. La condizione filiale è
fondamentale.
Regalità, sacerdozio e profezia si concretizzano in Gesù. L’unzione è un momento importante.
La profezia conosce una ritualità visibile. Il tema dell’unzione è presente in
1gv 2, 20-27. La percezione d’essere profeti, re e sacerdoti conoscerà
un’eclisse nella sacramentaria di età scolastica. L’antagonismo di papato e re
provoca questo svilimento.
La teoria dei tria munera è affermazione del magistero del Vaticano II, che
l’applica anche ai laici. Lumen Gentium (LG) 34-36. Nessuno è escluso
dall’identità dei tria munera.
All’interno di LG 3 i tria munera è
enfatizzato ponendo il vescovo nell’ottica del sommo magistero.
LG 10-11: legge la soggettualità del
popolo di Dio nel vissuto sacramentale, nella direzione della profezia e ha il
suo luogo proprio nell’affermazione del sensus
fidei.
LG 13: parla di chiese.
I tria munera come chiave interpretativa della soggettualità ecclesiale. Sintassi battesimale. Il dato
generativo è il battesimo. L’ecclesiogenesi battesimale fa la chiesa: la chiesa
non solo nasce dalla Eucaristia. In che rapporto stanno i due sacerdozi, comune
e ordinato? Lettura tipologica. A partire dalla nostra necessità antropo-sociale,
che giustifica anche la distinzione dei poteri legislativo e giudiziale, come
segnaletica di sacerdozio e profezia comune. Nella chiesa lo sviluppo abnorme
del ministero sacerdotale ne ha stravolto il senso originario. Abbiamo
ontologizzato un compito, un ufficio, che ha senso di guida, di segnaletica di
ciò che tutti devono condividere. Munus significa dono, ministero di grazia. Il
ministero ordinato tipicizza i munera: suo compito è indicare ciò che a tutti è
proprio. Il ministero diaconale ipotizza il servizio. Il presbitero,
l’anziano, ha nella comunità il compito di testimoniare il Cristo attraverso i
segni sacramentali. Il vescovo è il sorvegliante che rappresenta. Il ministero
del Vescovo è fare in modo di rendere le persone partecipi della vita della
chiesa.
Facciamo fatica a liberarci di
modelli che si sono dogmatizzati. Il ministero è chiamato all’annuncio. Abbiamo
fatto diventare l’annuncio dottrina.
Un popolo profetico. Esercizio della profezia comune è l’ascolto, ricevere la Parola di Dio,
avere davanti la Parola con l’obbligo di studiarla per comprenderla e viverla.
Già i catecumeni sono chiamati ad annunciare.
L’ascolto si traduce in
testimonianza, perché la comunità non può vivere ripiegata su sé stessa. Parola
diretta al mondo. Il testimone è colui che traduce la Parola.
Ciò si accompagna al discernimento
dei segni dei tempi che riguarda tutti noi. Profezia dei bisogni è il farsi
carico di ogni tipo d’indigenza.
Un popolo sacerdotale. Partecipazione attiva, tutto il popolo di Dio è soggetto dell’azione
liturgica. Partecipazione che non si esaurisce nei ministeri. Il popolo di Dio
è soggetto del convergere insieme. Ci riuniamo per acquisire coscienza. È il
popolo di Dio il soggetto. LG 11: i battezzati sono soggetti attivi. Colletta:
farsi carico degli altri, esprime la solidarietà tra le chiese nel segno dell’unità.
Un popolo regale. La regalità di Cristo è anomala, Cristo regna dal legno della croce.
Sappiamo che Cristo è re non solo per le profezie messianiche, ma perché lo
sostiene la potenza dello Spirito. La comunità eredità la regalità di Cristo e
la esercita a partire dalla libertà. Regalità è autonomia e condivisone
decisionale. Se il popolo di Dio si esprime non può essere consultivo.
Il vero modello della regalità è
quello della sobrietà.
Dobbiamo rifondare la chiesa senza preoccuparci di demolire la chiesa ufficiale,
lasciandola andare dove va e cioè verso l’autodistruzione. Occorre fondare
comunità nuove, dove c’è uguaglianza e reciproco servizio. L’unica via è quella
ecclesiogenetica dal basso, per imprimere la svolta che viene fuori da una coscienza
piena, vale a dire dalla consapevolezza che come battezzati non abbiamo bisogno
di autorizzazioni per ascoltare la Parola.
Visione perdente della catechesi: ne ha fatto un percorso parallelo della scolarizzazione. Se
gruppi familiari si mettessero insieme e si assumessero l’onere della
formazione dei loro figli sarebbe più efficace.
La grazia sacramentale ci è stata
data: bisogna viverla. Occorre agire. La crisi delle vocazioni è provvidenziale
come lo è la richiesta delle donne al sacerdozio. Una chiesa che baratta i
valori del Regno non ha posto nel futuro.
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