Paolo Cugini
Papa Francesco ci stimola a pensare
la parrocchia in un modo nuovo, a ripensare il modo di evangelizzare, non partendo
esclusivamente dalle strutture del centro, ma dalle periferie. Il Papa c’invita
ad abbandonare il criterio pastorale del “si
è sempre fatto così”, per avere il coraggio di osare, di cercare e pensare
strade nuove per riuscire a portare il vangelo dove ancora non è arrivato. Parrocchia come chiesa in uscita, come
chiesa pensata e vissuta a partire dalle periferie, da quelle situazioni
esistenziali nelle quali il Vangelo non arriva perché difficilmente la
parrocchia pensa dei percorsi di evangelizzazione decentrando il proprio sforzo
pastorale. D’altronde, siamo troppo abituati a fare le cose in casa, a gestire
l’annuncio del Vangelo come un’attività da realizzare tra le mura costruite da
noi e per noi.
Una cosa è, infatti, pensare e vivere
la fede a partire dalle nostre strutture, aspettando le persone. Tutt’altra
storia è uscire, andare incontro, cercare quella maggior parte di persone che
non frequentano i nostri territori, e non entrano nelle nostre strutture.
Sappiamo bene che la sfida lanciata dal Papa s’inserisce nel cammino della
chiesa italiana che da alcuni anni sta cercando di ripensare la parrocchia in
una prospettiva missionaria. Una cosa, comunque è pensare, e tutt’altra cosa è
provare, verificare sul terreno se le idee hanno una consistenza a contatto con
la realtà.
Sia da coloro che sono stati in
Africa che in America Latina mettono spesso in evidenza l’esperienza delle
piccole comunità di base, piccole realtà a dimensione comunitaria, nelle quali
l’ascolto della Parola di Dio settimanale, o anche la semplice recita del
rosario, diviene momento fondante e illuminante di tutta la comunità. Le
comunità rappresentano lo sforzo di una chiesa che si decentra (altra idea
molto cara a Papa Francesco), che porta il Vangelo nelle case, recuperando
quella dimensione familiare e più umana, che a volte perdiamo negli schemi
della pastorale ordinaria. Le piccole comunità divengono anche lo strumento
privilegiato per suscitare vocazioni laicali, persone che sentono il desiderio
e la responsabilità di aiutare la comunità a crescere nella fede e
nell’attenzione ai più poveri. Nelle piccole comunità di base è inoltre più
facile curare le relazioni, l’attenzione alle singole persone e raggiungerne di
nuove. E così, la fede che si celebra va di pari passo con la vita, e le
liturgie celebrate nelle comunità si aprono ai problemi reali delle stesse. Una
parrocchia che si organizza per uscire dalla canonica e dalle sale parrocchiali
e andare ad incontrare le famiglie là dove vivono, produrrebbe senza dubbio
idee nuove e stimolerebbe il Consiglio Pastorale parrocchiale a ripensare la
presenza della chiesa sul territorio ed elaborare proposte nuove. Una di queste
potrebbe essere la possibilità di celebrare la messa quotidiana non solamente
ed esclusivamente nella chiesa, ma anche nei quartieri, radunando assieme le
persone incontrate. La chiesa in uscita, che s’interessa di annunciare il
Vangelo a tutti, entrando in contatto con le tante periferie esistenziali delle
nostre parrocchie, potrebbe anche avere un riflesso sul modo in cui pensiamo e
gestiamo tante altre iniziative, tra le quali le nostre sagre.
Spesso ci si chiede a che cosa serve
andare in missione o a che cosa servono mandare tanti preti, suore e laici in
tante parti del mondo se poi, una volta tornati, è richiesto un rapido reinserimento
in un cammino pastorale molto diverso. Spesso e volentieri al missionario
ritornato dopo tanti anni di missione viene ricordato - non sempre in modo
delicato -che non è più là, come se andare in missione fosse stata una colpa,
uno sfizio personale e non invece una scelta diocesana. In molti casi sembra quasi
che l’esperienza missionaria sia stata una bella esperienza, molto personale di
chi l’ha vissuta, ma che poi, una volta tornati, bisogna rapidamente mettere da
parte. Io credo che la nostra chiesa ha oggi bisogno più
che mai di questi missionari per aiutare le comunità ad uscire per ritrovare se
stesse; a mettersi in movimento per scrollarsi di dosso la polvere di secoli di
tradizioni umane che hanno soffocato la Parola. La Chiesa ha bisogno dei
missionari per ritrovare se stessa.