domenica 22 maggio 2016

LE PROVOCAZIONI DI FRANCESCO


Paolo Cugini

Papa Francesco ci stimola a pensare la parrocchia in un modo nuovo, a ripensare il modo di evangelizzare, non partendo esclusivamente dalle strutture del centro, ma dalle periferie. Il Papa c’invita ad abbandonare il criterio pastorale del “si è sempre fatto così”, per avere il coraggio di osare, di cercare e pensare strade nuove per riuscire a portare il vangelo dove ancora non è arrivato. Parrocchia come chiesa in uscita, come chiesa pensata e vissuta a partire dalle periferie, da quelle situazioni esistenziali nelle quali il Vangelo non arriva perché difficilmente la parrocchia pensa dei percorsi di evangelizzazione decentrando il proprio sforzo pastorale. D’altronde, siamo troppo abituati a fare le cose in casa, a gestire l’annuncio del Vangelo come un’attività da realizzare tra le mura costruite da noi e per noi.

Una cosa è, infatti, pensare e vivere la fede a partire dalle nostre strutture, aspettando le persone. Tutt’altra storia è uscire, andare incontro, cercare quella maggior parte di persone che non frequentano i nostri territori, e non entrano nelle nostre strutture. Sappiamo bene che la sfida lanciata dal Papa s’inserisce nel cammino della chiesa italiana che da alcuni anni sta cercando di ripensare la parrocchia in una prospettiva missionaria. Una cosa, comunque è pensare, e tutt’altra cosa è provare, verificare sul terreno se le idee hanno una consistenza a contatto con la realtà.
Sia da coloro che sono stati in Africa che in America Latina mettono spesso in evidenza l’esperienza delle piccole comunità di base, piccole realtà a dimensione comunitaria, nelle quali l’ascolto della Parola di Dio settimanale, o anche la semplice recita del rosario, diviene momento fondante e illuminante di tutta la comunità. Le comunità rappresentano lo sforzo di una chiesa che si decentra (altra idea molto cara a Papa Francesco), che porta il Vangelo nelle case, recuperando quella dimensione familiare e più umana, che a volte perdiamo negli schemi della pastorale ordinaria. Le piccole comunità divengono anche lo strumento privilegiato per suscitare vocazioni laicali, persone che sentono il desiderio e la responsabilità di aiutare la comunità a crescere nella fede e nell’attenzione ai più poveri. Nelle piccole comunità di base è inoltre più facile curare le relazioni, l’attenzione alle singole persone e raggiungerne di nuove. E così, la fede che si celebra va di pari passo con la vita, e le liturgie celebrate nelle comunità si aprono ai problemi reali delle stesse. Una parrocchia che si organizza per uscire dalla canonica e dalle sale parrocchiali e andare ad incontrare le famiglie là dove vivono, produrrebbe senza dubbio idee nuove e stimolerebbe il Consiglio Pastorale parrocchiale a ripensare la presenza della chiesa sul territorio ed elaborare proposte nuove. Una di queste potrebbe essere la possibilità di celebrare la messa quotidiana non solamente ed esclusivamente nella chiesa, ma anche nei quartieri, radunando assieme le persone incontrate. La chiesa in uscita, che s’interessa di annunciare il Vangelo a tutti, entrando in contatto con le tante periferie esistenziali delle nostre parrocchie, potrebbe anche avere un riflesso sul modo in cui pensiamo e gestiamo tante altre iniziative, tra le quali le nostre sagre.


Spesso ci si chiede a che cosa serve andare in missione o a che cosa servono mandare tanti preti, suore e laici in tante parti del mondo se poi, una volta tornati, è richiesto un rapido reinserimento in un cammino pastorale molto diverso. Spesso e volentieri al missionario ritornato dopo tanti anni di missione viene ricordato - non sempre in modo delicato -che non è più là, come se andare in missione fosse stata una colpa, uno sfizio personale e non invece una scelta diocesana. In molti casi sembra quasi che l’esperienza missionaria sia stata una bella esperienza, molto personale di chi l’ha vissuta, ma che poi, una volta tornati, bisogna rapidamente mettere da parte. Io credo che la nostra chiesa ha oggi bisogno più che mai di questi missionari per aiutare le comunità ad uscire per ritrovare se stesse; a mettersi in movimento per scrollarsi di dosso la polvere di secoli di tradizioni umane che hanno soffocato la Parola. La Chiesa ha bisogno dei missionari per ritrovare se stessa.