lunedì 23 agosto 2021

CONTRO LA SECOLARIZZAZIONE - DAVID MARTIN

 



Paolo Cugini

 

David Martin è un sociologo e pastore anglicano, è stato il primo a formulare una critica alla secolarizzazione in un saggio, "Towards Eliminating the Concept of Secularisation" (1965), la prima teoria empirica comparata della secolarizzazione in "Notes for a General Theory of Secularisation" (1969).  Questo primo lavoro è stato ampliato e pubblicato in forma di libro come A General Theory of Secularisation (1978), un testo storico nella storia degli studi di secolarizzazione. Ha continuato a contribuire al dibattito sulla secolarizzazione e sulla resilienza della religione al presente.

Nei suoi primi lavori sociologici, Martin specifica l’ambito della sua indagine, ritenendo che il concetto di secolarizzazione, oltre ad ostacolare il progresso della sociologia della religione, è ricolmo di ideologie, soprattutto l’esistenzialismo, il marxismo e il razionalismo. Significativo è il fatto che la posizione di Martin è contemporanea al successo delle analisi sociologiche sulla secolarizzazione. C’è una sorta di miopia nei sostenitori della secolarizzazione che, secondo Martin, non permette di cogliere le aporie del nesso tra modernizzazione e declino della vitalità religiosa. L’accusa del sociologo britannico ai teologi della secolarizzazione è quella di basare i loro studi esclusivamente sul piano teorico, mettendo in secondo piano la reale situazione della religione. Ebbene, è proprio il contatto con l’esperienza religiosa che svuota l’analisi proposta dai teorici della secolarizzazione. In primo luogo, non è possibile analizzare il variegato mondo religioso con un solo concetto, vale a dire, la secolarizzazione. Non esiste un processo unitario chiamato secolarizzazione, che nasca in relazione a un insieme di caratteristiche definite religiose”. Questo processo non esiste perché le istituzioni religiose nascono e declinano per svariati motivi non riconducibili ad un unico denominatore comune. Per questo motivo, allo stesso modo, non è possibile parlare in modo unitario di cause della secolarizzazione. Proprio per questi motivi, secondo Martin, è facile intravedere le precomprensioni ideologiche della teoria della secolarizzazione, ideologie tutte interessate a decretare la fine della religione. Tra queste, Martin ne individua tre: razionalismo, marxismo ed esistenzialismo. La prima, considera il declino della religione come inevitabile perché la concepisce come una teoria falsa. Il sociologo britannico confuta questa tesi sostenendo la necessità per il buon funzionamento della società, di strutture mitiche “che è più dell’assurdità alla quale è indissolubilmente unita, poiché è in grado di ricondurre tutti gli eventi della vita, i più importanti e i meno importanti, all’interno di una struttura di significato profondamente coerente”. Il marxismo, a sua volta, spiega il declino della religione riconducendola alla sua funzione ideologica di sostegno del dominio di classe esistente. Secondo Martin solo una visione deterministica della storia può escludere che le condizioni della fioritura della religione non si ripropongono anche all’interno di una società a socialismo realizzato. Infine, l’adesione alla tesi della secolarizzazione da parte dell’esistenzialismo, poggia sul rifiuto della dimensione sacramentale e comunitaria della religione. È dunque, necessario, conclude Martin,

che la situazione religiosa, nella sua estrema varietà, sia studiata separatamente dalla spinta a illustrare una posizione filosofica […]. La parola secolarizzazione è troppo intimamente legata alle distorsioni ideologiche per essere mantenuta. Il suo uso favorisce le generalizzazioni nebulose a discapito, per esempio, di studi rigorosi sull’influsso della mobilità geografica e sociale sulla pratica religiosa. La parola secolarizzazione dovrebbe essere cancellata dal dizionario sociologico.

Sottofondo culturale della critica di Martin alla secolarizzazione è il rifiuto categorico alle visioni lineari della storia che, per definizione, lasciano nel cammino della ricerca storica, molti aspetti considerati marginali o per niente considerati. La religione, di conseguenza, paga lo scotto di avere una visione trascendente dell’uomo, della società e della natura, che visioni materialistiche della storia che non viene presa minimamente in considerazione. Martin percepisce come necessario lo smascheramento di questi tentativi semplicistici di riletture storiche a servizio dell’ideologia di turno. “Dovevo smascherare l’illegittimo trasferimento di un télos o una direzione immanente di matrice ideologica nell’ambito delle scienze sociali. Molta sociologia, in effetti, non è altro che storia iperorganizzata.

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