lunedì 19 marzo 2018

GESÙ CRISTO OVVERO LA DESACRALIZZAZIONE DELLA RELIGIONE




Paolo Cugini


Dio ha deciso di manifestarsi, di dire chi è, di mostrarsi avvicinandosi a noi a tal punto da farsi uno di noi. E’ su questo aspetto che a mio avviso vale la pena riflettere, per capire le svariate implicanze che, questo evento unico nella storia dell’umanità, produce. Sino all’ arrivo di Gesù c’era una distinzione ben precisa tra sacro e profano, con tutto ciò che comporta una separazione di questo genere. Sacro dice di una distanza, di una separazione da ciò che è profano. La nascita di Gesù in una mangiatoia rappresenta la distruzione del sacro, la distruzione di ogni tipo di distanza e separazione tra sacro e profano, perché nell’evento del Natale, il sacro viene ad abitare il profano, e il profano diventa la casa del sacro. Nascendo in una grotta Dio ha operato un processo di umanizzazione del divino, volendo in questo modo destrutturare il processo umano di sacralizzazione del divino. Dio in Gesù ha sacralizzato il tempo, ha rotto le distanze e, di conseguenza, si è avvicinato ad ogni uomo e ad ogni donna. Che cosa significa questo avvicinamento che è, allo stesso tempo, un’identificazione? Significa che d’ora innanzi non abbiamo più bisogno di sacralizzare gli spazi religiosi, perché la sacralizzazione è stato un processo della religione ancestrale spesso e volentieri manipolata da chi gestiva il potere religioso. In secondo luogo, essendosi umanizzato Dio ha dato accesso a tutti al divino, ha tolto il dominio religioso di qualcuno, per donarsi a tutti e a tutte. Davvero, a partire da Gesù, l’uguaglianza è divenuta il segno visibile della presenza di Dio nella carne umana. Ecco perché la nascita di Gesù significa la fine e il giudizio negativo su ogni modello sociale che produce disuguaglianze, separazioni, divisioni. Se Colui che era in alto, nel cielo è venuto sulla terra ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, significa che d’ora innanzi nessuno può porsi in alto ritenendosi migliore di altri. Gesù è la presenza dell’uguaglianza: venendo al mondo e ad abitare in mezzo a noi Dio ha voluto dire che tutti siamo degni, perché non si è avvicinato a qualcuno, ma a tutti. Il regno dei cieli annunciato da Gesù è un monito chiaro contro tutti coloro che producono e mantengono in piedi il modello economico nefasto del neoliberalismo, che produce sempre più poveri a favore di una piccola élite di ricchi sempre più ricchi, alla faccia dei poveri. Dove c’è disuguaglianza non c’è la presenza di Cristo, perché Gesù ha scelto poveri, vale a dire l’esplicitazione del desiderio di dare dignità ad ogni persona. Quest’identificazione di Gesù con i poveri, che troviamo al momento della nascita, è indicata da Gesù stesso come criterio per entrare nel Regno dei cieli. Il cammino della vita sulla terra, per i discepoli e le discepole di Gesù, non può che essere caratterizzato dallo stile semplice e dalla presa di posizione nei confronti delle persone povere. Non a caso la Chiesa, sin dal suo inizio, sviluppa quest’attenzione verso i più poveri, proponendo il cammino della solidarietà e della condivisione.

Questo aspetto della desacralizzazione della religione realizzata con la venuta di Gesù nel tempo si manifesta nella polemica con i farisei sul puro e l’impuro e, soprattutto, sul tempio. La critica radicale di Gesù alla religione del tempio, che nel Vangelo di Giovanni esplode sin dall’inizio, vale a dire al capitolo due, sarà approfondita nel capitolo quattro nel dialogo con la samaritana. Il Tempio, invece di essere il luogo dell’incontro con Dio, con il tempo è divenuto il suo contrario, vale a die un ostacolo. Perché? Ci sono alcuni passaggi del Vangelo di Giovanni che ci aiutano a capire il problema:
“Si avvicinava, intanto, la Pasqua dei Giudei”. Passaggio che dice già il tono della polemica: non è più la pasqua di Dio, il suo passaggio che salva il popolo, ma la Pasqua dei Giudei, vale a dire dei capi del popolo, come si evince poi dal contesto del brano. C’è stato nell’arco dei secoli un cammino di trasformazione in negativo. La Pasqua non è più la Pasqua dell’Esodo, ma de regime giudaico, è divenuta uno strumento di dominio, una pasqua a beneficio di pochi che curano i propri interessi. La Pasqua è divenuta motivo di guadagno anche alle spalle dei poveri.

Ai venditori di colombe disse…” le colombe sono gli animali che i poveri potevano utilizzare per offrire sacrifici. Ebbene, il disastro morale era arrivato al punto che i mercanti lucravano anche sui poveri. Sembra di ascoltare la voce dei profeti, in modo particolare il profeta Amos che inveiva contro i ricchi del suo tempo perché sfruttavano i poveri, vendendoli per un paio di sandali (cfr. Os 2,6). Quando si arriva a sfruttare il povero significa che il livello sociale di un popolo ha veramente toccato il fondo. La cosa peggiore è che ciò avviene nel tempio. Come può una religione avere perso di vista così tanto il suo punto di riferimento da compiere tali delitti? La cosa peggiore è che ciò viene fatto nel tempio di IHWH, che ha sempre avuto un’attenzione particolare per i poveri.
Non fate della casa del Padre mio un mercato”. Se c’è una cosa che è antitetica al Dio d’Israele è il mercato. Infatti, Dio è donazione totale di sé, è gratitudine, attenzione ai piccoli. Al contrario, il mercato è interesse, modellato sull’egoismo, che schiaccia i piccoli. La critica di Gesù al tempio raggiunge il parossismo. Come può un tempio divenire il luogo del mercato e delle sue logiche?
“Distruggete questo tempio”. Gesù è venuto per distruggere il tempio, quel luogo che nel tempo è divenuto simbolo di disuguaglianza e ingiustizie sociali. E’ questo l’obiettivo del cammino cristiano: uscire dalla religione negativa, dalla religione che fa male, che invece di essere stimolo per l’uguaglianza diviene spazio per ogni forma d’ingiustizia e discriminazione. Uscire dalla logica del tempio come luogo di diseguaglianze. Infatti, già nel libro del Levitico ci sono molte prescrizioni cultuali che proibiscono l’accesso alle persone in situazione d’impurità. Lebbrosi, malati, stranieri, pagani, donne mestruate: tante persone non possono accedere al Tempio. Uscire dalla logica del tempio fatto dagli uomini, che è spazio di diseguaglianze e di logiche perverse, per seguire il cammino che Gesù propone, basato sull’amore e la misericordia.

E’ questo cammino che dovrebbero realizzare le comunità cristiane: abbandonare le forme eccessive di sacralizzazione religiosa, spesso e volentieri segno di manipolazioni da parte di un gruppo a scapito della maggioranza, per dare spazio a forme di accoglienza, segno della misericordia di Dio manifestatasi nel suo Figlio Gesù. Comunità cristiane il cui segno caratteristico diviene lo stile nuovo inaugurato da Gesù, in cui nessuno si sente escluso perché tutti possono avere acceso a Lui. Comunità in cui gli uomini e le donne, più che essere preoccupati sulle forme esterne di espressione della devozione cultuale, s’interrogano sulla bontà delle loro relazioni e sulle modalità messe in atto per manifestare il cammino di uguaglianza e misericordia proposto da Gesù.



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