Alcune annotazioni su un possibile percorso
interdisciplinare tra scienza e filosofia
La
fisica quantistica è una delle discipline più affascinanti e rivoluzionarie del
pensiero scientifico contemporaneo. Allo stesso tempo, il concetto di
contaminazione, inteso come mescolanza, interazione, o anche come perdita di
purezza, si rivela straordinariamente fertile sia in campo scientifico sia
filosofico e culturale. Esplorare il rapporto fra questi due ambiti significa
addentrarsi in un territorio dove la distinzione tra soggetto e oggetto,
osservatore e osservato, ordine e disordine si fa sempre più sfumata.
Fin
dalle origini, la meccanica quantistica mette in discussione i principi della
fisica classica. Come scrive Niels Bohr: «Chi non rimane scioccato dalla teoria
quantistica, non l’ha capita» (N. Bohr). Il principio di indeterminazione di
Heisenberg sancisce che è impossibile conoscere contemporaneamente posizione e
quantità di moto di una particella con precisione assoluta. Questa
"indeterminatezza" è già di per sé una forma di contaminazione
rispetto all’idea di una realtà separata e perfettamente conoscibile.
Un
altro concetto cardine è l’entanglement quantistico, descritto da Erwin
Schrödinger come «la caratteristica più profonda della meccanica quantistica».
Quando due particelle sono entangled, il loro stato non può essere descritto
separatamente: qualsiasi azione su una delle due "contamina" istantaneamente
lo stato dell’altra, anche a grande distanza. Schrödinger osserva: «Ogni
sistema composto cui si applica la meccanica quantistica è necessariamente
contaminato dal contatto con il resto del mondo».
In
ambito filosofico, la contaminazione è spesso vista come superamento del
dualismo e della purezza originaria. Il pensiero di Donna Haraway, ad esempio,
suggerisce che «noi non siamo mai stati puri, mai isolati, ma sempre
co-costruiti insieme ad altre specie, tecnologie e ambienti» (Manifesto Cyborg,
1985). Analogamente, la fisica quantica ci ricorda che nessun sistema può
essere considerato veramente isolato: la semplice presenza dell’osservatore
contamina inevitabilmente il fenomeno osservato.
Werner
Heisenberg afferma: «Ciò che osserviamo non è la natura in sé, ma la natura
esposta al nostro metodo di interrogazione». L’atto stesso di osservare in
meccanica quantistica comporta una contaminazione irreversibile dello stato del
sistema, poiché l’osservatore e l’osservato sono legati indissolubilmente.
Infine,
si può affermare che la contaminazione non è solo perdita di purezza, ma anche
fonte di creatività e innovazione. Edgar Morin scrive: «Il pensiero complesso è
un pensiero che accetta la contaminazione, l'incertezza, la contraddizione e la
pluralità dei punti di vista» (La Méthode, 1977). Nella meccanica quantistica,
così come nella cultura contemporanea, la contaminazione diventa quindi
condizione necessaria per la generazione di nuove forme di conoscenza. La
relazione tra fisica quantistica e il concetto di contaminazione attraversa
scienza, filosofia e cultura. Nella realtà descritta dalla meccanica
quantistica, la contaminazione non è un’anomalia da eliminare, ma una proprietà
essenziale che ci invita a ripensare le nostre categorie di purezza,
separazione e identità. Come sostiene Karen Barad: «La questione non è come le
cose interagiscono, ma come sono già sempre intrecciate e contaminate
nell’essere e nel divenire» (Meeting the Universe Halfway, 2007).