mercoledì 17 gennaio 2018

CREDO IN GESÙ CRISTO . I MARTEDÌ TEOLOGICI




I MARTEDÌ TEOLOGICI
CREDO IN GESÙ CRISTO

GESÙ IL MESSIA CHE VIENE COME SPOSO
CENTRO SACRO CUORE BARAGALLA
16 gennaio 2018

Relatore: don Maurizio Marcheselli
Sintesi: don Paolo Cugini

Premessa: C’è un personaggio importante che è Giovanni detto il Battista è una figura di testimone. Offre due testimonianze su Gesù: all’inizio e al capitolo terzo. In tutti e due i casi il Battista, mentre rende testimonianza, comincia presentando Gesù come sposo. Gv 1, 27-28. Chi ha la sposa è lo sposo. Nella bocca del Battista viene riferita a Gesù l’immagine del Messia che viene come sposo. L’immagine sponsale è tipica dell’AT per dire l’Alleanza. Lo sposo è l’Altissimo e non il messia nell’AT. Nel Vangelo di Giovanni questa categoria riferita a Dio viene riferito a Gesù. Anche Marco utilizza questa immagine. La sposa appartiene solo al Messia.
C’è un altro passaggio in cui il BTTISTA fa riferimento allusivamente a Gesù come sposo.
Gv 1,26-27: sciogliere il legaccio del sandalo. Gli evangelisti non hanno capito tutti allo stesso modo questa immagine. In Mc è il servo che si piega per slacciare i sandali al padrone. In Gv l’immagine ha un altro orientamento. Il biblista Louis Alonso Schokel scrive un testo significativo su questa immagine: i Sandali del Messia sposo. Schokel dimostra che l’immagine del sandolo è legata al diritto matrimoniale. Il Levirato diceva che il fratello doveva prendere la sposa vedova del fatello per dargli una discendenza. Sembra che sia successo che l’immagine del sandalo evochi il diritto sulla sposa. Io non ho nessun diritto d’impadronirmi della sposa. C’è dunque un’insistenza a presentare il Messia nei panni dello sposo. Giovanni non può sottrarre allo sposo un diritto che è solo suo.

Gv 1,30: dopo di me viene un uomo (andros: il marito, l’uomo maschio, il marito, lo sposo). In modo allusivo, almeno due volte, il Battista presenta Gesù come lo sposo che viene.

Altri due testi. Le due Marie. Nel Vangelo di Giovanni sono pochi che hanno un nome. Due Marie: di Betania, e Maria Maddalena. Negli episodi che parlano di queste figure ci sono testi sponsali che ricordano il Cantico dei cantici. Il tema dei profumi, di asciugare i piedi: si trovano anche nel Cantico dei cantici. Maria di Betania riconosce Gesù come lo sposo. Maria Maddalena: chi cerchi donna? Evoca il Cantico, la ricerca del marito.
C’è un grande interessa in Giovanni a dipingere Gesù così, interesse legato al tema dell’Alleanza.

Gv 2,1-11: Chiavi di lettura per capire il segno di Cana. Per illuminare il testo di Cana si può leggere 1, 51: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere il Figlio dell’uomo. Ci aiuta a capire Cana.

1.        Gv 1,51: Subito prima c’è stata una profezia ai primi discepoli: vedrete il cielo aperto… Da dove viene questa immagine? Da Genesi. Qui Gesù sta riprendendo il passo della Genesi. Gesù si presenta come il luogo in cui Dio dimora. Capirete che il Figlio dell’uomo è il punto d’incontro tra il cielo e la terra, è la porta del cielo. Quand’è che il futuro diventa un presente? Possiamo dire che quel futuro diventa possibile a partire da Cana. Se i discepoli saranno in grado di capire quello Gesù ha fatto a Cana, potranno vedere che Gesù è la casa di Dio. Cana è la manifestazione che Lui è la casa di Dio e la porta del cielo.

2.      Gv 2,11: Che cos’è accaduto a Cana? Gesù ha iniziato a fare dei segni. In quell’evento sensibile s’intravede qualcosa di divino. I segni hanno un carattere di svelamento, indicano attraverso e al di là un’esperienza sensibile, si fa esperienza del divino. Dio si sperimenta nella mediazione del sensibile. Nell’evento di Cana c’è un segno che dice qualcosa di Gesù, del suo mistero, della sua persona. Che cosa addita? Manifestò la sua gloria. Nella Bibbia la Gloria di Dio è quello che di Dio noi possiamo percepire, Dio in quanto sperimentato. La Gloria è ciò che si percepisce all’esterno dell’identità di Dio. A Cana i discepoli hanno visto la sua gloria, sono arrivati ad intuire chi è Gesù, il mistero della sua persona che si è manifestato in quello che ha fatto.

3.       Che cosa ha fatto? Di Che cosa è segno? Due cose importanti: il vino e le nozze. E’ in rapporto alle nozze e al vino che si coglie quale sia la gloria di Dio. Le nozze sono decisive perché il vino di Cana è vino per le nozze. Il vino delle nozze, un vino per le nozze. Il vino di Cana: tre caratteristiche: buono, abbondante, conservato sino ad ora. Buono: sullo sfondo ci sono gli oracoli profetici (Isaia 25). Il vino buono è un elemento essenziale del giorno della salvezza. E’ anche un vino abbondante: sullo sfondo ci sono oracoli (Amos: il vino corre giù dalle colline; Genesi: Giacobbe benedice i suoi figli: Giuda lava nel sangue dell’uva la sua veste). In Israele non c’è tragedia più grande che piantare una vite e non bere il frutto. Vino conservato sino ad ora, nascosto. E’ il vino degli ultimi giorni. E’ l’ora decisiva, è il momento in cui le promesse di Dio si realizzano. Questo vino a Cana è vino per le nozze.
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Chi è lo sposo di Cana? Giovanni lo lascia intuire. Giovanni è ironico. Gv 2,10: queste parole non possono funzionare dello sposo di Cana. Per chi valgono quelle parole? Chi ha conservato misteriosamente sino ad ora il vino è solo Gesù. In questo modo Giovanni ci fa capire che lo sposo di Cana è un’immagine che rimanda allo sposo vero, a colui che celebra le nozze della nuova ed eterna alleanza. Chi è la sposa? C’è la madre non nominata, senza nome: è il popolo ebraico. I discepoli di Gesù sono qualificati come israeliti. Dio non ha rinnegato il suo popolo. Il Messia anzitutto cerca il popolo eletto. La sposa, la comunità, il partner umano dell’alleanza è Israele, coloro che in Israele hanno riconosciuto il Messia. A Cana Gesù svela il mistero di chi è Lui: lo sposo che viene per la sposa, per celebrare le nozze dell’Alleanza definitiva. Dio non ha rigettato Israele.

Giovanni 4, 4-26: All’inizio tutto è incentrato sull’acqua e sulla sete: sino al versetto 15. Gesù abbandona la terminologia dell’acqua e passa a tutt’altro. Improvvisamente siamo portati in un contesto sponsale: Gv 4,16-18. Poi sterza ancora: vedo che sei un profeta. L’ultima parte del dialogo è abbracciato dai titoli: profeta e Cristo. In mezzo c’è tutta la questione del culto.
Questione del marito: ci troviamo proiettati come ad un nuovo inizio: chiama tuo marito e vieni qui. C’è l’aspetto concreto e anche un plusvalore. Che cosa significa la storia dei cinque mariti? Nella bibbia l’immaginario matrimoniale è usato per indicare il rapporto con Dio. Quando Israele è infedele, i profeti dicono che è adultero. Che cosa vuole dire questa storia? La donna di Samaria è anche immagine della totalità del suo popolo. I popoli, le città sono spesso rappresentate come donne. Cfr. Gerusalemme: la figlia di Sion. Babilonia: figlia di Babilonia. La donna di Samaria rappresenta tutti i samaritani, che sono bastardi etnicamente e religiosamente. I Samaritani erano l’esito di una catastrofe avvenuta nel 721 a.C. Erano cinque popolazioni che erano venute a mescolarsi, con sette divinità. Giuseppe Flavio dice che queste divinità erano cinque. Hai avuto cinque mariti: i samaritani hanno avuto cinque mariti, hanno adorato cinque divinità che non sono il Dio d’Israele. Al tempo di Gesù i samaritani adoravano Adonai, ma il loro culto era considerato irregolare. Adesso adori JHWH in un modo che non va bene.

Quando la donna si sente interpellata così, non cambia discorso ma va al cuore del discorso. La donna chiede come si fa ad adorare Dio nel modo giusto. Gesù l’ha smascherata. Gesù le risponde: bisogna adorare in Spirito e Verità. Siamo sempre sul filone sponsale. Che cosa propone Gesù alla donna? La dimensione sponsale in questo testo è molto presente. Giovanni ha usato un modello per costruire il racconto della Samaritana. Ha usato il modello del racconto di fidanzamento. Nella Bibbia ci sono solo tre racconti di fidanzamento: Isacco, Giacobbe e Mosè. Sono tre racconti costruiti tutti allo stesso modo. Un tale parte, esce dalla sua terra e, arrivati nel paese straniero, si ferma al pozzo. Ad un certo punto arriva una ragazza che vuole bere al pozzo. Infine si riesce ad attingere acqua e le ragazze tornano a casa e raccontano ciò che è successo e mandano ad invitare colui che è stato incontrato al pozzo. Giovanni ha raccontato la storia dell’incontro di Gesù con la Samaritana sfruttando un modello che veniva utilizzato per narrare i racconti di fidanzamento, che è già un contratto matrimoniale. Giovanni racconta il passaggio di Gesù in Samaria come Genesi raccontavano i fidanzamenti. Se a Cana il Messia è venuto per salvare Israele, per Il racconto di Samaria ci dice che il Messia non è venuto solo per Israele. La sposa che il Messia cerca adesso ha una fisionomia che è più ampia del popolo dell’Antica Alleanza. “Veramente costui è il salvatore del mondo”.
Se si può leggere questo testo in cui la dinamica sponsale è decisiva, allora il tema sponsale ha una portata enorme.
1.        La dimensione sponsale di questo racconto di Samaria è presente nel fatto che la sete mette in moto tutta la storia. Ci sono due seti. Tutti e due hanno sete ma il primo che esplicita la necessità dell’acqua è Gesù. La sete nella Bibbia è immagine del desiderio e del bisogno. Il desiderio è desiderio di colmare un bisogno. Ha sete di te l’anima mia. Che cosa genera il racconto? La sete, che dice tensione verso. Non solo la donna ha sete, ma anche Gesù ha sete. Il racconto dice che ciascuno dei due trova nell’altro, nell’altra ciò che sazia la sua sete. La dinamica sponsale attribuisce un ruolo importante al partner umano. Il messia è in ricerca, ha sete anche Lui. Problema: il desiderio si sazierà alla fine? Si.

2.      Nel matrimonio ebraico chi porta la dote è il marito. Giovanni ha lavorato su questo. Se Gesù sta cercando moglie in questo senso, allora deve versare una dote. Os 2: Ti farò mia sposa. Qui c’è la formula tecnica del diritto ebraico. Ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto. Nella: dice della dote che il fidanzato offre alla promessa sposa. Dote: quelle cose che Israele non ha: fedeltà, benevolenza, Giustizia, Amore. Nel testo di Giovanni: il posto della dote è preso dall’acqua viva. In quest’acqua viva c’è la ripresa del tema della dote. L’acqua viva: indica il Vangelo, la Parola di Gesù; lo Spirito Santo. E’ questo il dono che il Messia porta con sé, in dote la Parola che ci svela il mistero di Dio e lo Spirito che rende la Parola viva. Questa è la dote accogliendo la quale diventa possibile celebrare le nozze.


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